I telefonini del ministro dell’Istruzione.
Fino ad oggi il telefonino poteva essere utilizzato previa autorizzazione dell’insegnante.
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Alcune circolari del ministro dell’Istruzione e del Merito hanno imposto il divieto dell’uso dei cellulari in classe, fino alle scuole medie, anche per scopo didattico, prefigurando un ritorno al diario cartaceo, “il diario di una volta” lo ha chiamato Giuseppe Valditara. Fino ad oggi il telefonino poteva essere utilizzato previa autorizzazione dell’insegnante. “Non credo che si faccia buona didattica con un cellulare”, ha sottolineato il ministro.
Due le prevedibili conseguenze:
– Il miglioramento dell’apprendimento ne risentirà… ché, checchè ne dica il nostro ministro, i telefonini sono un supporto non secondario che solo persone vecchie come lui (forse hanno occhiali troppo spessi e dita troppo grandi per usarli) ritengono superflue considerandoli solo per svago (che è, comunque, cultura).
– I ragazzi (e non solo) usano molto il telefonino e, vedendolo proibito in classe come supporto didattico, verrà loro inculcata l’idea che sia solo strumento di evasione extra-scolastica. La scuola, quindi, vissuta come fuori della realtà, possibilmente da “fottere” il prima possibile per non “farsi fottere”. Crediamo che i concetti espressi con questo linguaggio giovanile siano chiari.
Bravo il nostro ministro, con un paio di circolari ha fatto fuori la potenzialità della tecnologia nell’istruzione e la fiducia degli studenti nelle istituzioni.
Per brutalizzare il concetto: vietare i telefonini perché il loro “non gradito quanto sconosciuto” uso potrebbe non essere valido, è come vietare i coltelli nelle mense perché potrebbero essere usati come arma d’offesa.
Aduc
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