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Anm nella bufera. Si dimettono presidente e segretario

Dopo quasi 10 ore di Comitato direttivo centrale, hanno rassegnato le dimissioni il presidente dell'Anm, Luca Poniz, e il segretario generale, Giuliano Caputo

Anm nella bufera. Si dimettono presidente e segretario

Vertici azzerati per l’Anm, l’Associazione Nazionale Magistrati: ieri in tarda serata, al termine di una riunione fiume del comitato direttivo centrale durata 10 ore, l’attuale gruppo dirigente è crollato e si sono dimessi il presidente, Luca Poniz, e il segretario, Giuliano Caputo. La profonda crisi è stata innescata dalla rivelazione delle intercettazioni delle conversazioni tra l’ex presidente dell’Anm, Luca Palamara – sotto inchiesta a Perugia – con altri magistrati di alto rilievo e con giornalisti. I contenuti dei dialoghi, telefonici e su Whatsapp, erano stati pubblicati nei giorni scorsi da alcuni organi di stampa, come il quotidiano ‘La verità’. La “chat delle toghe” aveva scatenato una tempesta e molte preoccupazioni. Oltre allo scandalo delle nomine “pilotate” o comunque concordate tra le correnti dell’Anm per alcuni dei più importanti uffici direttivi e investigativi, erano emersi anche dialoghi di tipo politico, come quelli contenenti pesanti apprezzamenti nei confronti del leader della Lega, Matteo Salvini (“va fermato”, aveva detto Palamara) che avevano indotto l’interessato a rivolgersi al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. “Scopiazzano la peggior politica“, ha commentato con l’Adnkronos Giuseppe Ayala, magistrato che fu amico di Giovanni Falcone. “Adesso i protagonisti delle intercettazioni sono i magistrati e questo crea grande imbarazzo. Scopriamo ora che anche dentro la corporazione togata c’è un alto tasso di ipocrisia”, dice l’ex magistrato Carlo Nordio intervistato da ‘Il Giornale’. “È da 25 anni che denuncio questo malcostume: la lottizzazione e gli scambi di favori fra le diverse correnti che convivono nell’Anm – continua Nordio – Lo sanno tutti che i meccanismisono questi. Semplificando, potremmo dire che tutti trattavano con tutti”. Con le dimissioni rassegnate dai componenti di Area e Unicost (le correnti rispettivamente del presidente Poniz e del segretario Caputo), ora l’intera giunta dell’Anm, il “sindacato delle toghe”, rischia lo scioglimento. I gruppi si sono dati 48 ore di tempo per tentare una ricomposizione che consenta di aggiustare provvisoriamente la frattura e arrivare alle nuove elezioni già fissate per metà ottobre.  Magistratura indipendente (Mi) aveva chiesto che si votasse prima ritenendo “delegittimata” l’attuale giunta, che operava già in regime di proroga dopo lo slittamento del voto, originariamente previsto a marzo, a causa dell’emergenza sanitaria. Con la mozione posta all’ordine del giorno della riunione di ieri, Mi ha denunciato la mancanza di una presa di posizione netta di quanto emerso dalle ultime intercettazioni, nelle quali compaiono i nomi di esponenti di Area, rispetto a quanto accaduto un anno fa, con lo scandalo sulle nomine e la bufera che ha travolto il Csm. Ora la giunta si è riconvocata per lunedì, per individuare una nuova composizione che gestisca il governo dell’Associazione fino alle elezioni. L’ex ministro della Giustizia, Claudio Martelli, in un’intervista a Italia Oggi ha chiesto lo scioglimento dell’associazione: “è del tutto evidente che l’Associazione nazionale magistrati è diventata un’organizzazione che parassita lo Stato e permette di condizionare le scelte del Csm, perché influisce sull’elezione dei suoi membri. Si comporta come un partito politico. Contesta le decisioni del parlamento, del governo o del ministro della Giustizia ogni due minuti. E un organismo che non si capisce più bene che cos’è, ma che comunque sembra votato a mal fare. Attenta quotidianamente all’autonomia e all’indipendenza del singolo magistrato, fa mercimonio di nomine, promozione, carriere, elezioni Csm e perfino sentenze. Dove siamo? L’Anm andrebbe sciolta. E una libera associazione, non un organo costituzionale. Fa del male ai magistrati e alle istituzioni, dunque è una minaccia”. La senatrice di Fratelli d’Italia, Daniela Santanché ha detto all’Adnkronos: “Credo sia necessario audire in commissione Giustizia al Senato i cosiddetti capi corrente della magistratura e fare così chiarezza sul pantano che sta uscendo in questi giorni sui giornali. È palese dalle intercettazioni che leggiamo sui quotidiani da ormai due settimane che non esista in Italia una magistratura indipendente ma che il rischio che essa venga utilizzata impropriamente come arma di distrazione del nemico politico è più che una ipotesi”. Accennando al messaggio di scuse inviato da Palamara a Salvini, ha commentato: “E non bastano gli sms di scuse postume. Gli italiani hanno il diritto di scegliere liberamente chi deve rappresentarli in Parlamento. Abbiamo già vissuto l’epoca degli avvisi di garanzia ad orologeria”.

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