AUTONOMI SOTTO LA SOGLIA DEI 5 MILIONI
Guide turistiche, ristoratori, commercianti, agricoltori: pandemia e digitalizzazione forzata hanno spazzato via migliaia di lavori
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Gli indipendenti, come indicano gli ultimi dati Istat, relativi a luglio, sono scesi sotto la soglia dei 5 milioni (4 milioni e 944mila), in calo sia rispetto a giugno di quest’anno (-47mila, ossia -0,9%), sia rispetto a luglio del 2020 (-62mila, ossia -1,2%).
Dalla Confederazione nazionale dell’artigianato spiegano che «da inizio pandemia la contrazione degli indipendenti sfiora le 300mila unità». Se andiamo a vedere i settori, quelli che soffrono di più sono i servizi, in particolare alloggi, ristorazione e trasporti, per effetto delle prolungate misure restrittive, mentre sono in controtendenza servizi alle imprese e costruzioni.
E stiamo parlando, tra gli altri, «di un milione e 150mila autonomi iscritti agli ordini e alle casse e di circa 350mila non ordinistici e iscritti alla gestione separata dell’Inps». Soffermandoci sui lavoratori ordinistici «siamo in una fase di assestamento per non dire calo, con i giovani che escono dall’università che in meno del 30% dei casi vorrebbero fare attività professionale – continua Stella -. Preferiscono il lavoro dipendente. In parte per la complessità degli adempimenti burocratici per avviare le attività, in parte perché le professioni non sono più quelle di una volta, si assiste a un calo importante dei praticanti». Proprio per questo servirebbero «politiche per i giovani e per favorire aggregazioni tra studi anche in ottica multidisciplinare».
Il quadro non è roseo nemmeno per i lavoratori non ordinistici. «Con la flessione dell’economia del terziario c’è stato un calo di fatturato importante che ha segnato una netta inversione di tendenza. Nella fase prepandemica, infatti, le professioni che rappresentiamo erano in forte crescita – racconta Anna Rita Fioroni, presidente di Confcommercio professioni -: per il decennio 2008-2018 si parla di uno sviluppo numerico del 71,6%. Oggi, invece, parliamo di una riduzione intorno alle 200mila unità tra quest’anno e la metà del 2022». Per Fioroni «serve attenzione perché la mancanza di un sistema di tutele adeguato e di politiche attive per questo mondo ha generato una situazione di incertezza nell’esercizio dell’attività professionale che ha impedito di guardare al futuro. A questo si aggiungano le difficoltà nell’adempiere alle scadenze fiscali e nella programmazione delle attività in questa fase».
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