Pensioni minime, verso aumento di 6 euro nel 2025.
Ma arriva la beffa del blocco del meccanismo di sterilizzazione.
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Dal prossimo anno le pensioni minime arriveranno 620,92 con un aumento di meno di 7 euro rispetto a quanto previsto dalla naturale rivalutazione legata all’inflazione.
Sarebbe questo l’orientamento del governo tradotto in norma nell’ultima Legge di Bilancio. Gli assegni minimi dovrebbero così aumentare del 2,7% rispetto al trattamento minimo prima della maggiorazione (598,61 euro) legata all’inflazione, cioè circa l’1%.
Tuttavia, trapelano alcuni dettagli, tra cui quello molto atteso sulla conferma dell’aumento delle pensioni minime. L’assegno erogato dall’Inps dal 2025 dovrebbe infatti passare dai 614,77 euro attuali a 631,37 euro, 16 euro e spiccioli che equivalgono ad un aumento del 2,7 per cento, leggermente superiore all’inflazione, e in linea con l’intervento fissato nel 2024. Questo permetterà ai pensionati di ricevere un assegno adeguato alla crescita dei prezzi.
Si tratta nei fatti di una proroga dell’impianto previdenziale esistente, con una piccola novità: l’adeguamento all’inflazione degli importi degli assegni subirà gli effetti del blocco del meccanismo di sterilizzazione. In tal modo gli importi più elevati subiranno una rivalutazione inferiore rispetto a quelli più bassi. Nella sostanza nel 2025 ci sarà una rivalutazione delle pensioni inferiore alle attese. Secondo i dati Istat sulla base dell’andamento dell’inflazione, l’aumento previsto sarà dell’1,6%, decisamente più basso di quello utilizzato nel 2024, quando i dati tra il 2022 e il 2023 avevano portato la rivalutazione fino al 5,4%.
Il governo dovrebbe applicare il meccanismo “a scaglioni” previsto dalla legge 388/2000 che sarebbe dovuto entrare in vigore già nel 2023 ed è poi slittato di due anni. La norma prevede rivalutazione al 100% degli importi fino a 4 volte il minimo, del 90% per la quota eccedente tra 4 e 5 volte e del 75% oltre le 5 volte.
Oltre al rifinanziamento di Ape sociale, Opzione donna e Quota 103, nella manovra dovrebbe essere introdotta la possibilità di usare i fondi integrativi alimentati con il Tfr per colmare le lacune contributive e consentire di andare in pensione a coloro che non hanno raggiunto l’importo dell’assegno sociale con il sistema contributivo e andare così in pensione di vecchiaia a 67 anni.
Nel momento in cui il testo della Manovra 2025 verrà consegnato, inizialmente alla Camera dei Deputati, potrà prendere il via il percorso parlamentare del disegno di legge che consentirà alle forze politiche di proporre eventuali cambiamenti alle norme elaborate dall’esecutivo, per l’approvazione finale entro il 31 dicembre 2024
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