Governo Draghi, il giorno della fiducia alla Camera: il voto atteso in serata
Il voto è previsto stasera, intorno alle 20.
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E’ cominciata questa mattina alle 9, con la discussione generale, la lunga giornata a Montecitorio per il premier Mario Draghi e per il nuovo esecutivo. Il presidente del Consiglio segue il dibattito dai banchi del governo. Gli iscritti a parlare sono 63. Nella seduta di ieri il premier aveva consegnato il testo delle dichiarazioni programmatiche. In base a quanto deciso dai capigruppo di Montecitorio,la discussione generale andrà avanti fino alle 12, quando sarà sospesa fino alle 13.30 per la sanificazione dell’Aula. Riprenderà dalle 13.30 alle 16, quando ci sarà una nuova pausa per la sanificazione fino alle 18, quando si terrà la replica del presidente del Consiglio. Le dichiarazioni di voto saranno dalle 18.30 alle 20, quando avrà inizio la chiama per la votazione di fiducia.
Il governo di Mario Draghi ieri in tarda serata incassa la prima delle fiducie. Il larghissimo sostegno, 262 i sì, sono sostanzialmentne in linea con le previsioni. Sono 40 i voti contrari; a schierarsi contro, oltre ai diciannove parlamentari di Fdi, sono sei senatori del gruppo misto e quindici Cinque stelle che votano in dissenso con la linea del gruppo. Altri 8 cinquestelle non hanno partecipato alla votazione, due risultano assenti giustificati. Dunque nel Movimento il dissenso non si placa, i dissidenti che hanno votato contro la fiducia al governo Draghi saranno espulsi dal Movimento 5 stelle . Lo confermano fonti del M5s che non lasciano adito a dubbi. Il capogruppo del movimento a Palazzo Madama Licheri aveva comunque avvertito che quella targata 5s non è una fiducia incondizionata: “non dia mai per scontato il nostro sì perché noi, mi permetta questa licenza verbale, le romperemo le scatole”, aveva dichiarato in aula.
Il resto dei leader dei partiti di maggioranza ha confermato il pieno sostegno a Draghi. “La Lega c’è” commenta a caldo Matteo Salvini. Il leader leghista continua a mantenere toni low profile, e ribadisce la lealtà del partito: “Abbiamo scelto di esserci, di metterci la faccia. In questi giorni sto incontrando sindaci, governatori, imprenditori, agricoltori e ristoratori che mi chiedono non la polemica politica destra-sinistra tra sovranisti ed europeisti, ma la soluzione dei problemi: salute, lavoro e ritorno alla vita”. Salvini glissa anche sulle parole di Draghi sull’euro irreversibile: “Draghi ha sempre ragione”, osserva.
La ‘svolta’ moderata della Lega viene accolta positivamente dall’alleato Berlusconi: “È certamente un atto di saggezza che anche l’Europa apprezzerà”, dice il Cavaliere commentando la ‘nuova’ linea leghista. Draghi “ha pronunciato un discorso dettagliato, di alto profilo, che guarda al futuro, che delinea un’Italia capace di rialzarsi e di ripartire. Mi sono riconosciuto nel suo discorso”, dice Silvio Berlusconi, che rivendica: “Sono le ragioni per le quali abbiamo chiesto la nascita di questo governo e lo sosterremo con impegno e dedizione totale”, assicura.
Non ha dubbi sul sì a Draghi il segretario del Pd, Nicola Zingaretti: “Dalle sue parole una conferma: l’Italia è in buone mani. Il Pd farà parte di questa sfida”.
Non nasconde la soddisfazione Matteo Renzi: “Draghi ha dato una visione”, esulta in Senato. E aggiunge: “A chi ancora oggi si domanda, ma aveva senso aprire la crisi? Rispondo semplicemente sì, ne valeva la pena”. Infine rivendica: “Il cambio Conte-Draghi è in assoluto la cosa più difficile, più incredibile e anche più utile al Paese che abbia mai fatto. Sicuramente adesso io conto meno, ma l’Italia conta di più”.
Nessun ripensamento per Giorgia Meloni: “Dopo aver ascoltato da Draghi un intervento di generica visione politica, che evita pero’ di calarsi nelle scelte concrete da effettuare, confermiamo il nostro no a questo Governo”, spiega. Per la leader di FdI “il governo Draghi e’ un governo orientato a sinistra, molto piu’ di quanto mi sarei aspettata”.
Mario Draghi nel suo intervento programmatico aveva richiamato al senso di “responsabilità nazionale” in cui “l’unità non è un’opzione, è un dovere”. Il suo non sarà un esecutivo tecnico o del presidente, il suo è il “governo del paese” e avrà il compito di avviare una “nuova ricostruzione”.
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