Fase 2 negli ospedali lombardi
Si sta concordando con le Ats un piano per la riapertura graduale delle attività sospesi
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Fino a diversa comunicazione, si potrà prevedere il ripristino del 60/70% dell’attività massima ordinaria pre-Covid”. Quella che è si è fermata all’inizio di marzo, quando la Lombardia ha sospeso le attività ambulatoriali men che urgenti e non differibili negli ospedali pubblici e privati, e concentrato in 18 hub i pazienti “tempo-dipendenti” (con infarti, ictus, aneurismi, traumi da incidenti), per spostare tutte le forze possibili nella trincea del coronavirus. Il riavvicinamento alla normalità avverrà «con gradualità il primo tema è la protezione degli operatori sanitari”. E con una riserva del 30/40 per cento che serve a tener posti liberi se ci sarà una nuova fiammata con la riapertura: “La situazione va tenuta sotto controllo in questa fase, la logica è essere pronti e allertati a qualunque situazione”. Martedì la Direzione Welfare di Palazzo Lombardia ha scritto alle Ats, alle Asst, agli Irccs anche privati e al 118 per dare nuove indicazioni. “Nella consapevolezza che l’epidemia non è terminata, e che ci si attende nei prossimi mesi il perdurare di un afflusso” d’infettati dal virus “la cui entità” è “difficilmente prevedibile e quantificabile”, si legge nel documento che Il Giorno ha potuto consultare, “si ritiene necessario pianificare una rete ospedaliera regionale (pubblica e privata)” per “rispondere adeguatamente ai bisogni socio-assistenziali e pronta ad adattarsi alle diverse possibili evoluzioni epidemiche”. “Nel breve periodo” si autorizzano gli ospedali “a iniziare a programmare un aumento graduale dell’attività, compatibilmente” con la disponibilità anche di “personale effettivo” e tamponi “necessari a escludere la contagiosità dei pazienti”, mantenendo percorsi separati per quelli con sintomi respiratori. In particolare le strutture possono programmare la chirurgia oncologica con priorità “media” (entro 30/60 giorni) e censire i pazienti da operare entro 60 giorni per altre patologie, segnalando “eventuali difficoltà”. Gli hub rimangono, il Papa Giovanni di Bergamo è rientrato nella rete per l’ictus. “Nel medio periodo”, si legge ancora, “una prima ipotesi” al vaglio prevede di “identificare negli ospedali” con “competenze infettivologiche, pneumologiche e rianimatorie alcuni settori (padiglioni, torri, aree ben circoscritte) dove organizzare nuclei di degenze Covid, con percorsi separati” e “personale dedicato”.
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