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Liberi professionisti, i danni della crisi e come uscirne

Se i professionisti ordinisti hanno patito i colpi della pandemia, i liberi professionisti senza uno status giuridico sono coloro che hanno pagato il prezzo più alto alla crisi.

Liberi professionisti, i danni della crisi e come uscirne

Sono 38 mila infatti i liberi professionisti che hanno cessato l’attività nel terribile anno 2020. Dopo un decennio di crescita sostenuta, il settore delle fa i conti con la pandemia e nel giro di un anno, tra il 2019 e il 2020, segna una contrazione del 2,7%. Sono stati colpiti soprattutto gli studi professionali con dipendenti, calati del 7%; ma più in generale è tutta l’area del lavoro indipendente a soffrire, lasciando sul campo 154 mila posti di lavoro, con una flessione del 2,9% rispetto al -1,7% registrato invece nel settore del lavoro dipendente. La crisi ha picchiato più duro al Nord, dove si è registrato il calo più forte tra i liberi professionisti (-6,6%). Contenuta invece la flessione nel Centro-Sud dove alcune regioni (Sardegna, Basilicata e Sicilia) mostrano segnali di ripresa. Questa è l’istantanea scattata dal «VI Rapporto sulle libere professioni in Italia» curato dall’Osservatorio delle libere professioni di Confprofessioni e che fotografa un mondo in bilico tra ripresa e resilienza. Nel 2020 i professionisti in attività erano circa 1 milione e 430 mila e, nonostante la battuta d’arresto legata alla pandemia, si registra comunque una crescita di quasi 250mila unità rispetto al 2009.

Dall’analisi dell’Osservatorio di Confprofessioni emerge che la crisi del 2020 non ha impattato sul segmento delle professioni non ordinistiche che raggruppa i «servizi alle imprese e altre attività», che anzi cresce leggermente (+0,5%). Il calo più cospicuo, invece, si registra nel settore «commercio, finanza e immobiliare» (-11,7%), fortemente penalizzato dal blocco delle attività imposto dal lockdown. Perdite più contenute hanno conseguito i settori «attività professionali, scientifiche e tecniche» e «sanità e assistenza sociale» (-1,5% ciascuno). «L’impatto del Covid sull’economia italiana è stato drammatico nel 2020 — commenta Gaetano Stella, presidente di Confprofessioni — ma nel corso del 2021 abbiamo assistito a una robusta risalita del Pil: le previsioni indicano un recupero di oltre 6 punti percentuali a fine anno. In questo scenario il mercato del lavoro ha sostanzialmente retto l’urto della pandemia, calando nel corso del 2020 di soli 2 punti percentuali; tuttavia stiamo assistendo a una riconfigurazione strutturale dell’occupazione in Italia che penalizza il lavoro indipendente e professionale rispetto al lavoro dipendente».

Va poi sottolineato ch al calo dei liberi professionisti in attività, nel 2020 si è registrata una costante contrazione dei redditi. Secondo i dati dell’Osservatorio di Confprofessioni la pandemia si fa sentire anche sulla redditività. Il reddito annuo medio dei professionisti iscritti alla Gestione separata dell’Inps è crollato da 25.600 euro del 2019 a 24.100 euro del 2020, con una diminuzione del 5,7 per cento. E lo stesso trend si registra per i professionisti iscritti alle Casse previdenziali private.

 

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