Anno: XXV - Numero 72    
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MATTARELLA FIRMA ED EMANA IL DECRETO LEGGE RILANCIO

Dopo la firma del Presidente della Repubblica, il decreto legge rilancio a breve verrà pubblicato in Gazzetta ufficiale

MATTARELLA FIRMA ED EMANA IL DECRETO LEGGE RILANCIO

Il dl rilancio era stato varato all’inizio della scorsa settimana dal Consiglio dei ministri. Sale a 266 articoli l’ultima versione del decreto Rilancio, bollinata e firmata dal presidente della Repubblica. E salgono anche i fondi destinati alle scuole paritarie che saranno in tutto 150 milioni, di cui 65 per il ristoro delle mancate rette per chi fa servizi di asilo nido o per l’infanzia e 70 milioni per le scuole primarie e secondarie per le mancate rette di studenti fino a 16 anni. Il governo chiude oggi il decreto rilancio da 55 miliardi di euro per un saldo netto da finanziare di quasi 155 miliardi di euro. Il testo finale ha subito diverse limature dall’approvazione in Consiglio dei ministri lo scorso 13 maggio. Le ultime sono emerge oggi con lo storno di circa 40 milioni di euro dai rimborsi agli enti locali per lo stop alla rata Irap di giugno e il contributo alle scuole paritarie. Precisata anche la norma sulle proroghe agli stati di emergenza vigenti, escludendo esplicitamente quello Covid-19, vigente ancora per oltre due mesi fino al 31 luglio. Tra i grandi capitoli di spesa del provvedimento: circa 10 miliardi alla proroga della Cig, 12 miliardi per i pagamenti dei debiti dei Comuni e degli enti territoriali, oltre 4 miliardi al rinnovo del bonus autonomi confermato a 600 euro per aprile e che salirà a 1000 euro a maggio, circa 500 milioni per il sostegno di colf e badanti. Alla Sanità sono dedicati interventi per 3,2 miliardi mentre lo stop all’acconto Irap vale circa 4 miliardi. Altri 6 miliardi per i ristori a fondo perduto delle Pmi, 2 miliardi affinché le imprese possano adeguarsi alle norme di sicurezza e quasi 1,5 miliardi per consentire il rientro a scuola sicurezza e per stabilizzare 16mila insegnanti. Previsti anche 2,5 miliardi per turismo e cultura (librerie, musei, cinema, luoghi di cultura, teatri). Ma sul provvedimento le polemiche hanno riguardato sopratutto i tempi. Su questi ha voluto rassicurare il ministro dell’economia Roberto Gualtietri che al TG1 ha sottolineato che “ci sarà il pagamento diretto dei 600 euro a tutti i 4 milioni di lavoratori autonomi che li hanno già avuti e questo pagamento avverrà nell’arco di due, tre giorni al massimo”. Aggiungendo che “da domani sarà possibile fare la domanda per i 1200 euro del bonus baby sitter o per i centri estivi”. Il governo non intende ripetere i ritardi accumulati nell’erogazione degli aiuti e dei prestiti introdotti con decreto liquidità le cui votazioni in commissione alla Camera sono andate avanti con difficoltà in questi giorni, risentendo dei ritardi nei pareri degli uffici del Mef, impegnati a chiudere il testo “monstre” del dl rilancio. Ora i lavori del dl liquidità dovrebbero accelerare e l’intenzione è quella di chiudere in settimana i lavori in commissione, forse già giovedì col mandato al relatore, in modo da iniziare la discussione in Aula venerdì o al massimo all’inizio della prossima settimana. Nuova riformulazione per una norma, prevista nella prima bozza del dl rilancio, che aveva suscitato polemiche tra politici e costituzionalisti e che prevedeva la proroga di sei mesi dello stato di emergenza. La formulazione definitiva che compare nella nuova stesura bollinata dalla Ragioneria generale dello Stato e visionata da Agi specifica che è prevista la proroga di tutti gli stati d’emergenza in essere “diversi da quello dichiarato con delibera del Consiglio dei ministri 31 gennaio 2020 per il COVID-19”. La proroga, che nella prima versione era stata letta da molti costituzionalisti come una proroga dello stato di emergenza sanitaria per Covid-19 per altri sei mesi, aveva suscitato diverse critiche. Innanzitutto la stesura era stata definita “ambigua” da Massimo Villone e aveva suscitato i dubbi di Giovanni Guzzetta proprio sul perimetro di competenza. Una ambiguità che viene ora definitivamente risolta poiché viene chiarito che l’estensione dell’emergenza riguarda solo le situazioni critiche seguite dalla protezione civile (alluvioni, effetti del sisma ecc.). Se fosse stata accettata la versione più estensiva, infatti, si sarebbe trattato di una proroga fino al 31 gennaio 2021, decisa ora con oltre due mesi d’anticipo, della proroga dell’emergenza sanitaria emanata dal governo il 31 gennaio e valida fino al 31 luglio. Una ipotesi che non aveva convinto molti, né tra i politici né tra i costituzionalisti. Basti ricordare le perplessità di Sabino Cassese come di Francesco Clementi. Fonti ministeriali avevano poi assicurato che questa non fosse la lettura autentica e che la proroga si riferisse solo alle emergenze locali affrontate dalle diverse amministrazioni a seguito di avversità atmosferiche o simili. Ma il dubbio era rimasto. E anche Giorgia Meloni aveva tuonato contro questa ipotesi. L’Osservatorio permanente sulla Legalità Costituzionale aveva scritto al presidente della Repubblica chiedendo “rispettosamente di voler esercitare le Sue prerogative di organo titolare della funzione di indirizzo politico di garanzia e di controllo sugli atti normativi primari, eventualmente anche con la Sua altissima opera di moral suasion, affinché l’art. 16 del decreto-legge del 13 maggio 2020 sia rimosso dal testo attualmente in corso di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale e in corso di rimessione al Parlamento per la conversione in legge”. Ora il nuovo testo, che chiarisce i dubbi. Tanto che il ministro per i rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà, intervenendo in Aula della Camera sulle mozioni sulle libertà costituzionali, ha chiarito che il decreto legge Covid-19 “ha limitato la possibilità di intervento entro il termine invalicabile del 31 luglio” e ha anche aggiunto che “un’eventuale proroga dello stato di emergenza non determinerà pertanto un’automatica estensione dei poteri straordinari previsti dal decreto stesso”.

Il testo del decreto

 

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