I magistrati ripetono che si limitano ad applicare le leggi.
Ma quanto protestano quando il parlamento fa il suo lavoro, cioè cambiarle.
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Il problema si risolverebbe in un istante se questi immacolati difensori della costituzione si degnassero di applicarla anzitutto a se stessi, rendendo la legge uguale per tutti: ossia facendo si che un magistrato debba rispondere del proprio operato come ogni comune mortale, e qualora raggiunto da procedimento giudiziario debba pagarsi di tasca propria un avvocato difensore, e debba consumarsi le proprie ferie per andare ossequiosamente ad ogni udienza che un suo compare collega organizzerà; e magari avendo il proprio nome pubblicato per bene in occasione di ogni suo atto, così che, come succede ai comuni mortali, ai medici, agli infermieri, ai professori, si troverebbe esposto alle intemperanze del popolano di turno. Pronti a criticare se le leggi non vanno bene e intolleranti nei confronti di chi le leggi le fa. L’ultimo caso oggi a Torino dove a un convegno del sindacato di Polizia ha criticato il decreto sicurezza.
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