Serve un Mamdani italiano
La sinistra non ha bisogno di moderati, ma di coraggio, idee e volti nuovi.
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Il successo di Zohran Mamdani a New York non è solo una storia americana. È un segnale preciso che attraversa l’Atlantico e arriva dritto nel cuore di una sinistra europea impaurita, rassegnata, incapace di parlare ai giovani e ai lavoratori che non si riconoscono più in nessuno. Mamdani ha fatto ciò che qui da noi sembra impossibile: ha mostrato che si può vincere con un programma radicale, chiaro, popolare, non con i compromessi né con gli slogan preconfezionati.
Il suo messaggio è stato semplice: trasporti e asili gratis, affitti calmierati, lotta al carovita. Non promesse astratte, ma risposte concrete alla vita quotidiana. E i giovani, tanto bistrattati e accusati di disinteresse, hanno risposto. Quando la politica torna a essere credibile, la partecipazione rifiorisce. Quando invece si continua a ripetere il mantra del “centro largo”, del “moderare i toni”, del “parlare a tutti”, si finisce per non parlare a nessuno.
In Italia la sinistra ha bisogno di rompere il gioco delle correnti, dei riciclati, dei mestieranti del consenso. Servono facce nuove, idee forti, linguaggio diretto. Non basta cambiare segretario o simbolo: bisogna cambiare approccio. Tornare nei quartieri, nei mercati, nelle periferie. Parlare di stipendi, affitti, scuola, futuro.
Il “Mamdani italiano” non esiste ancora, ma è tempo di cercarlo — o meglio, di costruirlo. Perché se la sinistra continuerà a credere che la vittoria arrivi dai salotti e dai convegni, resterà sempre spettatrice. La politica, quella vera, nasce dove ci sono le persone. E lì, oggi, non c’è più nessuno a rappresentarle.
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