Calderone: coniugare work life balance e smart working
Al sole24.ore.com la Presidente del Cno spiega che il lavoro agile dopo l'emergenza deve recuperare flessibilità organizzativa
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L’epidemia da Covid-19 ha portato con sé una vera e propria rivoluzione, ovvero la diffusione generalizzata dello smart working “di emergenza” e, in particolare, nella pubblica amministrazione. Negli uffici pubblici, infatti, lo smart working è utilizzato in alcuni casi come unica misura per la gestione del personale, in altri (41%) accompagnato dalla presenza in ufficio a turni, e in altri ancora (40,5%) dalla possibilità di utilizzare ferie e riposi arretrati. Come ogni rivoluzione che si rispetti, però, l’ascesa dello smart working comporta sia vantaggi che criticità. Tra queste, ad esempio, la mancanza di relazioni con i colleghi, la sensazione di isolamento lavorativo segnalato da tanti dipendenti, le difficoltà di coordinare team a distanza o la mancanza di risorse economiche per realizzare il processo di digitalizzazione delle pratiche cartacee. Come fare, allora, per rendere davvero efficiente questa misura, tenendo conto, soprattutto, dei diritti e delle esigenze dei dipendenti? Secondo la Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro, Marina Calderone, intervistata da ilsole24ore.com del 13 ottobre, fondamentale nell’attivazione del lavoro agile diventa il tema del work life balance, ovvero la capacità di bilanciare in modo equilibrato il lavoro e la vita privata. “Finora – spiega la Presidente – lo smart working si è spesso risolto in un lavoro da casa, con scarsissimo rilievo della volontà dei lavoratori, che anche ora, alternano la presenza in ufficio con il lavoro a distanza pressoché completamente in relazione alle esigenze dell’ufficio piuttosto che di quelle di benessere personale”. A tal proposito “è necessario recuperare l’essenza ontologica del lavoro agile restituendolo alla flessibilità organizzativa”, conclude.
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