Nodi della riforma della giustizia tributaria
Testo verso il Cdm, 'magistrati solo con laurea in Giurisprudenza'
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“La riforma del processo tributario sembra finalmente avviarsi alla sua realizzazione, non fosse altro per rispettare gli impegni presi con il Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza): lo schema di disegno di legge di prossima approvazione da parte del Consiglio dei ministri, se da un lato evidenzia molti punti da sempre caldeggiati anche dalla nostra associazione, dall’altro presenta criticità”, una su “un punto che riteniamo essere altamente discriminatorio, oltre che contradditorio”, giacché “per la nomina dei magistrati tributari si stabilisce che al concorso per esami, sono ammessi i laureati in possesso del diploma di laurea in Giurisprudenza.
L’esclusione dalla possibilità di accesso anche a coloro che sono in possesso di diploma di laurea specifica in materia tributaria, suscita molte perplessità, in quanto in un ambito tanto delicato e specialistico come il processo tributario, non è pensabile che l’organo giudicante non abbia conoscenze specifiche in tema fiscale, contabile, aziendale”.
Lo si legge in una nota dell’Anc (Associazione nazionale commercialisti). “È questa un’evidente discriminazione nei confronti di un’ampia platea di professionisti – dichiara il presidente Marco Cuchel – ma anche una palese contraddizione con quello che dovrebbe essere un principio cardine della riforma, ovvero l’elevata professionalità e specializzazione in materia tributaria da parte dei giudici tributari”. La magistratura tributaria, infatti, prosegue, “nella legge delega per la riforma tributaria in approvazione, assurge ad un’elevata connotazione professionale che, gioco forza, deve distinguersi dalle altre magistrature e deve avere una particolare competenza delle materie trattate, stante il forte impatto sul tessuto economico nazionale. Non dimentichiamo che tratta cause quantificate in circa 41 miliardi e l’1% del Pil nazionale”, si chiude la nota del sindacato professionale.
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