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La riforma dell’Irpef si concentri sui redditi 28mila-55mila

Il Presidente dei Commercialisti agli Stati generali della categoria

La riforma dell’Irpef si concentri sui redditi 28mila-55mila

La riforma fiscale “si concentri anzitutto sui redditi tra 28.000 e 55.000 euro, per i quali l’aliquota marginale Irpef del 38%, cui vanno aggiunti dai due e ai tre punti percentuali di addizionali regionali e comunali, costituisce una declinazione della progressività che non può definirsi costituzionale, bensì espropriativa”. Così il presidente dei commercialisti, Massimo Miani, durante il suo intervento agli Stati generali di Roma. Secondo Miani “il problema della curva della progressività Irpef non sono le aliquote: sono gli scaglioni. Aliquote del 38%, 41% e 43% non rappresentano di per se stesse uno scandalo. Lo scandalo è che comincino ad applicarsi da 28.000 euro, 55.000 euro e 75.000 euro”. La stessa distribuzione del prelievo Irpef, al netto dell’effetto di mitigazione rappresentato dagli 80 euro, ha spiegato Miani ”dice molto. Il 5% dei contribuenti (2.193.699 contribuenti che dichiarano un reddito superiore a 50.000 euro) dichiara il 24% del reddito complessivo aggregato (196 miliardi) e versa il 42% (61,8 miliardi) dell’Irpef; il 20% dei contribuenti (8.212.358 contribuenti che dichiarano un reddito compreso tra 26.000 euro e 50.000 euro) dichiara il 33% del reddito complessivo aggregato (272 miliardi) e versa il 37% (55,4 miliardi); il 75% dei contribuenti (30.805.279 contribuenti che dichiarano un reddito fino a 26.000 euro) dichiara il 43% del reddito  complessivo aggregato (356 miliardi) e versa il 21% (30,8 miliardi)”. Per i redditi più bassi, invece, secondo il numero uno dei commercialisti ”il tema non è fiscale, ma al più contributivo e di integrazione salariale, come per altro dimostra la scelta stessa di questo Governo di risolvere definitivamente l’equivoco degli 80 euro a favore della natura di misura non di riduzione di pressione fiscale, ma di integrazione salariale’. Appena si parla di interventi sui redditi bassi, sorge il problema degli incapienti. Su 41,2 milioni di contribuenti censiti ai fini Irpef sono circa 10 milioni quelli che già oggi, tra deduzioni e detrazioni, scontano un’Irpef netta pari a zero. E’ dunque opportuno – ha concluso Miani – essere consapevoli che, se si affronta il tema della curva della progressività Irpef dando priorità alle fasce di reddito che oggi si collocano al di sotto dei 28.000 euro, invece che a quelle che si collocano tra 28.000 e 55.000 euro, significa essere completamente fuori strada”.

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