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Il Mes lo dobbiamo allo straordinario personale medico-sanitario italiano e ai nostri cittadini

Gli strumenti messi in campo dall’Unione in risposta alla pandemia Covid-19 sono straordinari e rappresentano il frutto di un impegno determinato ed autorevole soprattutto del nostro Governo sui tavoli negoziali di Bruxelles, con buona pace delle forze c.d. sovraniste che scommettono da anni sull’esplosione dell’Unione.

Il Mes lo dobbiamo allo straordinario personale medico-sanitario italiano e ai nostri cittadini

Quanto alla nuova linea di credito “sanitaria” del MES, è stato deciso che possa essere utilizzata dagli Stati attingendo risorse fino al 2% del PIL, mobilitando circa 240 miliardi di euro. Di questi, circa 36 miliardi sono destinati all’Italia.

Dal dibattito politico è emerso che vi sarà una sola condizione da rispettare, legata alla natura degli interventi ammissibili. Le risorse possono essere utilizzate solo per finanziare spese e investimenti, diretti o indiretti, nel comparto sanitario all’interno dello Stato interessato. Ciononostante, vari esponenti politici continuano ad alimentare dubbi o sospetti sulla reale natura giuridica di questa linea di credito, paventando il rischio che l’eventuale attivazione della stessa possa condurre ad una pericolosa cessione di sovranità economica, che costringerà in futuro a politiche di rigore o tagli.

Pur comprendendo la prudenza legata alla valutazione di uno strumento finanziario inedito nel panorama europeo, il quale si innesta peraltro all’interno di un meccanismo che in passato ha operato in modo estremamente rigido, è necessario però chiarire con nettezza e senza equivoci che il vecchio MES non ha nulla a che vedere con la nuova linea di finanziamento pandemica creata nei mesi scorsi per sostenere gli Stati membri nella battaglia contro l’emergenza coronavirus.

Ancora una volta, è bene ribadire che la linea di credito sanitaria non impone nessuna condizionalità politica o finanziaria, nessun vincolo di reporting aggravato, nessun obbligo di aggiustamento macroeconomico e nessun intervento della Troika. Punto.

  1. Abbiamo già risposto qualche settimana fa a quanti ritenevano che per attivare una linea di credito priva di vincoli sarebbe stato necessario introdurre delle modifiche al Trattato istitutivo del MES o addirittura al Trattato di Lisbona. È falso, perché tali Trattati consentono già di prevedere dei vincoli light da rispettare, rinviando al Consiglio dei governatori (BOARD del MES), composto dai Ministri delle Finanze degli Stati euro, la decisione. Nessuna previsione né del Trattato FUE né del Trattato MES obbliga ad utilizzare una linea di credito precauzionale del MES, come quella sanitaria istituita, imponendo attuando rigidi programmi di controlli macroeconomici preventivi o successivi. D’altro canto, già nel 2012, la Spagna ha beneficiato di un prestito inteso a stabilizzare il proprio sistema bancario, senza attivare nessuna forma di condizionalità macroeconomica. Del resto, la vera novità e il vero successo dell’iniziativa è proprio questo! Grazie ad un lavoro negoziale efficace a Bruxelles, è stato istituito uno strumento di liquidità inedito e rivoluzionario a Trattati invariati.
  2. Altri continuano a sostenere che non vi sia stata alcuna decisione ufficiale che sancisce in modo inequivocabile la natura soft della nuova linea di credito “sanitaria”. L’assenza di condizionalità risulta solo da dichiarazioni politiche.

È falso anche questo.

Ripercorriamo, sia pur in brevi cenni, la cronistoria degli atti e delle decisioni ufficiali adottate per quanto riguarda proprio l’istituzione della nuova linea di credito “sanitaria” all’interno del MES.

Il 9 aprile 2020, l’Eurogruppo propone la possibilità di istituire una linea di credito denominata PANDEMIC CRISIS SUPPORT – fondata sull’attuale programma di sostegno finanziario precauzionale (ECCL) previsto dall’articolo 14 del Trattato MES – per mettere a disposizione degli Stati membri prestiti fino al 2% del PIL, da utilizzare per coprire costi, spese e investimenti sanitari, diretti e indiretti, legati all’emergenza Coronavirus.

Il 23 aprile 2020, il Consiglio approva la proposta di interventi operata dall’Eurogruppo.

Il 6 maggio 2020, la Commissione europea elabora un Documento di valutazione preliminare (Eligibility assessment) della situazione economico-finanziaria complessiva di tutti gli Stati della Zona euro, per verificarne la solidità, ai fini dell’eventuale erogazione della nuova linea di credito “sanitaria”. Le conclusioni di tale Documento chiariscono che tutti i Paesi dell’Eurozona sono in condizione di poter accedere a questo prestito.

L’8 maggio 2020, l’Eurogruppo adotta un Documento (Term Sheet) in cui precisa le caratteristiche, i tassi e i requisiti per attivare la nuova linea di credito PANDEMIC CRISIS SUPPORT e sollecita il Board del MES ad adottare entro il 1° giugno una risoluzione che istituisca formalmente la citata linea di finanziamento.

L’11 maggio 2020, la Commissione e il Board del MES elaborano insieme uno schema standard (Draft Template), ai sensi degli articoli 13 e 14 del Trattato MES, da utilizzare da parte degli Stati membri per poter operare ufficialmente la richiesta della linea di credito “sanitaria”.

E infine, il 15 maggio 2020, il Board del MES approva ufficialmente l’istituzione del nuovo pandemic crisis support, recependo le caratteristiche, le condizioni e i requisiti di attivazione precisati dall’Eurogruppo in data 8 maggio.

Da quella data, la nuova linea di credito “sanitaria” è pienamente operativa e non richiede l’adozione di alcuna nuova misura politica o economica per la sua eventuale erogazione. Spetta agli Stati membri interessati far pervenire l’eventuale proposta di prestito entro il 31 dicembre 2022.

  1. Qualcuno ha paventato il rischio di obblighi rafforzati d’informazione per il monitoraggio e la valutazione dei documenti programmatici di bilancio. Si tratta di una preoccupazione infondata, come ricordato qualche giorno fa dal Commissario Gentiloni in audizione presso le Commissioni Bilancio e Politiche europee di Camera e Senato.

Al riguardo, ho già avuto modo di precisare in altre occasioni che il c.d. “Two Pack” (regolamento n. 472/2013) stabilisce che l’intensità dei controlli da parte della Commissione sono commisurati alla natura dell’assistenza finanziaria ricevuta dagli Stati.

Al riguardo, inoltre, lo stesso Commissario Gentiloni ha informato il Parlamento che, al fine di evitare ogni dubbio interpretativo e applicativo, la Commissione stessa ha modificato in data 19 giugno 2020 il regolamento delegato (Ue) n. 877/2013, rimodulando formalmente gli obblighi di reporting degli Stati che dovessero decidere di accedere alla linea di credito sanitaria.

Di norma, gli Stati che accedono ad un’assistenza finanziaria con sistema di sorveglianza sono tenuti a fornire informazioni dettagliate su spesa pubblica, entrare fiscali e situazione del debito, trimestre per trimestre, contenute in 7 tabelle e più di 40 voci e sotto voci.

Allo stato attuale, in virtù della modifica regolamentare approvata dalla Commissione, gli Stati che richiederanno il Pandemic Crisis Support dovranno compilare una sola tabella con 3 voci:

  1. costi di assistenza sanitaria, cura e prevenzione direttamente legati alla pandemia di COVID-19;
  2. parte della spesa sanitaria pubblica complessiva che si stima sia stata sostenuta, direttamente o indirettamente, per far fronte all’impatto di Covid-19 sul sistema sanitario;
  3. altri costi indiretti di assistenza sanitaria, cura e prevenzione dovuti alla crisi di Covid-19. Questa notizia è decisiva e sgombra il campo definitivamente da ogni dubbio.
  4. Da alcune parti si afferma che l’eventuale accesso a questa linea di credito spaventerebbe gli investitori italiani e farebbe aumentare lo spread sia per il c.d. stigma, sia per la natura privilegiata del prestito rispetto ad altri titoli di Stato emessi sul mercato.

Non è così. Anzitutto, l’erogazione di un finanziamento da parte di un’istituzione solida come il MES rappresenta al contrario un elemento di affidabilità e fiducia nella solidità del nostro sistema. A tanto aggiungiamo il fatto che la Commissione ha già operato, come ricordato, una verifica preventiva proprio sulla sostenibilità del nostro debito pubblico al fine dell’erogazione di tale linea di credito. Ad ogni modo, ricordiamo che anche i titoli acquistati dalla BCE sono senior e privilegiati, ma non spaventano nessun investitore. Infine, rileviamo che 36 miliardi sono una parte assolutamente residuale rispetto agli oltre 2400 Miliardi di debito pubblico italiano.

***

Ciò chiarito per sgombrare il campo da notizie infondate o da anatemi propagandistici, auspichiamo allora che il Governo sciolga ogni riserva in merito anzitutto alla natura giuridica di questa nuova linea di credito istituita dall’Unione europea, e decida poi sull’utilizzo di tali risorse sulla base di valutazioni politiche di merito, sgombrando il campo da dibattiti ideologici o dogmatici, nella piena consapevolezza peraltro che le risorse pur ingenti e straordinarie del programma Next Generation EU non saranno disponibili per gli Stati membri prima del prossimo anno. Si valuti semplicemente se il nostro Paese ha bisogno di un prestito a tasso “zero”, che porterebbe risparmi fino a 5 miliardi di euro di interessi in 10 anni, per rafforzare il proprio sistema sanitario con azioni programmate serie e concrete: aumentare il numero dei pronto soccorso, incrementare i posti di terapia intensiva, riqualificare le strutture ospedaliere, modernizzare e digitalizzare la dotazione strumentale, rafforzare la rete dell’emergenza e la medicina territoriale, intervenire sulle borse di studio, investire nel personale socio-sanitario, nella ricerca scientifica.

È davvero in gioco il futuro dell’Italia.

Evitiamo dunque di scaricare responsabilità o di rinviare scelte che potrebbero essere decisive per il futuro del Paese e per la salute dei nostri cittadini sulla base di presunti, inesistenti, rischi di perdita di autonomia o sovranità dell’Italia.

Raccogliamo la sfida ambiziosa di creare il sistema sanitario nazionale pubblico più forte, efficiente e competitivo d’Europa e del Mondo. Lo dobbiamo allo straordinario personale medico-sanitario italiano e lo dobbiamo ai nostri cittadini, alle nostre famiglie, che hanno diritto ad un’assistenza sanitaria pubblica moderna ed efficace in tutto il Paese.

Tratto da Huffpost

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