I medici chiedono un tavolo con governo e Regioni per gestire i fondi Pnrr sull’edilizia sanitaria.
È la richiesta dei sindacati dei medici, dopo le polemiche sulla fetta di fondi Pnrr per la sanità.
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“Siamo stanchi di sentire parlare ogni settimana sulla stampa di tagli alla sanità. Il braccio di ferro tra governo e Regioni sui fondi del Pnrr è in questo momento inutile. Se ci sono fondi si utilizzino, gli 11 miliardi dell’ex articolo 20 per l’edilizia sanitaria dove sono? Perché ancora non sono stati utilizzati?”. È il commento, affidato all’Adnkronos Salute di Pierino Di Silverio, segretario nazionale dell’Anaao-Assomed, il sindacato dei dirigenti medici del Servizio sanitario nazionale.
E ancora: “A questo punto perché non aprire un tavolo anche con le parti sociali per trovare le soluzioni migliori alla gestione dei fondi del Pnrr destinati alla ristrutturazione degli ospedali, dove sono i medici e gli operatori a lavorare ogni giorno?”.
Insomma, i medici chiedono un tavolo che coinvolga le parti sociali, insieme a governo e Regioni, per la gestione della fetta di fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza dedicato all’edilizia sanitaria. Richiesta che arriva all’indomani del parere critico espresso dalla Corte dei Conti in merito alle modifiche fatte dal governo Meloni al Piano. Modifica che toglierebbe 1,2 miliardi di euro a un progetto sulla sanità.
Prima infatti erano previsti 1,2 miliardi per il programma “Verso un ospedale sicuro e sostenibile”, ma questi fondi sono poi stati spostati per finanziare altre iniziative. E l’iniziativa non potrà quindi più beneficiare delle risorse europee. Fonti di governo hanno spiegato che non si tratta di un taglio, ma di modifiche alle coperture – intendendo cioè che il piano verrà finanziato con altre risorse nazionali – ma per la Corte dei Conti il problema resta. Infatti lo spostamento di risorse comunque “comporta il rinvio dell’attuazione del progetto a quando saranno disponibili spazi finanziari adeguati” e un sostanziale “allungamento delle tempistiche” che la sanità italiana non si può permettere.
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