Anno: XXV - Numero 207    
Martedì 12 Novembre 2024 ore 13:00
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Furto in banche dati, indagati Leonardo Maria Del Vecchio e il banchiere Matteo Arpe

Sarebbero due tra i sei nomi coinvolti nell'inchiesta per il furto di "informazioni sensibili e segrete". Procuratore antimafia Melillo: "Quadro estremamente allarmante". Tra gli spiati giornalisti, Scaroni e Gorno Tempini. Si muove il Copasir.

Furto in banche dati, indagati Leonardo Maria Del Vecchio e il banchiere Matteo Arpe

C’è anche Leonardo Maria Del Vecchio, il quarto dei sei figli del patron di Luxottica, che presiede Lmdv capital nell’inchiesta della Dda della procura di Milano e della Dna su un’associazione a delinquere finalizzata all’accesso abusivo a sistemi informatici, che ha portato ieri a sei misure cautelari. Tra gli indagati – a quanto si apprende – c’è anche il banchiere Matteo Arpe.

L’indagine riguarda “alcuni presunti appartenenti un’organizzazione dedita principalmente, per finalità di profitto economico e di altra natura, all’esfiltrazione” di informazioni segrete e sensibili conservate nelle banche dati strategiche nazionali (Sdi, Serpico, Inps, Anpr, Siva). Tra gli indagati risultano anche ex appartenenti a forze di polizia.

Ci sarebbero anche il presidente del Milan e dell’Enel Paolo Scaroni e il presidente di Cassa depositi e prestiti, Giovanni Gorno Tempini, tra le persone spiate dal gruppo, indagato dalla Dda di Milano e dalla Dna nell’inchiesta per spionaggio, che ruota intorno all’agenzia di investigazione privata Equalize, di cui è socio di maggioranza il presidente di Fiera Milano (ente estraneo ai fatti) Enrico Pazzali, indagato, e socio di minoranza l’ex poliziotto della squadra mobile di Milano, Carmine Gallo, finito ieri agli arresti domiciliari.

Nell’ordinanza da 518 pagine con cui il gip Fabrizio Filice ha disposto le sei misure cautelari figurano diversi giornalisti, di cui sarebbero state spiate le conversazioni whatsapp, attraverso l’accesso abusivo ai loro telefoni, pc e tablet.

Vantava tra i suoi clienti anche manager di aziende come Barilla ed Erg l’agenzia di investigazione privata Equalize, di proprietà del presidente di Fondazione Fiera Milano Enrico Pazzali (indagato) e dell’ex poliziotto della squadra mobile di Milano, Carmine Gallo, finito ieri agli arresti domiciliari nell’ambito dell’inchiesta. Nel caso di Barilla sarebbe stato un manager dell’azienda a commissionare a Equalize l’acquisizione di tabulati telefonici, “con il proposito di verificare – si legge nell’ordinanza con cui sono state disposte sei misure cautelari – i propri sospetti sul fatto che qualcuno tra i dipendenti avesse passato delle informazioni riservate, inerenti al management, a un giornalista”.

Per quanto riguarda Erg, la richiesta da parte di un manager dell’azienda a Equalize sarebbe stata – secondo gli inquirenti – quella di intercettare alcuni dipendenti, che – dopo una segnalazione anonima – erano sospettati di insider trading.

“Il quadro che emerge” dall’indagine sul dossieraggio dei carabinieri del nucleo investigativo di Varese, coordinati dalla Dda di Milano e dalla Dna, “è molto allarmante”, ha detto il procuratore nazionale antimafia, Giovanni Melillo, nel corso della conferenza stampa convocata in procura a Milano.

Melillo ha richiamato però alla “prudenza nelle valutazioni, perché – ha spiegato – la procura di Milano ha opportunamente scelto di proteggere le attività tecniche rinunciando nel corso dell’investigazione a compiere una serie di passi che ne avrebbero rivelato lo svolgimento. E questo fa sì che per molti versi l’indagine sia più sul punto di iniziare che di comportarsi. La mole dei dati acquisiti attraverso le perquisizioni informatiche che sono state svolte ieri, in Italia e all’estero, fa sì che questa indagine richiederà ancora molto tempo e molta fatica per consentirci di delineare i contorni di questa vicenda, che tuttavia in sé appare estremamente allarmante per la dimensione imprenditoriale dell’esercizio di attività di acquisizione abusiva di dati personali e riservati. Stiamo iniziando a comprendere qualcosa di come funziona questo mercato clandestino delle informazioni riservate”, ha spiegato il procuratore.

Tuttavia “la capacità di investigazione messa in campo dalla procura di Milano e dai carabinieri di Varese a cui vanno i miei personali complimenti, consente di iniziare a unire qualche puntino e a comprendere un po’ meglio il funzionamento di un gigantesco mercato delle informazioni riservate”. 

Melillo ha sottolineato “l’importanza di questa indagine anche nel sistema di coordinamento delle investigazioni che si stanno complessivamente sviluppando sul versante degli attentati alla sicurezza cibernetica nazionale, che non era mai stato esplorato sistematicamente e organicamente”.

La procura di Milano impugnerà l’ordinanza con cui il gip Fabrizio Filice ha disposto le sei misure cautelari, ha annunciato oggi in conferenza stampa il procuratore di Milano Marcello Viola. “Il giudice, pur avendo a nostro avviso riconosciuto il sostanziale fondamento dell’impianto accusatorio, non ha accolto integralmente la richiesta della procura, essendosi legittimamente determinato diversamente sia nell’individuazione per alcuni della tipologia di misura, sia nella valutazione dell’esclusione di esigenze cautelari per altri”.

Per questo “vi anticipo che avverso questo provvedimento l’ufficio proporrà l’impugnazione”, ha fatto sapere Viola, aggiungendo che “stante l’assoluta peculiarità di questa vicenda, l’interesse pubblico di particolare rilievo e la difficoltà di fornire delle notizie in maniera chiara e corretta sotto tutti i profili, valuteremo la possibilità del rilascio formale di copia del provvedimento”.

“Non saremo al sicuro fino a quando la legge e la tecnologia a nostra disposizione non sarà riuscita ad allinearsi con quella della criminalità A quanto apprende l’Adnkronos il Copasir si muoverà rispetto all’inchiesta. Come sempre in questi casi il Comitato si attiva per avere informazioni e tra l’altro si sta già occupando del tema della sicurezza delle banche dati con audizioni già previste. “Non saremo al sicuro fino a quando la legge e la tecnologia a nostra disposizione non sarà riuscita ad allinearsi con quella della criminalità – ha detto il ministro della Giustizia, Carlo Nordio. – In linea generale, la tecnologia avanza rispetto alle leggi, in tutti i settori, a partire dalla bioetica, quando si è capito che il confine tra vita e morte non erano compatibili con leggi vigenti. I malintenzionati sono sempre più avanti degli stessi Stati, hanno hackerato anche il Cremlino, servono sforzi per allineare la normativa vigente ma anche lavorando di fantasia, prevedendo cosa possono fare senza doverli inseguire”.

Adnkronos

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