Giustizia tributaria, il Cnf: «Preoccupati e perplessi per testo e modalità»
La presidente Masi: «L'attuale proposta purtroppo non conferma le buone intenzioni iniziali di uniformare i procedimenti tributari alle altre giurisdizioni»
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«Le indiscrezioni circolate in questi giorni sul testo di riforma della giustizia tributaria e la notizia che confermerebbe l’intenzione del Consiglio dei ministri di domani ad approvare, con un’ampia condivisione di tutte le forze politiche, la riforma tributaria inserendola nel decreto Aiuti bis, non solo non confortano ma alimentano anche dubbi sulla modalità scelta».
È quanto afferma la presidente del Consiglio nazionale forense, Maria Masi, che prosegue: «Se le ragioni sottese sono riferibili al piano di attuazione del Pnrr, la preoccupazione e le perplessità dell’avvocatura aumentano e a ben ragione. Nel merito, l’attuale proposta purtroppo non conferma le buone intenzioni iniziali di uniformare i procedimenti tributari alle altre giurisdizioni. Le ipotesi di consentire anche ai laureati in Economia l’accesso alla magistratura tributaria tramite concorso e il non considerare la difesa tecnica unicamente in capo agli avvocati vanificano l’esigenza di modernizzazione del sistema tributario a partire dalla professionalizzazione del giudice, assunto tramite concorso, adeguatamente retribuito e a tempo pieno, al pari delle altre giurisdizioni».
«Una riforma accettabile della giurisdizione tributaria – spiega la presidente del Cnf – deve necessariamente presupporre la piena attuazione dei requisiti di indipendenza, terzietà e imparzialità richiesti dall’articolo 111 della Costituzione, assicurando l’attuazione di un “giusto” processo tributario e, con esso, il corretto esercizio della funzione impositiva mai prescindendo dalla difesa tecnica specializzata e dal rispetto di regole professionali e deontologiche condivise. Condizioni che dovrebbero essere imprescindibili anche e soprattutto nell’attuazione degli obiettivi del Pnrr».
«Questo dovrebbe essere chiaro a chi domani riterrà di potersi e doversi esprimere sul testo di riforma e anche e soprattutto a chi già si propone di rappresentare i cittadini nell’immediato futuro. Senza alcun dubbio è chiaro all’avvocatura», è la conclusione di Masi.
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