È pronta la squadra di von der Leyen.
Fitto nominato vicepresidente esecutivo per la Coesione e Riforme.
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Nonostante le incertezze – la Slovenia non ha ancora dato il via libera alla nomina di Marta Kos – e gli inciampi, con il potentissimo Thierry Breton costretto al passo indietro a meno di ventiquattro ore dalla presentazione ufficiale.
Il commissario francese uscente, che nei cinque anni appena terminati si è occupato di Mercato interno e Industria (con incarichi speciali per aumentare la produzione di vaccini, prima, e di munizioni, poi) se ne va lasciandosi dietro una scia di polemiche, come nel suo stile. Il lunedì tempestoso a Bruxelles – con la città bloccata da migliaia di lavoratori dell’Audi in sciopero contro il rischio di perdere il loro posto con la chiusura dell’impianto di Forest – è cominciato con un post su X alle 8.15 firmato da Breton. “Ecco il mio ritratto ufficiale nella prossima commissione“, ha scritto allegando la foto di una cornice di un quadro completamente bianco.
Pochi l’hanno saputo interpretare. Otto minuti dopo è arrivata l’ufficialità. “Pochi giorni fa, nella fase finale dei negoziati sulla composizione del futuro Collegio, hai chiesto alla Francia di ritirare il mio nome, per motivi personali che in nessun caso hai discusso direttamente con me, e hai offerto, come compromesso politico, un portafoglio presumibilmente più influente per la Francia nel futuro Collegio. Ora ti verrà proposto un candidato diverso”, ha scritto Breton in una lettera indirizzata alla “cara presidente von der Leyen”.
La lettera di Breton
“Negli ultimi cinque anni, mi sono impegnato senza sosta per sostenere e promuovere il bene comune europeo, al di sopra degli interessi nazionali e di partito. E’ stato un onore. Tuttavia, alla luce di questi ultimi sviluppi, ulteriore testimonianza di una governance discutibile, devo concludere che non posso più esercitare i miei doveri nel Collegio. Pertanto, mi dimetto dalla mia posizione di Commissario europeo, con effetto immediato”, ha annunciato trasmettendo tutta la sua irritazione.
Da von der Leyen nessuna replica ufficiale. Ci ha pensato la sua portavoce, Arianna Podesta’, pressata dai giornalisti nel briefing quotidiano con la stampa. “La presidente ha preso atto delle dimissioni, le accetta e lo ringrazia per il lavoro svolto“, ha evidenziato. Per il resto “è stata una scelta di Breton quella di rendere pubblica la lettera, la nostra scelta è quella di considerare il processo di nomina della nuova Commissione confidenziale, e non lo commenteremo in pubblico”, ha precisato la portavoce aggiunta.
“Per noi, la relazione di fiducia con i capi di Stato e di governo è una delle cose più importanti, ed è ciò per cui lavora la presidente della Commissione”, ha sottolineato. Nel frattempo dall’Eliseo si erano già mossi e proposto il sostituto per permettere a von der Leyen di procedere con l’annuncio domani. “Il presidente della Repubblica, d’intesa con il primo ministro, ha proposto Stèphane Sèjournè, ministro dell’Europa e degli Affari esteri, quale commissario europeo per il prossimo mandato.
E’ stato presidente del gruppo Renew al Parlamento europeo nella precedente legislatura e soddisfa tutti i criteri richiesti. Il suo impegno europeo gli consentirà di attuare pienamente questa agenda di sovranità”, ha spiega la presidenza francese. La motivazione e’ chiara: “Il presidente Macron ha sempre difeso l’acquisizione per la Francia di un portafoglio chiave di commissario europeo, focalizzato sui temi della sovranità industriale, tecnologica e Competitività europea. Questo è il senso di tutti i contatti che ha avuto con la presidente della Commissione europea dopo la sua elezione al Parlamento europeo”.
Risolto il caso francese, rimane aperto quello sloveno. La diplomatica Kos – che all’ultimo ha sostituito, su richiesta di von der Leyen, l’ex presidente della Corte dei conti, Tomaz Vesel – non ha ancora passato il vaglio della commissione Affari europei al Parlamento di Lubiana. Sostanzialmente perché il presidente della commissione che la deve convocare è del partito di Janez Jansa (membro del Ppe ma oppositore a von der Leyen) che chiede di vederci chiaro sul perché sia stato fatto il cambio di nome.
Dall’opposizione del Parlamento europeo (ma anche dai Verdi) arrivano critiche sulla gestione di questa partita da parte di von der Leyen. Non solo per aver ‘imposto’ a Macron un cambio di nome ma anche per aver accettato ancora una volta un uomo. In ogni caso, Valdis Dombrovskis, vice presidente uscente e confermato, “spera” che sarà presto annunciato il nuovo Collegio. Ma – come più volte hanno ripetuto in questi giorni dalla Commissione – in ventiquattro ore possono succedere tante cose. Anche in dodici ore.
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