Anno: XXV - Numero 180    
Giovedì 3 Ottobre 2024 ore 13:00
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Medici a gettone emorragia di denaro pubblico.

Per gli ultimi 5 anni, i dati arrivano dall’Anac.

Medici a gettone emorragia di denaro pubblico.

Da un anno prima a uno dopo il ciclone pandemico, l’Autorità Anticorruzione calcola, per tutte le esternalizzazioni in sanità, una spesa di circa 1,7 miliardi di euro.

Quanto ha speso il Servizio sanitario in medici ed infermieri a gettone? Per gli ultimi 5 anni, i dati arrivano dall’Anac. Da un anno prima a uno dopo il ciclone pandemico, l’Autorità Anticorruzione calcola, per tutte le esternalizzazioni in sanità, una spesa di circa 1,7 miliardi di euro. Sono stati impiegati per evitare di attingere ai fondi per la spesa del personale, per i quali invece la legge impone ai direttori generali di Asl e ospedali dei tetti fissi. L’Ufficio Rilevazione e Monitoraggio dei Prezzi di riferimento ha censito tutti i contratti stipulati dal 2019 al 2023 per l’acquisto di servizi medici, infermieristici e di personale generico. Gli importi versati dalle stazioni appaltanti (Centrali, Asl, Aziende ospedaliere) sono stati separati in due tipologie: spese per contratti inclusivi di accordi quadro (che possono avere effetti di cassa anche a 2-3-4 anni), e spese per contratti che escludono gli accordi quadro e comprendono le sole adesioni effettive. La prima cosa che si scopre è che per gli infermieri il ricorso a contratti di esternalizzazione era iniziato già nel 2019 (e per il personale “generico” negli anni Duemilaedieci). Invece, per i medici il boom c’è stato con il Covid-19: se nel 2019 erano stati firmati contratti inclusivi di accordi quadro per 9,6 milioni e nel 2020 per 11 milioni, nel 2021 si è balzati a 30,2 milioni (+174%) e nel 2022 a 36,8 milioni (+20%). Se valutiamo i contratti inclusivi delle sole adesioni a valle, gli importi, di 10,3 milioni nel 2020, raddoppiano a 20,7 milioni nel 2021 e restano quasi stabili (21,2 mln) nel 2022.

Per gli infermieri i contratti inclusivi di accordi quadro valevano già 37,3 milioni nel 2019, sono raddoppiati a 76,1 milioni nel 2020, e a sorpresa sono crollati a 22,4 milioni nel ’21 e ad appena 2,2 milioni nel ’22; si ipotizza raggiunta una “piena operatività” con gli accordi quadro del 2020 con effetti negli anni successivi. E difatti, considerando i valori dei contratti al netto degli accordi quadro ed includendo le adesioni degli aggiudicatari, il trend per l’acquisizione di prestazioni infermieristiche è: 22 milioni nel ’19, 52,8 nel 2020 (+137%), 20,8 nel 2021 (-61%) e 14,3 nel ’22 (-32%). Coop e società fornitrici di lavoro temporaneo sono state cercate sempre meno per gli infermieri e sempre più per i medici. Queste due categorie, tuttavia, non sono i “driver” della spesa in questione. Dei 1,7 miliardi sborsati dal Ssn fra 2019 e 2023 considerando gli accordi quadro, infatti, i picchi non sono negli anni del Covid, ma nel 2019 (579 milioni) e nel 2023 (476 milioni) mentre nel 2020-21-22 si sono spesi al più i 270 milioni del ’21. A superare il miliardo di spesa si arriva includendo i contratti per l’acquisto di prestazioni di personale generico, in cui medici ed infermieri possono rientrare, insieme ad altri professionisti sanitari e non professionisti.

Dei 1,692 miliardi considerati, 906,5 milioni sono stati sborsati dalle centrali di committenza, 608,5 da Asl e ospedali e 177 da altre aziende sanitarie. Anche le regioni hanno speso diversamente tra loro. Per medici ed infermieri si sono esposte di più Lombardia (56 milioni di euro), Abruzzo (51) e Piemonte (34); quarto, staccato, il Lazio con 13 milioni. Considerando tutti i contratti, ad esporsi di più è stata la Toscana con 184 milioni seguita dalla Lombardia con 170. Nessuna Regione tranne la provincia di Trento, è riuscita a recuperare operatori usando i soli fondi per il personale. I contratti sono concentrati nelle mani di poche coop: per i medici, cinque operatori si sono assicurati il 64% del valore dei bandi. I fornitori operano per lo più in Lombardia e Lazio.

Il reclutamento di medici a gettone via coop è fenomeno in declino? Secondo alcuni osservatori sì. Misure come quelle della Regione Lombardia, che non rinnova i contratti a scadenza e consente a cordate di aziende sanitarie di gestire bandi per assumere singoli medici, aprono nuove vie. Il governo ha provato a mettere una pezza ulteriore con il nuovo decreto Milleproroghe che prevede per i medici ospedalieri la possibilità di lavorare fino a 72 anni. Filippo Anelli però prevede che le esternalizzazioni di servizi proseguiranno perché gli esodi pensionistici di medici raggiungeranno il top nel 2025. Il presidente Fnomceo indica due alternative: assumere medici specializzandi nel Ssn e consentire la libera professione negli ospedali con turni aggiuntivi. «Quest’ultima proposta finora non ha avuto consenso dalle istituzioni, forse perché non ben compresa. Potrebbe rappresentare una soluzione transitoria almeno fino al 2028 quando avremo un numero sufficiente di medici specialisti formati». Il sindacato Anaao Assomed osserva che con la cifra spesa per i gettonisti nei 4 anni considerati si sarebbero potuti assumere stabilmente 30 mila medici e «considerando che l’attuale carenza di medici nel Ssn è stimata in 25mila professionisti – afferma il segretario Pierino Di Silverio – si sarebbe potuto risolvere il problema». Di Silverio ricorda come dal 2024 le coop non possano più rinnovare i contratti in essere dopo un anno. E invita anche lui a contrattualizzare gli attuali 50 mila specializzandi assicurando loro sin dal 1° anno un percorso formativo ospedaliero così da farli entrare nel Servizio sanitario senza imporgli ulteriori concorsi. 

Sanità 33

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