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Martedì 7 Maggio 2024 ore 13:00
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Pensioni: ecco la riforma proposta dall’Inps

Il presidente Tridico mette sul tavolo alcune modifiche al sistema previdenziale per favorire l’uscita anticipata di alcuni lavoratori.

Pensioni: ecco la riforma proposta dall’Inps

L’Inps fa un passo avanti verso la riforma strutturale delle pensioni. Il presidente, Pasquale Tridico, avanza le sue proposte per modificare il sistema previdenziale italiano sia sul fronte contributivo sia su quello retributivo. Un sistema – è il caso di dirlo – che «manderebbe in pensione» Quota 100.

Dal punto di vista contributivo, Tridico propone un’opzione generalizzata dal 2021 per poter smettere di lavorare anche a 64 anni di età con 20 di versamenti effettuati. Praticamente, quello che oggi prevede la legge Fornero solo per chi è in attività dal 1996. Tridico, inoltre, ipotizza di raggiungere l’obiettivo di un’ulteriore flessibilità opzionale separando le due quote della pensione, cioè quella contributiva e quella retributiva. In pratica, consentendo di andare a riposo con 62 anni di età e 20 di contributi versati ed un importo limite senza integrazioni, spiega il presidente dell’Inps, si potrebbe ottenere un anticipo calcolato solo sulla parte contributiva. Quella retributiva, verrebbe erogata dai 67 anni di età. Un’ulteriore possibilità sarebbe quella di ottenere la parte contributiva e un anticipo su quella retributiva da scalare successivamente dalla pensione dopo i 67 anni.

Tridico vorrebbe rendere strutturale la flessibilità in uscita nei lavori usuranti e gravosi, oltre al potenziamento dell’Ape sociale e della pensione anticipata per i lavoratori precoci. Interventi che potrebbero andare, secondo l’Inps, a beneficio dei lavoratori ultrasessantenni disoccupati che non riescono a trovare una nuova occupazione.

Il presidente dell’Istituto pensa anche ad uno sconto contributivo per le lavoratrici madri ed una revisione dei coefficienti di trasformazione dei montanti contributivi in rendita. Tali coefficienti, spiega Tridico, «non riflettono l’aspettativa di vita individuale che può essere, ad esempio, minore per quei lavoratori che compiono lavori particolarmente impegnativi dal punto di vista fisico».

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