Libro di Edmondo Bruti Liberati sul Pubblico Ministero.
Al romano “Circolo delle Vittorie” l’attualità del tema Giustizia.
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Numerosissimi, come sempre, i partecipanti al dibattito promosso dal “Circolo delle Vittorie” nella sala annessa alla Parrocchia di Santa Lucia alla Circonvallazione Clodia, per dibattere sul libro di Edmondo Bruti Liberati, già Procuratore della Repubblica di Milano,
impegnato nell’associazionismo giudiziario con un passato di Presidente di “Magistratura
democratica” e di dell’Associazione Nazionale Magistrati (A.N.M.), su “Pubblico
ministero. Un protagonista controverso della giustizia” (Raffaello Cortina Editore, Milano, 2024, pp. 184, € 18,00), libro di successo che hanno presentato, stimolati e moderati dal Presidente del Circolo, Antonio Fugazzotto, il Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Roma, Paolo Nesta, Roberto Zannotti, Professore di Diritto penale alla LUMSA, Lorenzo Delli Priscoli, Consigliere della Corte di Cassazione ed Assistente presso la Corte costituzionale, e l’Autore del libro.
Con un pubblico animato da varie professionalità, attento, sollecitato dagli interventi dei relatori su un tema cruciale nel funzionamento della giustizia penale, il ruolo del Pubblico Ministero, che è un po’ il promotore di giustizia (così, infatti, è definito nell’ambito degli Uffici giudiziari dello Stato della Città del Vaticano), in quanto titolare dell’azione penale, che deve esercitare obbligatoriamente, come afferma la Costituzione, in presenza di un reato, il dibattito si è sviluppato anche commentando, oltre agli spunti offerti dal Presidente Fugazzotto, alcuni brani del libro letti da Domenico Briguglio, regista e attore.
C’era molta aspettativa tra il pubblico presente, desideroso di conoscere cosa i relatori pensassero della riforma della Giustizia perseguita dal Governo di Giorgia Meloni attraverso un pacchetto di riforme messe in cantiere dal Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ex Procuratore della Repubblica di Venezia, nell’ambito delle quali un ruolo centrale riveste la “separazione delle carriere”, una riforma che impone una revisione della Costituzione, aspetto ritenuto fondamentale, in particolare da Forza Italia, quasi ad interpretare un lascito del pensiero di Silvio Berlusconi.
Il dibattito ha preso avvio con la introduzione di Antonio Fugazzotto, Presidente e animatore del Circolo, che con la sua consueta verve coinvolgente e la sensibilità dell’uomo di informazione, a lungo regista RAI, ha richiamato le varie tematiche affrontate dal libro ricordando episodi importanti della cronaca giudiziaria, in particolare dell’inchiesta “mani pulite” che ha esaltato agli occhi dell’opinione pubblica il ruolo del Pubblico Ministero attraverso la personalità dei magistrati della Procura della Repubblica di Milano, dal Procuratore Capo, Francesco Saverio Borrelli, ai Sostituti Gerardo D’Ambrosio, Gherardo Colombo, Antonio Di Pietro e Piercamillo Davigo. Di quella stagione di grandi tensioni, comuni alla politica e all’opinione pubblica, per gli scandali denunciati, ha detto in avvio il Presidente dell’Ordine degli avvocati di Roma, Paolo Nesta, il quale ha delineato la posizione prevalente nell’Avvocatura, non solo romana, sulle riforme già attuate, come l’eliminazione del reato di abuso d’ufficio, e di quelle in fieri come, appunto, il superamento dell’unicità della carriera dei magistrati in quanto, a suo giudizio, finché il Pubblico Ministero sarà un collega del giudice, uno con il quale, come è stato detto, si dà del “tu”, non si realizza quella “parità delle armi” delineata dalla Costituzione all’art. 111 e che appare regola fondamentale del processo.
E in questo senso l’Avvocato Nesta ha sposato in pieno la tesi della “separazione delle carriere” quale riforma che attui quel “processo giusto” che l’Avvocatura ritiene necessario al di là del “giusto processo regolato dalla legge” di cui parla il già richiamato articolo 111 della Costituzione al comma 1.
Ha preso, quindi, la parola il Professore Roberto Zannotti, avvocato penalista e docente alla Scuola Superiore della Magistratura di Firenze che cura una offerta formativa essenziale, iniziale e permanente, per i magistrati, un’esperienza che gli ha consentito di spaziare anche su temi organizzativi degli uffici giudiziari. Per il Prof. Zannotti in tema di Giustizia è da contestare che il tema centrale sia da identificare nella separazione delle carriere. Altri sono, a suo giudizio, i problemi che è necessario affrontare, in primo luogo quello della dotazione organica degli uffici che, inadeguata rispetto al numero dei procedimenti, rivela le sue gravi carenze nella irragionevole dilatazione dei tempi dei processi, a causa del mutare frequente dei magistrati dei collegi giudicanti. In sostanza il Prof. Zannotti ritiene che si debba influire tanto sul processo quanto sulla organizzazione giudiziaria.
Stimolato dalle sollecitazioni del Presidente Fugazzotto, anche il Consigliere Delli Priscoli ha puntato l’attenzione sulla necessità di adeguare i ruoli dalla magistratura e di curare la formazione dei magistrati, ricordando anche alcune esperienze personali come quella, ad inizio carriera, di magistrato del Pubblico Ministero a Vercelli, una esperienza importante, ha tenuto a sottolineare, anche per le successive attribuzioni di funzioni giudicanti. Ha ricordato, a proposito della “colleganza” tra magistrati requirenti e giudicanti, come molto spesso i giudici non accolgano le richieste del Pubblico Ministero, come risulta dal dibattito giornalistico nel corso del quale si denuncia spesso che, a fronte di tanti inquisiti pochi siano i condannati, circostanza che dimostra, appunto,come i giudici non si facciano influenzare dalle idee e dalle indagini del Pubblico Ministero, nonostante appartengano allo stesso ruolo e spesso siano amici e colleghi di concorso. Ognuno svolge una funzione diversa, ha sottolineato Delli Priscoli, in piena autonomia, il PM nel perseguire obiettivi di giustizia secondo la sua impostazione e le indagini svolte, il Giudice nel fare giustizia.
Nell’intervento conclusivo Edmondo Bruti Liberati ha sottolineato l’importanza del ruolo del Pubblico Ministero, un tema al quale, ha spiegato, ha dedicato poche pagine nell’ambito del volume che, in un linguaggio molto facile anche per un lettore non giurista, ripercorre la storia della Giustizia nella quale emerge la figura del titolare dell’azione penale quando questa diviene pubblica, compito dunque dello Stato, e si sostituisce all’iniziativa del privato essenzialmente ad iniziare dal secolo XIII. Da allora il ruolo del P.M. ha assunto una connotazione diversa nei vari ordinamenti che conosciamo, nel sistema giudiziario europeo, in gran parte simile, e in quello anglosassone. Ed ha fatto l’esempio di due famosi film che hanno in qualche modo delineato il sistema giudiziario americano e quello del Regno Unito. Per il primo il protagonista impersonato da Henry fonda è l’unico dei 12 giurati, all’inizio della camera di consiglio, a votare “non colpevole” a fronte di 11 che ritengono “colpevole” un imputato di parricidio che rischia la sedia elettrica. Nel film di Billy Wilder tratto da un’opera teatrale di Agatha Christie il famoso “Testimone d’accusa”, con Tyrone Power e Marlene Dietrich, la difesa è assunta dall’Avvocato Sir Wilfrid Robarts, impersonato da Charles Laughton, anche l’accusa è sostenuta da un avvocato. In questo ambito è delineata la distinzione fondamentale fra il ruolo del Procuratore Distrettuale americano, tra l’altro elettivo, e il Pubblico Ministero italiano “in termini del tutto innovativi rispetto allo stato liberale e al fascismo…il PM ha infatti un duplice volto: costruisce e sostiene l’accusa, ma come parte pubblica ha un dovere di verità che lo differenzia radicalmente dall’avvocato difensore. Per il difensore, a garanzia dell’equo processo, l’unico obiettivo è la difesa del cliente; per il PM, l’unico obiettivo è la ricerca della verità, anche se questa contrasta con la sua iniziale tesi accusatoria e si traduce in acquisizioni a favore dell’imputato”. Non poteva mancare, naturalmente, un riferimento alla nota serie dei telefilm di Perry Mason che hanno appassionato un po’ tutti negli anni ‘60.
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