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Nuovo Codice Appalti: Fondazione Inarcassa teme la poca trasparenza

Le motivazioni sul grave timore di un passo indietro sulla progettazione e sul ruolo dei liberi professionisti tecnici: le dichiarazioni di Franco Fietta

Nuovo Codice Appalti: Fondazione Inarcassa teme la poca trasparenza

Continua, dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, la lettura a più voci relativa al nuovo Codice Appalti. Se la virata decisa verso i processi di digitalizzazione è un punto positivo anche secondo Fondazione Inarcassa, lo stesso non si può dire sul fronte della valorizzazione del lavoro dei professionisti tecnici.

Nuovo Codice Appalti, i rischi all’orizzonte

Bene anche la nuova organizzazione della pubblica amministrazione ma, spiega in una nota il presidente di Fondazione Inarcassa Franco Fietta, “non possiamo non rilevare un passo indietro per la platea degli architetti e degli ingegneri liberi professionisti. Rispetto al vecchio codice (D.lgs. 50/2016), il nuovo testo presenta aspetti molto critici che mettono in secondo piano il lavoro e le competenze dei progettisti. Non è stata accolta nessuna delle proposte di modifica suggerita sia da noi sia da altri professionisti della progettazione”. Serviva quindi un maggiore equilibrio e maggiore attenzione alla fase progettuale in grado. Questo per accompagnare il Paese, secondo Fondazione Inarcassa – nel processo di riqualificazione del territorio, messa in sicurezza del patrimonio edilizio e soprattutto di cantierizzazione delle nuove opere fondamentali ai fini della crescita e comunque in linea con gli obiettivi del PNRR.

Nuovo Codice Appalti, il giudizio dell’Anac Nuovo codice appalti: l’ok di Ance e la delusione del CNI

Tra i punti critici evidenziati da Fondazione Inarcassa c’è la riduzione dei livelli di progettazione che, passando da due a tre, impoveriscono la fase di proposta e discussione e rischiano di rendere impossibile la gestione della fase di transizione. Altra questione che non convince del tutto è il ritorno nei servizi di ingegneria e architettura, ma non solo, agli incarichi diretti o comunque una riduzione significativa delle gare pubbliche e delle rotazioni di incarico, andando così a segnare un’inversione di tendenza nella trasparenza delle procedure.

“Il ricorso all’appalto integrato rafforza i grandi player a discapito dei professionisti della progettazione. Sono state, inoltre, sottovalutate le criticità mosse dall’ANAC che ha evidenziato quanto che l’appalto integrato non offra garanzie né in termine di snellimento della procedura né in termini di qualità delle proposte progettuali. Poca chiarezza, purtroppo, anche sugli affidamenti gratuiti da parte della PA, che restano possibili in casi eccezionali”, ha aggiunto Fietta – e il nuovo Codice dei contratti pubblici rischia di non essere funzionale agli obiettivi legati alla modernizzazione e crescita del paese e in particolare a quelli contenuti nel PNRR”.

Fonte Tekcoring

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