Biagi. Un visionario, protagonista assoluto diritto moderno
Il ricordo del giuslavorista ucciso dalle Br

“Di quel periodo ho un ricordo bello per averlo conosciuto, pessimo per quello che poi è successo poco dopo. Non c’è dubbio che lui è stato il più illuminato e il più visionario dei giuslavoristi che ho avuto la fortuna e l’onore di incontrare in questi lunghi anni in cui i colleghi mi hanno voluto come dirigente di categoria. I consulenti del lavoro sono stati protagonisti di quel periodo, come lo sono tuttora. Non è però lui il padre della flessibilità. La flessibilità è una richiesta che arriva dal mercato, dalle aziende. È invece il padre della flexicurity, quella flessibilità colma di diritti, di tutele che poi si concretizzarono nel co.co.pro che poi in maniera frettolosa e ideologica è stato accantonato. E’ stato un protagonista assoluto del diritto del lavoro dei tempi moderni”. Lo ha detto Rosario De Luca, presidente del Consiglio nazionale dell’ordine dei consulenti del lavoro, ricordando, in un intervento a Rai News 24, il giuslavorista Marco Biagi trucidato dalle Br 21 anni fa a Bologna. Biagi era intervenuto a novembre 2001 al 4° congresso nazionale dei consulenti del lavoro.
Un intervento in cui, ha ricordato De Luca, aveva toccati temi come “occupabilità e adattabilità che sono centrali ancora oggi. Sento parlare di lavorare di meno ma non sento nessuno parlare di lavorare meglio o ancora di creare le condizioni affinché un lavoratore possa lavorare al meglio. Di adattare le proprie competenze alle esigenze che il mercato richiede. E qui scatta l’occupabilità. Quindi noi ancora oggi stiamo ragionando di temi che lui affrontava nel 2001. Questo è straordinario”, sottolinea De Luca.
Oggi per il presidente del Consiglio nazionale dell’ordine dei consulenti del lavoro “ci deve essere un atteggiamento più dialogante ma meno urlato. Purtroppo stiamo vedendo molte similitudini con esasperazioni e proteste di quel periodo e questo deve quindi far riflettere. Finalmente si è tornato a parlare di politiche attive visto che le politiche passive servono ma non bastano. Si deve andare nella direzione della formazione, dell’occupabilità e dell’adattabilità”, ha concluso.
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