L’Ispettorato del lavoro così non va
Confprofessioni in audizione alla Camera sulla proposta di legge in materia di salute e sicurezza: ancora nodi irrisolti. Urge semplificare gli adempimenti per pmi e studi professionali

Il restyling dell’assetto della vigilanza su salute e sicurezza sul lavoro, previsto dalla proposta di legge di Leu all’esame dell’XI commissione della Camera, desta “perplessità” in Confprofessioni. Nel corso di un’audizione, ieri pomeriggio, nell’organismo parlamentare, l’organizzazione (che riunisce rappresentanze di diverse categorie di lavoratori autonomi iscritti ad Ordini e Albi) ha commentato negativamente l’idea dell’attribuzione all’Ispettorato nazionale del lavoro della competenza sulla vigilanza in materia di sicurezza sul lavoro e di operare “una distinzione tra funzioni di controllo sull’efficacia degli interventi che attengono all’Ispettorato nazionale del lavoro e funzioni di consulenza e prevenzione che riguardano l’Inail”. Secondo il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella,”l’attribuzione in capo all’Ispettorato nazionale del lavoro della vigilanza in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro è condivisibile in quanto rispondente a quella finalità di garantire uniformità di azione e di interpretazione delle norme che è richiesta ormai da anni ad aziende, lavoratori e professionisti. La proposta non è, tuttavia, soddisfacente in quanto, secondo le previsioni del testo proposto, la competenza dell’Ispettorato si affiancherebbe a quella delle Asl, senza neanche la previsione di un coordinamento funzionale tra i due organismi”, ha precisato. «La normativa italiana in materia di salute e sicurezza si distingue per l’imponente complessità legislativa e di attuazione, aggravata dalla rigidità di un Testo Unico imposto in maniera indifferenziata a tutti i datori di lavoro. La proposta Speranza lascia molti nodi irrisolti, in particolare per i liberi professionisti – ha continuato Stella – e interviene con provvedimenti positivi ma non certo risolutivi di una situazione di complessità ben più evidente. Per questo proprio in un’ottica di semplificazione, ripetutamente sollecitata dall’Unione Europea, diventa necessaria una profonda revisione dei principi generali del Testo Unico – ha aggiunto Stella – con semplificazioni “a costo zero” che potrebbero avere un effetto concretamente positivo sulle Pmi e sugli studi professionali».
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