Dai commercialisti nessun corporativismo ma richiesta di ascolto
Matteo de Lise. Invece di prendere atto dei problemi oggettivi sollevati dai professionisti esprime considerazioni che non fanno che rendere ancora più evidente la distanza siderale che separa una certa politica dalla quotidianità di imprese e professionisti
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“Definire “incredibile il corporativismo manifestato dai commercialisti” è grave e preoccupante, poiché manifesta una totale mancanza di comprensione del nostro messaggio. L’onorevole Claudio Mancini, esponente del Partito Democratico che sostiene il Governo, invece di prendere atto dei problemi oggettivi sollevati dai professionisti, esprime con queste parole considerazioni che, a nostro avviso, non fanno che rendere ancora più evidente la distanza siderale che separa una certa politica dalla quotidianità di imprese e professionisti”. Lo afferma Matteo De Lise, presidente dell’Unione nazionale giovani dottori commercialisti ed esperti contabili.
“Quello dei commercialisti non è un capriccio corporativo e non è una carenza organizzativa interna degli studi”, evidenzia De Lise. “Si tratta invece di una diretta conseguenza dell’attività politica del Governo sostenuto da Mancini: in piena emergenza Covid è stata emanata una enorme quantità di normative, che hanno avuto molteplici ricadute su imprese e professionisti. Le scadenze e gli adempimenti sono aumentati, non diminuiti, circostanza che sembra essere stata non adeguatamente considerata dal deputato. Un carico di lavoro extra che abbiamo affrontato per non sfilacciare ulteriormente il tessuto economico del Paese, ma che è stato reso più gravoso dalle normative annunciate prima di essere emanate e da provvedimenti contenenti criticità operative non risolte con la dovuta tempestività”.
“Ricordiamo al deputato che la richiesta di proroga della scadenza delle imposte al 30 settembre (concessa l’anno scorso per un problema con gli ISA) nasce dalle nostre difficoltà operative, ma anche dalla mancanza di liquidità da parte delle imprese. Non è certo un capriccio. Mi sembra – evidenzia De Lise – che il deputato accusi di corporativismo la nostra categoria per il solo fatto di aver avanzato richieste che in un Paese come il nostro dovrebbero essere scontate e naturali, mentre invece siamo sempre più vittime di una complessità dilagante del sistema e di una miopia organizzativa tale da fissare, in un anno tanto complesso, scadenze di nuovi adempimenti al 13 agosto ed al 7 settembre, che vanno a complicare ulteriormente un calendario fiscale che da anni chiediamo di modificare. Questi disagi, non solo nostri ma di tutti i contribuenti, sono ormai così forti che ci hanno portato, per la seconda volta nella storia e non certo a cuor leggero, alla proclamazione dello sciopero di categoria”.
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