Anno: XXV - Numero 70    
Martedì 23 Aprile 2024 ore 13:20
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Volontariato e Professioni nei Beni Culturali

Audizione al Senato dell’Archeoclub d’Italia

Volontariato e Professioni nei Beni Culturali

I contenuti di cui mi faccio qui portavoce nascono dal lavoro sinergico del Comitato Direttivo dell’Archeoclub d’Italia, del quale fanno parte anche i colleghi presenti oggi con me, il dottor Giulio De Collibus (Abruzzo), Presidente Onorario del’Associazione, il dottor Antonio Ribezzo (Lazio), tesoriere e il dottor Barsanofio Chiedi (Puglia) membro del Comitato Direttivo, la Prof.ssa Flora Fortunata Rizzo (Sicilia)vice-Presidente,. Per affrontare la tematica odierna dal nostro punto di vista è opportuno presentare seppur brevemente la nostra associazione, che è espressione di un impegno di volontariato di quasi cinquanta anni di storia, esteso a tutto l’ambito territoriale nazionale, e ricco di oltre 5000 associati senior e di circa 1500 tra studenti e junior, distribuiti in 182 sedi locali. L’Associazione Archeoclub d’Italia nasce a Roma nel 1971, dall’iniziativa di un gruppo di intellettuali, studiosi e accademici che avvertono la necessità di portar fuori dai loro ambiti strettamente professionali la conoscenza del patrimonio culturale del nostro paese e tutte le tematiche ad esso connesse, allo scopo di coinvolgere attivamente, nella loro quotidianità, i singoli cittadini e le singole comunità. Tali cittadini, all’interno delle sedi associative locali dell’Archeoclub, ognuna con le proprie risorse umane e le proprie specificità culturali, hanno costruito negli anni, giorno dopo giorno, un dialogo con le loro comunità locali, incentrato sulla conoscenza del patrimonio culturale – materiale e immateriale – dei luoghi, alimentando, con interventi culturali mirati, la consapevolezza del valore che per il territorio esso rappresenta in termini di crescita civile, sociale, culturale ed economica. Il profilo professionale dei nostri Soci è rappresentato da una molteplicità di figure: archeologi, chimici, architetti, medici, geologi, ingegneri, insegnanti, avvocati, commercialisti, casalinghe e pensionati. Inoltre, fondamentale per i risvolti di carattere educativo e formativo, è la presenza, come già sopraindicato, dei Soci Studenti e dei Soci Junior. In ambito locale e territoriale, le nostre sedi hanno realizzato negli anni un tessuto di collaborazioni con gli Enti locali, con le Soprintendenze, con i Luoghi della Cultura, con le Scuole, con le Diocesi, con le altre associazioni presenti e con i singoli cittadini, tutte iniziative che hanno dato vita a un dinamismo culturale, soprattutto nei piccoli centri, sfociato in molti casi nel cosiddetto turismo culturale, ma anche in atti concretissimi a favore della salvaguardia e del restauro dei Beni Culturali. La nostra associazione è convinta che la Convenzione di Faro – il cui iter di adozione va urgentemente concluso alla Camera – bene esprima il rilievo e il valore dei lasciti culturali che le singole comunità ricevono in eredità e la necessità dell’impegno che esse devono assumere per trasmetterlo alle generazioni future; ritiene inoltre che essa  possa costituire  uno degli strumenti più adatti a favorire la gestione di una moltitudine di siti poco noti e poco valorizzati, specie quelli delle aree geografiche il cui forte decremento demografico è accelerato oggi dalla fuga dei tanti giovani alla cui formazione non corrispondono più né opportunità né progettualità alcuna sul territorio. Strumenti normativi, progetto politico-culturale e risorse economiche devono favorire la conservazione del patrimonio e dell’identità culturale, la realizzazione professionale, sociale e culturale dei giovani nel loro proprio territorio e la rinascita di tutta una serie di attività artigianali legate alla tradizione e all’economia dei luoghi. A questo scopo, anziché contrasti, sottolineature, e alimentazione delle criticità associate alla gestione dei Beni Culturali, occorre una condivisione fattiva di obiettivi tra le associazioni di volontariato e quanti operano come professionisti del campo. Il volontariato specializzante, infatti, non toglie terreno ai professionisti anzi talvolta crea le premesse affinché anch’essi possano acquisire ulteriori esperienze ed al contempo favorisce i neolaureati aumentandone il loro bagaglio di conoscenze. A tal proposito diventa di fondamentale importanza, allo scopo di conferire ulteriori dinamismi al campo dei Beni Culturali, favorire la gestione di siti e le concessioni di scavo ovviamente mantenendo il necessario rigore scientifico e gestionale sempre indispensabile in tali attività. La struttura associativa di volontariato dell’Archeoclub d’Italia è ricca di risorse umane e di una storia fatta di tanta esperienza e di una conoscenza capillare e diffusa del territorio, sia dei suoi punti di forza sia dei suoi punti di debolezza, compresi i rischi ambientali, sociali e culturali; forte di tale dotazione, l’Archeoclub d’Italia è in grado di sviluppare progetti di gestione e di valorizzazione di siti di pregio monumentale, archeologico, culturale e ambientale, e di promuovere attività di conoscenza e di formazione nell’ambito dei Beni Culturali del territorio, rivolte alla scuola, ai volontari del Servizio Civile Nazionale, ai volontari della Protezione Civile, agli iscritti delle varie associazioni di categoria, alle comunità locali in genere. A fronte dell’impegno di questa, come pure di altre associazioni di volontariato, occorre che anche lo Stato faccia la sua parte, costruendo, specie nelle località in forte decremento demografico, prospettive concrete e durature di lavoro a favore dei giovani più formati e della professionalità da loro acquisita nell’ambito dei Beni Culturali. In questo senso, è anche necessaria un’azione di incentivazione da parte dello Stato a favore della realizzazione di tavoli nazionali e regionali di lavoro tematici che comprendano Ministeri, Regioni, Soprintendenze, Associazioni nazionali di tutela, Università, Autorità ecclesiastiche, Parchi e Pro-loco, per la stesura e l’attuazione di una programmazione capace di individuare le criticità e le potenzialità di ogni territorio, come premesse di valorizzazioni culturali e turistiche, e dell’occupazione a queste connessa. Con piani seri e credibili anche gli operatori privati potrebbero essere attirati a contribuire.

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