Legge Equo compenso: gli psicologi fanno chiarezza
Nuovo appuntamento con la rubrica a cura di PLP. L’equo compenso è una sfida complessa che richiede un’azione congiunta e coordinata da parte di tutti gli attori rilevanti nel panorama della professione psicologica.

La Legge 49/2023, nota come legge sull’equo compenso, stabilisce misure per garantire che i professionisti ricevano un compenso adeguato per il loro lavoro. La legge intende prevenire situazioni di sotto-pagamento e di compensi inadeguati rispetto alla qualità e alla quantità delle prestazioni fornite.
Principali disposizioni della Legge 49/2023:
- Principio dell’equo compenso: I professionisti devono essere remunerati in modo proporzionato al valore delle prestazioni offerte, considerando la difficoltà, la qualità e la quantità del lavoro svolto.
- Determinazione dell’equo compenso: Il compenso deve essere basato su criteri oggettivi e trasparenti, che possono includere tariffe professionali, contratti collettivi di categoria e le consuetudini del settore.
- Vigilanza e tutela: Le organizzazioni sindacali e le associazioni professionali sono coinvolte nel monitoraggio delle pratiche di compenso, potendo anche intervenire per difendere i diritti dei professionisti in caso di violazioni.
A chi compete occuparsene?
La gestione e l’applicazione della legge sull’equo compenso è affidata a diversi attori:
- Le organizzazioni sindacali, come la PLP (Liberi Psicologi Professionisti), che fanno parte di CONFPROFESSIONI, hanno un ruolo centrale nel determinare e negoziare gli accordi relativi all’equo compenso. Queste organizzazioni rappresentano i professionisti nei tavoli di concertazione con il governo e possono intervenire per garantire che i compensi siano adeguati.
- Gli Ordini professionali, come il CNOP (Consiglio Nazionale Ordine degli Psicologi), svolgono un ruolo di vigilanza sull’esercizio della professione e sulla deontologia professionale, ma non sono direttamente coinvolte nella determinazione dei compensi.
- Le istituzioni competenti, come il Ministero del Lavoro e l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM), hanno il compito di monitorare e vigilare sulle pratiche commerciali e sui diritti dei professionisti.
Nel caso degli psicologi:
Nel contesto della professione psicologica, la legge sull’equo compenso implica che i compensi per le prestazioni psicologiche siano determinati in modo equo e proporzionato. La PLP, insieme ad altre organizzazioni sindacali, è chiamata a negoziare e a promuovere la tutela dei diritti economici degli psicologi, intervenendo anche in sede di concertazione con le istituzioni per definire compensi adeguati.
Le tariffe professionali e i criteri di compenso sono quindi stabiliti principalmente dalle organizzazioni sindacali come la PLP, mentre gli Ordini professionali, come il CNOP, si concentrano sulla regolamentazione dell’esercizio corretto della professione e sulla tutela della deontologia.
In sintesi, la legge sull’equo compenso ha lo scopo di tutelare i professionisti, garantendo che siano remunerati in modo adeguato per il loro lavoro. Le organizzazioni sindacali, come la PLP, sono le principali interlocutrici nei tavoli di concertazione per la determinazione dei compensi, mentre gli Ordini professionali vigilano sull’esercizio della professione.
Il ruolo dell’ENPAP:
L’ENPAP è la cassa previdenziale degli psicologi e si occupa della gestione della pensione, delle prestazioni assistenziali e della copertura previdenziale dei suoi iscritti. L’ENPAP ha un interesse diretto nel garantire che gli psicologi abbiano un reddito sufficiente per versare contributi adeguati. Se i redditi sono bassi, i contributi versati sono altrettanto bassi, con il rischio che gli psicologi non accumulino risorse sufficienti per la pensione o per altre forme di assistenza previste.
L’ENPAP e l’equo compenso:
Anche se l’ENPAP non ha un ruolo di controllo diretto sui compensi professionali, la sua funzione previdenziale la rende comunque un attore implicato nella questione dell’equo compenso. Infatti, la bassa remunerazione dei professionisti può tradursi in bassi contributi previdenziali, con impatti sul benessere finanziario degli psicologi e sulla sostenibilità della loro carriera a lungo termine.
Per questo motivo, l’ENPAP ha un interesse nell’incoraggiare i professionisti a ricevere un compenso adeguato, affinché possano versare contributi sufficienti per garantirsi una pensione dignitosa e per fruire delle prestazioni assistenziali previste dalla cassa. In alcune occasioni, l’ENPAP ha anche sollevato il tema della necessità di politiche per garantire compensi più adeguati per gli psicologi, con l’obiettivo di proteggere la loro sicurezza economica futura.
In sintesi:
L’ENPAP non ha un ruolo di controllo diretto nella determinazione dell’equo compenso o nelle negoziazioni con il governo, che sono di competenza delle organizzazioni sindacali come la PLP. Tuttavia, l’ENPAP ha un ruolo indiretto molto importante nel garantire la sostenibilità economica degli psicologi a lungo termine, poiché bassi redditi professionali comportano anche bassi contributi previdenziali, con un impatto diretto sul benessere economico dei professionisti e sul sistema previdenziale stesso.
Pertanto, l’ENPAP è sicuramente coinvolta nella discussione sull’equo compenso, ma attraverso una prospettiva previdenziale e di assistenza, piuttosto che attraverso il controllo diretto dei compensi.
La necessità di una collaborazione interorganizzativa
La questione dell’equo compenso è una sfida complessa che richiede un’azione congiunta e coordinata da parte di tutti gli attori rilevanti nel panorama della professione psicologica. Come giustamente sottolinei, i bassi compensi derivanti da appalti al ribasso o da contratti poco favorevoli sono una delle problematiche più gravi. Questo non solo incide sulla qualità del lavoro psicologico, ma ha anche ripercussioni dirette sul benessere dei professionisti e sul sistema previdenziale, come nel caso dell’ENPAP.
Le organizzazioni sindacali come PLP (Liberi Psicologi Professionisti) e quelle di CONFPROFESSIONI sono fondamentali per lobbying e advocacy: portare avanti richieste di compensi equi attraverso un dialogo continuo con il governo e con gli enti pubblici e privati che stipulano contratti con psicologi. Ma non basta solo l’intervento sindacale.
Il ruolo dell’ENPAP, CNOP e altre associazioni
- ENPAP: Come cassa previdenziale, ha un forte interesse nel garantire che gli psicologi ricevano compensi adeguati per poter versare contributi sufficienti e avere una pensione dignitosa. Potrebbe svolgere un ruolo più attivo nel sollecitare politiche che promuovano compensi più equi, ad esempio, attraverso l’analisi dei redditi medi degli psicologi e la loro relazione con il versamento dei contributi. Inoltre, potrebbe fare pressioni per arginare la crescente diffusione di appalti al ribasso nelle istituzioni pubbliche e private, che peggiorano la condizione economica dei professionisti.
- CNOP: Il ruolo del CNOP come Ordine professionale è essenzialmente quello di tutelare la deontologia e la qualità dell’esercizio professionale, ma potrebbe essere ancora più incisivo nel lavorare con le altre realtà professionali per mettere in atto politiche di difesa contro i contratti ingiusti e i compensi sotto la media. Inoltre, potrebbe promuovere una cultura del rispetto del valore delle prestazioni psicologiche anche in contesti pubblici e privati.
- PLP e altre associazioni sindacali: Hanno il ruolo primario di lobbying e advocacy, portando le richieste degli psicologi nelle trattative politiche e sociali. Queste organizzazioni possono anche lavorare insieme per formulare proposte concrete per migliorare i compensi minimi nelle gare d’appalto e nei contratti pubblici, laddove gli psicologi sono sistematicamente sottopagati. Potrebbero anche lavorare per aumentare la visibilità e la consapevolezza sul valore del lavoro psicologico, contribuendo così a ridurre la concorrenza sleale e le pratiche di prezzo al ribasso.
Appalti al ribasso: una questione critica
Gli appalti al ribasso sono un problema grave, non solo per gli psicologi, ma per tutti i professionisti. In questo contesto, la collaborazione interorganizzativa diventa cruciale. Un intervento congiunto potrebbe portare ad una migliore regolamentazione delle gare d’appalto, introducendo clausole che tutelino il valore delle prestazioni professionali e garantiscano compensi equi.
Le organizzazioni sindacali, insieme all’ENPAP e al CNOP, potrebbero fare pressione per l’introduzione di compensi minimi professionali nelle gare pubbliche e per vietare pratiche di prezzo al ribasso, in modo che le prestazioni psicologiche vengano adeguatamente retribuite.
L’importanza dell’advocacy e del lobbying
La collaborazione tra ENPAP, CNOP, PLP e le altre associazioni rappresentative degli psicologi è un elemento fondamentale per una strategia di advocacy forte, mirata a sensibilizzare il governo e gli enti pubblici sui rischi derivanti da compensi insufficienti. L’obiettivo è creare un ambiente in cui gli psicologi possano lavorare in modo dignitoso, senza essere sottoposti a condizioni di sfruttamento.
Le azioni di lobbying potrebbero concentrarsi su:
- Leggi che regolamentano i compensi minimi per le prestazioni psicologiche nelle istituzioni pubbliche e private.
- Educazione e sensibilizzazione sull’importanza di una remunerazione equa per garantire servizi psicologici di qualità.
- La creazione di alleanze strategiche con altri professionisti per promuovere la dignità del lavoro intellettuale e la qualità dei servizi.
In sintesi
Una collaborazione tra ENPAP, CNOP, PLP, CONFPROFESSIONI e altre associazioni di psicologi è fondamentale per affrontare la questione dell’equo compenso. Solo attraverso un’azione congiunta si potrà intervenire in modo efficace contro il fenomeno degli appalti al ribasso e dei compensi sotto la media, creando politiche pubbliche più favorevoli e promuovendo una maggiore consapevolezza sul valore del lavoro psicologico. L’advocacy e il lobbying sono strumenti cruciali per garantire che gli psicologi siano retribuiti in modo adeguato e per migliorare la loro sicurezza economica e previdenziale a lungo termine.
A cura della dr. Fiorella Chiappi – PLP, delegata alle Pari opportunità
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