Donne più veloci alla laurea ma trovano lavoro dopo i colleghi
Ritardo generale per il primo contratto, con il record delle infermiere che aspettano sei mesi in più degli uomini. Il divario retributivo arriva fino a 325 euro in meno nel caso delle psicologhe

Oltre che a bucare il tradizionale “soffitto di cristallo”, che impedisce le loro progressioni di carriera, le professioniste italiane fanno fatica anche a varcare le “porte di vetro”, che le separano dal mercato del lavoro. Come dimostrano le elaborazioni realizzate da AlmaLaurea per il Sole 24 Ore del Lunedì. Se è vero che il salto dagli studi al primo impiego rappresenta un momento traumatico per molti nostri connazionali è altrettanto vero che per le donne lo è ancora di più, visti i tempi mediamente più lunghi con cui accedono alla professione. Fatta eccezione per le specialiste in contabilità (commercialisti e dintorni) e le veterinarie.
L’ultima rilevazione stabile del consorzio che raggruppa 76 atenei italiani si ferma al 2019 quando la pandemia era ancora di là da venire. Un focus sui percorsi universitari e professionali di 13 categorie di professionisti, fotografati a 5 anni di distanza dal conseguimento del titolo, ci dice innanzitutto che fino alla laurea le ragazze hanno un maggiore successo dei ragazzi. Non solo perché arrivano prima al traguardo – si va dai 26,2 anni delle avvocate contro i 26,6 degli avvocati e delle ingegneri industriali e gestionali ai 26,9 delle biologhe contro i 28 dei biologi – ma perché spesso ci riescono portando a casa un voto migliore.
Come confermano il 108 a 106,7 delle architette sugli architetti, il 108,1 a 105,3 delle dentiste sui dentisti e il 107,3 a 105,8 delle ingegnere edili e ambientali rispetto ai loro omologhi maschili. Con un paio di eccezioni degne di nota (le infermiere che si laureano a 38 anni contro i 36 degli infermieri o gli ingegneri meccanici che ottengono un voto medio di 106,1 contro il 106 tondo tondo delle loro colleghe), ma che non alterano i termini generali della contesa. Che vede l’accesso al lavoro femminile restare più lento, difficoltoso e precario rispetto a quello maschile. Con tutte le conseguenze che conosciamo in termini di gender pay gap: tema affrontato nelle pagine precedenti e confermato da Almalaurea.
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