Reddito di cittadinanza, smascherati 11 nomadi con ville di lusso e Lamborghini.
Comunicavano solo con Icq Denunciati in stato di libertà i professionisti delle truffe on line
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Il reddito di cittadinanza serviva per le sigarette, un modesto argent de poche per chi – truffa dopo truffa – si era abituato a vivere in ville e a spostarsi al volante di supercar. Senza ritegno gli 11 individuati dalla polizia postale: ufficialmente dei senza reddito, nella realtà facoltosi possidenti. Questi tipi erano di fatto maestri delle truffe on line grazie alle quali vivevano in ville di lusso in Toscana, Friuli Venezia Giulia e Veneto e avevano auto come Lamborghini, Porsche e Range Rover.
La polizia postale della Liguria ha scoperto la gang e denunciato 11 persone, tra i 35 e i 40 anni di etnia sinti e tutte imparentate tra loro. L’accusa è associazione per delinquere finalizzata alla truffa. Secondo gli investigatori avrebbero messo a segno centinaia di colpi che a avrebbero fruttato almeno 500 mila euro, ma gli inquirenti non escludono che possano essere molti di più e che la gang abbia guadagnato diversi milioni di euro. Sono in corso perquisizioni ad Altopascio (Lucca), Annone Veneto (Venezia), Chions e Cordenons (Pordenone).
Gli investigatori della polizia postale ligure, guidati dalla prima dirigente Lucia Muscari, sono partiti dopo avere notato l’attività di coppia che si occupava di ritirare, presso gli sportelli di istituti di credito dell’alta Toscana e nello Spezzino, quelli che sono poi risultati essere i proventi dell’attività criminale di un’organizzazione più articolata. In particolare, i telefonisti si occupavano di agganciare le vittime dopo avere visto le inserzioni on line. Li contattavano e fingendo di volere pagare subito riuscivano a fare inserire codici alle vittime che a quel punto invece di ricevere i soldi li versava ai truffatori. Per garantirsi l’anonimato, il gruppo comunicava solo tramite Telegram e Icq (I seek you, Io ti cerco è un programma di messaggistica istantanea messo a punto dalla azienda israeliana Mirabilis nel 1996). Le case, hanno scoperto gli inquirenti, erano protette da cinte murarie, recinzioni, e telecamere di videosorveglianza.
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