Eresia ed utopia nella politica delle "idee".
Talvolta insostenibile, sovversiva e scandalosa determina nel suo portatore spirito innovativo ma difficilmente condiviso
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Svincolata dalla qualificazione religiosa, che la definisce quale deviazione dottrinale di un pensiero religioso con analoghe matrici genetiche , l’ eresia, ben può essere utilizzata come termine per indicare un’opinione , un’orientamento filosofico, politico, scientifico o artistico in antitesi con quelli generalmente accettati come autorevoli. Talvolta insostenibile, sovversiva e scandalosa determina nel suo portatore spirito innovativo ma difficilmente condiviso. L’eretico è colui che nega il presente, o meglio tutto ciò che appare come unica dottrina , religiosa o politica del momento, capace di indirizzare, condizionare in maniera impositiva il vivere comune nell’attualità, attraverso l’accettazione, consapevole o meno, imposta o volontariamente acquisita, spesso senza coscienza critica ed elaborazione. L’eretico è in realtà…un “chiamato” , colui che pone un’ alternativa anche non immediatamente concepibile o addirittura di impossibile realizzazione ma capace di porsi di fronte all’azione come forza generatrice, innovativa, di contrasto con le istituzioni perché ipotesi di lavoro ed intervento basata sull’analisi delle criticità dell’attualità. L’eresia non è scienza del passato : è sforzo passionale di comprensione del presente, svincolato dal passato e non necessariamente investito della responsabilità di imbastire il futuro come continuità del presente e rendergli la qualificazione di un eterno divenire sempre uguale a se stesso. Dare un senso al presente , nella sua complessità e svincolarlo dal fardello del passato e, contestualmente impedire che si riproponga a se stesso…come futuro…è operazione per pochi. L’eretico ha il guizzo nello sguardo e nell’analisi perché in grado di proiettarsi oltre il tempo e di afferrare il vivente al di là di come viene imposto. L’eretico talvolta si proietta verso l’isola felice dei valori irrealizzabili, della società perfetta, dove il bene e la giustizia sono valori condivisi ed accresciuti da un continuo scambio di conoscenze indirizzate alla tutela del singolo e della collettività. L’isola non esiste…ma esiste la volontà che non si piega ad ammetterne l’irrealizzabilità. Una volontà grande che si insinua e si tormenta tra eresia ed utopia e rende la storia… una magnifica alternanza di utopie…realizzabili.
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