Il rapporto Censis delinea una situazione in chiaro scuro
Occorrono nuovi strumenti per far crescere i professionisti
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“Un quadro con luci e ombre, quello che ci restituisce oggi il rapporto Censis sull’avvocatura, perché il dato reddituale sia pure di poco migliora ancora, mentre il numero degli iscritti agli albi è aumentato rispetto al 2017, ma solo dello 0,3% Ma quello che oltre ai numeri si deve dire della situazione dell’avvocatura italiana, è che oggi ancora manca una reale attenzione nei confronti della professione di avvocato, in quanto non sono incoraggiate le aggregazioni, sono ignorate le asimmetrie sul piano fiscale che le disincentivano, le collaborazioni anche multidisciplinari sono frenate e non c’è prova che il minor prezzo praticato equivale a minore qualità della prestazione”. Lo ha dichiarato il segretario dell’Associazione Nazionale Forense Luigi Pansini, a margine dell’evento organizzato ieri a Roma da Cassa Forense per la presentazione del quarto rapporto Censis sull’avvocatura. “Prevale ancora – continua Pansini – un sentimento di paura che invece va superato con rinnovato coraggio e con un’operazione culturale che miri, per esempio, ad affermare la consapevolezza che le specializzazioni sono necessarie e prescindono da un regolamento ministeriale, che l’equo compenso oggi è realizzabile con il contratto con il cliente e, in mancanza, con i parametri ministeriali ai quali il giudice deve attenersi. Complementare e propedeutica è la necessità di rivedere il sistema di auto-regolamentazione, con una netta separazione nelle funzioni degli ordini tra quelle esercitate in nome e per conto dello Stato a tutela dell’integrità della professione e quelle che dovrebbero perseguire l’obiettivo di favorirne l’evoluzione e la crescita. L’auspicio è che dalla prossima finanziaria le forze politiche ripongano maggiore attenzione alla professione forense – conclude Pansini.
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