Anno: XXV - Numero 52    
Giovedì 28 Marzo 2024 ore 15:40
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Lo stress fa ammalare i medici e li spinge alla fuga.

I numeri del fenomeno

Lo stress fa ammalare i medici e li spinge alla fuga.

Disturbi del sonno, stress, ansia, paura: si chiama sindrome da “burn-out”, da esaurimento; dopo la pandemia è esplosa tra i medici, ora colpisce un medico di continuità assistenziale su quattro, un medico di famiglia su dieci, un ospedaliero su 25, il 3% degli odontoiatri. E si ripercuote anche sulle aspettative a qualunque età: tanto che, tra un quinto e un quarto dei medici sotto i 40 anni afferma di volersi ritirar dalla professione. I dati vengono dal sondaggio dell’Istituto Piepoli “La condizione dei medici a due anni dall’inizio della pandemia” realizzato per Fnomceo e presentato a Roma alla Conferenza nazionale sulla Questione medica. Livio Gigliuto vicepresidente dell’Istituto spiega che in pandemia è stato destinato ad altro reparto, un medico su cinque; tre quarti dei medici “ri-mansionati” hanno vissuto un adattamento difficile; anche il rapporto fiduciario con i pazienti è stato intaccato per il 40% degli intervistati. E per il 70% negli ultimi due anni è aumentato lo stress, con punte del 90% tra i medici di famiglia (che si dicono più stressati rispetto a tre anni fa). In corsia e anche sul territorio le ferie non si fanno più: il 55% degli intervistati prende ormai qualche giorno, un quarto le fa comunque, ma un quinto da due anni non le fa più perché non può prenderle. Un terzo di tutti gli intervistati andrebbe già oggi in pensione e il presidente Fnomceo Filippo Anelli è molto impressionato di come il dato decresca di un nulla tra le fasce di età più giovani. «I medici sono in difficoltà- spiega il Presidente della Fnomceo, Filippo Anelli -.Le criticità che già affliggevano la Professione, la carenza di personale, i mancati investimenti, la mentalità aziendalista volta a far quadrare i bilanci più che a definire obiettivi di salute, sono state acuite dall’emergenza sanitaria dovuta alla pandemia. È per sanare questo disagio, e per tornare protagonisti del Servizio Sanitario Nazionale nel momento cruciale della sua riforma che, un anno fa la Fnomceo con i Sindacati medici, ha sollevato la “Questione medica”». Anelli ricorda come l’indagine dell’Istituto Piepoli stimi oltre 15 mila medici e odontoiatri con sindrome da burn-outed è ancora poco: secondo una metanalisi condotta su 55 studi pubblicati sui disturbi a carico dei medici dopo il primo anno di pandemia, la prevalenza di depressione e ansia nei sanitari è rispettivamente del 20,5% e del 25,8%”. E chi cura i curanti?- si chiede Anelli Nel Manifesto presentato alla fine della conferenza, Federazione degli Ordini e sindacati chiedono tra le altre istanze il riconoscimento del burnout come malattia professionale e della professione medica come usurante. Ma torniamo un attimo al dato su ansia e depressione: la seconda è più grave ma sembra addirittura equivalere alla prima, come prevalenza, in una seconda indagine condotta tra novembre 2021 e marzo 2022 dall’università degli Studi di Milano-Bicocca su 958 medici per Anaao-Assomed in Lombardia. In questa regione il 18,5% dei medici, specie donne, ha sintomi riconducibili al burnout, mentre più del 30% ha segni clinici di ansia e depressione. E ancora: il 71,6% sospetta di aver sofferto di burn-out, mentre il 59,5% teme di poterne essere colpito in futuro. Inoltre, l’87,4% dei camici bianchi crede che la pandemia e l’avvento della quarta ondata di Covid abbia avuto effetti di media o grave entità sul proprio benessere lavorativo. A fronte delle dichiarazioni, il rilievo psicometrico mostra come la prevalenza effettiva di una sintomatologia da burnout sia pari al 18,5%, mentre quella relativa a disturbi dello spettro ansioso si attesta al 31,9% e addirittura sale al 38,7% per i disturbi depressivi. A soffrire di più di burnout, ansia, depressione e di una percezione bassa di autoefficacia sarebbero le donne, e livelli più bassi di sofferenza sarebbero associati ad una maggior anzianità di servizio. «Lo studio offre informazioni utili a pianificare interventi preventivi e gestionali finalizzati alla tutela della salute psicologica dei medici», dichiara Stefano Magnone, segretario Anaao Lombardia. «I risultati – evidenzia Ines Giorgi, psicologa, e psicoterapeuta – indicano la necessità di strutturare e promuovere programmi di valutazione accurata del disagio lavorativo per tutti gli operatori e segnatamente per il genere femminile e le persone con minore anzianità di servizio. Bisognerebbe affrontare la cultura del prendersi cura di sé come operatori sanitari già durante il percorso di studi e mettere a disposizione nelle aziende sanitarie specifici setting di supporto».

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