La democrazia non garantisce necessariamente la tutela dei diritti e delle libertà.
Una riflessione per Ferragosto.
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Dopo tutto, la regola base della democrazia è la volontà della maggioranza, espressa tramite i processi elettorali. Ma la maggioranza può facilmente diventare lei stessa “tiranna”: approvando leggi che riducono e talvolta azzerano i diritti dei singoli individui, in nome di una pretesa utilità comune.
Questo vale per ogni maggioranza uscita dalle tornate elettorali.
Non è un caso, infatti, se ci pensate bene, che le dittature abbiano spesso avuto origine, nella storia, non da colpi di stato militari o rivoluzioni violente, ma da libere elezioni. Governi legittimati dal voto popolare si sono poi incaricati del compito di sopprimere le libertà e i diritti, attraverso leggi regolarmente approvate in parlamento. E si sono così garantiti le condizioni per restare stabilmente al potere, mettendo alla fine fuorilegge qualsiasi forma di opposizione.
Proprio per evitare questi scenari, molte Costituzioni dal secondo dopoguerra in poi – quella italiana in testa – hanno istituito Corti costituzionali, affidando loro il compito di custodire le libertà e i diritti delle persone, soprattutto di quelle meno rappresentate a livello politico.
Questo è vero se la maggioranza non influisce eccessivamente sulla nomina dei suoi componenti.
La tutela dei diritti delle minoranze, qualunque esse siano,non può restare affidata soltanto alla legge, perché la legge è espressione della maggioranza; e il rischio da evitare è – appunto – che la maggioranza abusi del proprio potere a discapito delle minoranze. Proprio per questo la tutela dei diritti di tutti è stata affidata a corti indipendenti dal potere politico, che non rispondono agli elettori, ma soltanto alla Costituzione: i cui principi esse hanno il dovere di proteggere anche contro le decisioni della maggioranza.
La Corte costituzionale è composta di quindici giudici»: così afferma l’art. 135 della Costituzione. Oggi però sono quattordici: dall’11 novembre 2023, ultimo giorno del mandato della Presidente Sciarra, così come del mandato dei vice-Presidenti de Pretis e Zanon. Per qualche giorno i giudici sono stati in realtà 12, subito dopo la contestuale scadenza del terzetto, ma gli ultimi due, di nomina presidenziale, sono stati prontamente sostituiti con le nuove nomine presidenziali dei giudici Pitruzzella e Sciarrone Alibrandi. Il posto lasciato vacante dalla Presidente Sciarra, eletta giudice costituzionale dal Parlamento in seduta comune, è invece ancora vacante, e sembra destinato a restare tale per un po’.
L’attuale maggioranza forse attende la scadenza di altri componenti per sostituirli con propri fidelizzati ? MA cosi è in gioco la democrazia.
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