Dopo il Leoncavallo, nel mirino Spin Time e CasaPound
Dopo lo sgombero dello storico centro sociale milanese, il Viminale punta sugli stabili occupati a Roma. Spin Time e la sede di CasaPound sotto osservazione.
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Nell’elenco del Viminale, infatti, ci sarebbero due occupazioni in particolare: lo Spin Time e Casapound.
Proprio su quest’ultimo immobile ieri l’opposizione al governo Meloni ha puntato il dito: «Lo sgombero del Leoncavallo dimostra ancora una volta l’ipocrisia e il doppiopesismo di questo governo – ha tuonato Angelo Bonelli, deputato di Alleanza verdi e sinistra – Un presidio culturale, sociale e politico attivo da oltre trent’anni a Milano, che ha dato voce a generazioni di giovani, artisti e attivisti, viene liquidato come semplice “illegalità”, mentre l’immobile occupato dai fascisti di Casapound nel cuore di Roma resta intoccabile per Piantedosi». Anche l’Anpi, oltre a esponenti del Pd, si è unita al coro contro il governo ricordando che «su Casapound il ministro Piantedosi non ha mai mosso un dito». Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, avrebbe però già firmato la richiesta inviata al Comune e alla Prefettura di Roma per verificare la presenza di occupanti sia nello stabile di via Napoleone III, storica sede di Casapound, sia nello Spin Time, il palazzo ex Inpdap di via Santa Croce in Gerusalemme 55, occupato da Action. È il primo passo, tecnico ma essenziale, verso un eventuale sgombero. Non si sa quando, ma l’iter sarebbe partito.
Rispetto al piano sgomberi del 2022 della Prefettura, il 14 dicembre 2023 è stato liberato l’immobile di via del Policlinico 137; il 30 gennaio 2024 è toccato al padiglione 25 del Santa Maria della Pietà; il 7 giugno è stata la volta dello stabile di via del Porto Fluviale 12; il 23 dicembre è stato sgomberato l’immobile in via Melibeo 7 e il 31 luglio scorso Roma Capitale ha acquisito l’edificio di via Lucio Calpurnio Bibulo 5. L’obiettivo è recuperare, per quanto possibile, il maggior numero di immobili per ridurrei risarcimenti che lo Stato potrebbe dover pagare ai proprietari degli edifici.
Al netto delle «fragilità» presenti in queste strutture, a cui va garantito un alloggio alternativo da parte del Comune, le spese a carico della collettività sono ingenti. Solo nella Capitale il costo delle occupazioni abusive per il Comune sarebbe di 72 milioni di euro l’anno. A questo bisogna aggiungere quello legato al mancato sgombero degli edifici privati. Lo Stato, infatti, è sempre condannato a pagare un indennizzo in caso di sfratto non eseguito o anche in caso di sequestro penale non eseguito. Emblematiche, a riguardo, alcune sentenze arrivate negli anni scorsi su vere e proprie espropriazioni senza indennizzo che allo Stato costano milioni, se non miliardi.
Nel 2018, infatti, il Tribunale civile di Roma ha di fatto «contabilizzato» il danno dei privati e condannato lo Stato a risarcirli con costi altissimi per la collettività. La prima riguardava un immobile occupato in viale Caravaggio, di proprietà della società Oriental Finance, a cui è stato riconosciuto un risarcimento di 266.672,76 euro al mese, da corrispondere da settembre 2014 e fino allo sgombero, per un totale di 23 milioni di euro. Dello stesso tenore la decisione che riguardava l’occupazione dell’ex stabilimento Fiorucci per il quale il ministero dell’Interno è stato condannato a pagare 28 milioni in una prima sentenza e otto nella seconda, per un totale di 35 milioni di euro.
Francesca Musacchio su Il Tempo
Spin Time, palazzo ex Inpdap occupato in via Santa Croce in Gerusalemme, è una struttura con forte radicamento sociale. L’edificio ospita nuclei familiari (compresi extracomunitari e cittadini italiani) con bambini, molti dei quali frequentano le scuole della zona
Due anni fa, lo stesso sindaco Gualtieri intervenne per congelare una situazione di sgombero imminente, a fronte di un progetto urbanistico volto a trasformare lo stabile in un albergo.
CasaPound, occupazione di matrice neofascista, presenta uno scenario politico controverso, con richieste di trattativa politica.
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