"Serve un accordo politico sul fine vita, il Parlamento segua la Consulta"
Il presidente della Cei invita le parti politiche a legiferare, precisa che "la Chiesa non avallerà mai una legge che autorizzi il suicidio o l'eutanasia", ma apre a depenalizzazioni di "alcuni comportamenti in casi determinati di malati terminali". "Ci sono valori per noi fondamentali, poi c'è il principio di laicità"
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“Lo aveva detto Ratzinger, lo ha ripetuto Francesco. Non siamo più nell’epoca della cristianità. A maggior ragione servono cristiani. La vera sfida è annunciare il Vangelo senza asserragliarsi nei bastioni di un passato che non c’è più”. Matteo Maria Zuppi concede una lunga intervista al Corriere della Sera in cui tratta diversi temi, fra cui le guerre, il riarmo, i diritti. “Ci sono valori che per noi sono fondamentali” dice il presidente della Cei, “e restano tali. Esiste poi il principio di laicità, visto che non siamo nello Stato della Chiesa. E lo Stato non può non tenere conto di diversi punti di vista, ma sulle questioni antropologiche non può neppure fare a meno della pienezza della persona umana”.
È un ragionamento che porta Zuppi a chiedere al Parlamento di fare una legge sul fine vita. “Ci sono scelte che richiedono uno spirito costituente” afferma il presidente dei vescovi italiani, “maggioranza e opposizione devono arrivare a un accordo”, servono “attenzione, rispetto, misericordia e comprensione verso il dolore umano. La vera dignità consiste nell’essere amato e protetto nella fragilità”. Per la Chiesa cattolica ci sono dei paletti: “Non avallerà mai una legge che autorizzi il suicidio o l’eutanasia” chiarisce Matteo Zuppi. “Il nostro auspicio è che il legislatore segua il solco delle sentenze della Corte costituzionale, con le eccezioni previste nella parte in cui si depenalizzano alcuni comportamenti in casi determinati di malati terminali. Ma che innanzitutto contempli la vera attuazione in tutta Italia delle cure palliative. E quindi si occupi della tutela della vita”.
Zuppi parla poi del documento sinodale, letto come un sostegno al gay pride. “Un’interpretazione malevola” dice il presidente della Cei, secondo cui il documento dice che bisogna “combattere contro le discriminazioni, il femminicidio, l’omofobia, la violenza”. E invita a riconoscere l’altro, “significa che tu ci sei e io ti accompagno. Non significa fai quello che vuoi”.
Il cardinale affronta anche il tema della guerra in Ucraina. “La pace deve essere giusta. Ma giusta è la pace ed è sempre un compromesso che declina principi e realtà”. Su Donald Trump, Zuppi iconosce che “la sua insistenza ha portato al dialogo in Medio Oriente e in Ucraina, aprendo finestre che sembravano sigillate”, anche se “preoccupa che abbia cambiato il nome del Dipartimento della difesa in Dipartimento della guerra”. Sul riarmo europeo, il cardinale ha sottolineato che “la Ue avrebbe bisogno di un efficace coordinamento unitario, premessa a un esercito europeo. Un riarmo proporzionato ai reali rischi della sicurezza”. Parlando dei centri in Albania, poi, Zuppi ha commentato così: “dobbiamo stare attenti a non credere e far credere che c’è più sicurezza se alziamo ancora di più i muri. Si sconfigge l’illegalità con una legalità che funzioni”.
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