La sinistra milanese prepara l'anti-Remigration
Summit A Milano due manifestazioni di protesta contro il raduno dell'agitatore Martin Sellner e di una serie di relatori che propugneranno la remigrazione degli immigrati, anche di seconda e terza generazione.
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Milano, anzi no il Varesotto. Alt, dietrofront, forse ci si raduna in Piemonte. L’estrema destra di mezza Europa cerca casa nel nord Italia per organizzare il suo Remigration Summit il 17 maggio, ma per ora la location rimane un mistero. Nel frattempo, la sinistra milanese e le associazioni locali che si battono per la difesa dei diritti hanno organizzato una contro-manifestazione in piazza San Babila per dire no a quella che viene definita “una vergogna”.
La parola d’ordine del raduno internazionale è “remigrazione”, un termine usato per indicare il rimpatrio non solo degli immigrati irregolari ma anche di quelli regolari e dei loro figli che magari già godono della cittadinanza italiana. Pericolosamente vicino a una versione edulcorata della pulizia etnica, si tratta di un concetto che è diventato di dominio pubblico all’inizio dell’anno dopo che Alice Weidel, leader del partito tedesco di ultradestra Afd, lo ha utilizzato al proprio congresso.
Non è dato sapere se Weidel comparirà a sorpresa al summit italiano, ma di sicuro ci sarà Martin Sellner. Austriaco, è il vero alfiere della remigrazione. Per le sue idee gli è stato negato l’ingresso in Svizzera e in Germania, ma ad HuffPost ha cercato di spiegare la sua visione: “Non vogliamo ‘espellere’ nessuno o deportare arbitrariamente le persone. La remigrazione, o migrazione di ritorno, significa anche l’espulsione legale dei migranti illegali, ma soprattutto significa invertire i fattori che attraggono i migranti in Europa”.
Per chi è contrario è un concetto intimamente razzista ed è per questo che fin da quando, a febbraio, si è iniziato a chiacchiere di un possibile summit a Milano, è partita una mobilitazione per impedirlo. Gli organizzatori, però, protestano: “Ormai è diventata una questione di libertà di espressione”, ha detto al Corriere Andrea Ballarati, il portavoce ufficiale del Remigration Summit. La sede prescelta era la sala conferenze di un hotel di Somma Lombardo, in provincia di Varese, che però ha fatto un passo indietro dopo le pressione di istituzioni e provincia. Ora, da quanto filtra, sembra che il raduno debba tenersi in Piemonte.
L’unico partito che sposa l’iniziativa alla luce del sole è la Lega. “Se riescono a organizzarlo, penso che un salto lo farò, anche solo per sancire la libertà di espressione e di pensiero”, dice ad HuffPost Alessandro Corbetta, capogruppo del Carroccio in consiglio regionale lombardo. “Dopo il casino mediatico portato avanti dal sindaco Sala e dalla sinistra, che hanno gioito quando l’hotel ha revocato la disponibilità a ospitare la conferenza, ormai il tema non è più quello che si dirà al summit. Il tema è: in Italia si può parlare liberamente? Lo dico chiaro e tondo: non è la sinistra a decidere chi può parlare, anche perché mi sembra legittimo e condivisibile discutere di rimpatri di clandestini e di chi delinque”.
Da quanto si sa, gli organizzatori non hanno mai cercato di organizzare ufficialmente il summit a Milano. “La presa di posizione della città è stata forte e tempestiva”, sottolinea Giacomo Marini, responsabile del dipartimento immigrazione del Partito democratico meneghino. “La raccolta firme lanciata già a febbraio ha raggiunto quasi 14mila sottoscrizioni e lo stesso sindaco aveva detto Sala che il Remigration Summit non si sarebbe dovuto tenere a Milano”. Nelle scorse settimane, il Pd, insieme a oltre quaranta tra associazioni, ong e partiti riunitisi nella rete “Nessuna persona è illegale”, aveva indirizzato al sindaco e al prefetto e Claudio Sgaraglia una lettera in cui si chiedeva di vietare il raduno. “Se non lo fanno proprio sarebbe una grandissima vittoria”, dice Marini, “ma mi sembra strano che non abbiano un piano B, C, D, E. In ogni caso se lo fanno in Piemonte sarebbe comunque una vittoria politica importante per noi qui in città e in Lombardia”.
Milano si prepara ad accogliere due contro-manifestazioni. Una è stata promossa dalla Cgil con partecipazione di Pd, Italia Viva, Azione, Movimento 5 stelle, +Europa e di una settantina di associazioni e realtà tra cui Anpi, Arci, ActionAid, SeaWatch, ma anche la comunità curda, quella dei russi liberi e quella ucraina – la lista completa, visionata da HuffPost, non è ancora stata pubblicata. Oltre al segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, sono attesi in piazza San Babila, a due passi dal duomo, leader politici di peso nazionale: Elly Schlein, Matteo Renzi, Nicola Fratoianni. Non ci saranno, però, comizi politici: l’Anpi dovrebbe leggero un testo e poi ciascuna realtà un articolo della Costituzione oppure un altro testo pensato ad hoc. “É una manifestazione importante, una bella risposta della Milano democratica che non accoglie l’odio e il razzismo”, rimarca Marini.
La seconda manifestazione è un corteo promosso dai centri sociali. Lo slogan è “Make Europe antifa again”, mutato dal Maga trumpiano rilanciato dai sovranisti di mezza Europa. Autodefinitosi “corteo internazionale antifascista”, ufficialmente è contro il Remigration Summit, ma la protesta andrà ben oltre. “Davanti a genocidi, guerre, riarmo, politiche razziste, deportazioni e attacco costante e quotidiano a tutte le persone ai margini, non bianche, normate e ricche”, si legge nell’appello lanciato dagli organizzatori, “noi rispondiamo tessendo relazioni internazionali, che valicano i confini imposti, dando valore e praticando solidarietà e cura, costruendo comunità resistenti, transfemministe e antirazziste”.
di Francesco Crippa su HuffPost
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