Posti letto in Europa per abitante, solo in Italia si taglia senza alternative
Per il numero di posti letto l'Italia è sotto la media Ue.
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Nei Paesi avanzati dell’Ue i posti letto ospedalieri vengono tagliati in risposta al potenziamento della sanità territoriale e domiciliare. In Italia vengono tagliati e basta
Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.
Letti ospedalieri in calo e assistenza a lungo termine in espansione: è la fotografia della sanità europea fatta dall’Eurostat per l’anno 2023.
E su questo fronte, l’Italia non se la passa affatto bene: con 304 letti ogni 100.000 abitanti, il nostro Paese è ben al di sotto della media europea, che si assesta a quota 511. E c’è una particolare carenza soprattutto per quanto riguarda i letti psichiatrici, che sono pari praticamente a un decimo della media Ue.
Più posti letto non è sinonimo di migliore sanità
Prima di entrare nel dettaglio, va specificato che la fotografia della sanità europea nel 2023 rivela un sistema che si sta progressivamente orientando verso modelli più territoriali e meno “ospedale centrici”. Il calo dei letti ospedalieri non è solo il risultato di eventuali tagli, ma anche il riflesso di una medicina che anno dopo anno diventa più mirata e meno invasiva.
Secondo i dati diffusi dalla Commissione europea, nel 2023 erano disponibili mediamente, come detto, di media 511 letti ospedalieri ogni 100.000 abitanti nell’Ue, in calo rispetto ai 516 del 2022 e ancor più rispetto ai 557 del 2013.
Tra i Paesi dell’Unione europea, la Bulgaria ha fatto registrare il rapporto più elevato. Questi i Paesi europei con maggiore disponibilità di posti letto:
Bulgaria 864 letti ospedalieri per 100.000 abitanti;
Germania 766;
Romania 728;
Austria 660;
Ungheria 651.
All’estremo opposto, sette Paesi dell’Ue contano meno di 300 letti ogni 100.000 abitanti:
Svezia 187;
Paesi Bassi 231;
Danimarca 233;
Finlandia 260;
Spagna 288;
Irlanda 289;
Cipro 298.
Anche in questo caso è doveroso fare una precisazione: l’alta efficienza del modello sanitario nordico, che è basato su un forte supporto territoriale e domiciliare, spiega in parte questi numeri contenuti.
Quanti posti letto ci sono in Unione europea
Nel 2023 l’Ue contava quasi 2,3 milioni di letti ospedalieri, di cui il 75% destinato alle cure “curative”. Il rimanente 25% era costituito da letti riabilitativi e da quelli per l’assistenza a lungo termine.
Le differenze da Paese a Paese sono notevoli: in Polonia, ad esempio, i letti per la riabilitazione rappresentano oltre il 30% del totale, contro meno del 2% in Spagna, Portogallo, Irlanda, Grecia e Finlandia. Per l’assistenza a lungo termine, solo la Repubblica Ceca (28,8%) e la Croazia (17,7%) superano il 16% dei letti totali, mentre in Germania, Paesi Bassi e Portogallo questa tipologia è del tutto assente dagli ospedali.
Il trend: meno letti ospedalieri, più assistenza alternativa
Nel complesso, tra il 2013 e il 2023, il numero di letti ospedalieri nell’Ue è diminuito del 7%. Le riduzioni più marcate si registrano in Finlandia (-45%), mentre aumenti sono stati registrati in Bulgaria (+13%), Irlanda (+30%), Malta (+8%) e Romania (+4%). Si evidenzia poi la dinamica dei letti per cure curative, aumentati solo in 5 Paesi (tra cui Bulgaria, Irlanda, Romania, Malta e Spagna), mentre sono diminuiti nel resto d’Europa, in particolare in Lituania (-197 letti ogni 100.000 abitanti).
Anche i letti riabilitativi mostrano una crescita in 9 Paesi, con la Bulgaria in testa (+31 letti per 100.000 abitanti), a fronte di cali significativi in Ungheria e Malta.
Quanto all’assistenza a lungo termine, 12 Paesi ne hanno ridotto l’offerta, con il caso eclatante della Finlandia, dove i letti sono passati da 162 a 32 per 100.000 abitanti. Tuttavia, Malta, Lussemburgo e Bulgaria hanno registrato i maggiori aumenti, nonostante alcune interruzioni nelle serie storiche.
Dove l’assistenza residenziale supera quella ospedaliera
Una tendenza strutturale è il rafforzamento dell’offerta residenziale a lungo termine, in particolare nelle strutture di assistenza infermieristica. Nel 2023 26 Paesi UE contavano complessivamente circa 3,6 milioni di letti in queste strutture.
I numeri più alti si osservano nei Paesi Bassi (1.400 letti ogni 100.000 abitanti), Svezia (1.315) e Belgio (1.250). All’opposto, Grecia (20) e Bulgaria (26) chiudono la classifica. Nella maggior parte dei Paesi, i letti residenziali superano comunque i 500 ogni 100.000 abitanti.
Anche qui si osserva un trend di espansione tra il 2013 e il 2023, con incrementi importanti in Croazia e Malta, ma cali in Lettonia, Danimarca, Bulgaria e Grecia.
I posti letto in Italia
L’Italia, con 179.372 posti letto ospedalieri totali e 304,1 letti ogni 100.000 abitanti, si colloca ben al di sotto della media dell’Unione europea (510,8).
La distribuzione interna evidenzia uno sbilanciamento marcato verso i posti letto per cure curative (147.481 letti, pari a 250 ogni 100.000 abitanti), mentre le altre categorie risultano sottodimensionate: 24.941 letti per riabilitazione (42,3 ogni 100.000 abitanti), 6.950 per lungodegenza (11,8), e solo 4.524 letti psichiatrici (7,7), un dato drasticamente inferiore alla media Ue di 71,1.
Il quadro riflette una sanità ancora fortemente centrata sull’ospedale e sull’intervento acuto, a scapito di una rete territoriale e residenziale debole, inadeguata per rispondere all’invecchiamento della popolazione e alla crescente domanda di assistenza a lungo termine e psichiatrica.
La progressiva riduzione dei letti, in atto da decenni, ha lasciato l’Italia con una delle più basse dotazioni ospedaliere tra i Paesi occidentali.
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