Anno: XXV - Numero 86    
Venerdì 17 Maggio 2024 ore 13:00
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L'EQUO COMPENSO È LEGGE

Via libera definitivo dell'Aula della Camera alla prima legge nazionale che impone alle Pubbliche Amministrazioni di ingaggiare i liberi professionisti con i parametri tariffari ministeriali.

L'EQUO COMPENSO È LEGGE

L’EQUO COMPENSO È LEGGE

Via libera definitivo dell’Aula della Camera alla prima legge nazionale che impone alle Pubbliche Amministrazioni di ingaggiare i liberi professionisti con i parametri tariffari ministeriali. 

Il testo impone alle imprese bancarie e assicurative (e loro controllate e mandatarie) ed alle aziende con più di 50 dipendenti, o con un fatturato di oltre 10 milioni, di versare al professionista a cui affidano incarichi un compenso equo, “proporzionato alla quantità e alla qualità del lavoro” e “conforme ai parametri ministeriali” per la determinazione delle remunerazioni. Equo compenso in arrivo per 1,8 mln di professionisti. “Oggi la Camera dei Deputati ha dato il via libera definitivo alla proposta di legge sull’equo compenso – scrive su Facebook la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. – una norma che ha l’intento di riconoscere e tutelare la qualità e la quantità del lavoro svolto dai liberi professionisti nei confronti dei cosiddetti contraenti forti. Una legge attesa da anni – aggiunge – che ho voluto riproporre a inizio legislatura e di cui sono orgogliosamente prima firmataria insieme al collega Morrone. Ringrazio tutti i deputati e i senatori per questo importante traguardo raggiunto volto a restituire dignità e giustizia a tanti professionisti a cui per troppo tempo sono state imposte condizioni economicamente inique”.  “Oggi salutiamo con soddisfazione – afferma in una nota la Ministra del Lavoro, Marina Elvira Calderone – l’approvazione definitiva di una norma di civiltà, che rappresenta appieno la visione del governo sul mondo del lavoro grazie ad un primo intervento che punta a rendere sempre più universali le tutele per tutti i lavoratori, dipendenti o autonomi che siano. È un traguardo atteso da lungo tempo dai professionisti italiani. L’approvazione odierna rende merito agli sforzi compiuti in tal senso dalle organizzazioni di rappresentanza del mondo professionale e ringrazio gli onorevoli proponenti e il Parlamento per questo risultato. A breve riprenderanno gli incontri del tavolo lavoro autonomo presso il ministero del Lavoro nel quale esaminare e proporre ulteriori interventi sulla disciplina e a sostegno e tutela del comparto”.

Per Marta Schifano, responsabile professioni per Fratelli d’Italia:  tutelato un segmento del lavoro che conta 1,8 milioni di professionisti. Critiche dall’opposizione: applicherà l’equo compenso lo 0,6% delle imprese. Il ddl Meloni-Morrone (Disposizioni in materia di equo compenso delle prestazioni professionali) sta per diventare legge. Nella sostanza, il testo prossimo al voto finale di Montecitorio è quello già approvato dal Senato, con una correzione, solo formale, nei rimandi giuridici alla sopraggiunta riforma Cartabia. Gli interventi in Aula, anche i più critici, non lasciano spazio ad ulteriori emendamenti nè a bocciature dell’equo compenso. La discussione si appunta su alcune questioni rimaste aperte, sollevate proprio dal mondo professionale, ma che non saranno risolte in Parlamento. Il Ministero del Lavoro si è già detto pronto a considerarle in seguito, a legge emanataUno dei motivi di insoddisfazione riguarda la mancata imposizione dell’equo compenso alle imprese sotto i 50mila dipendenti e alle imprese sotto i 10 milioni di ricavi annui. L’On Roberto Morassut (PD) afferma che questa legge “non garantirà l’equo compenso ai professionisti, se non in una misura molto marginale”.  L’equo compenso sarà applicato nei rapporti con le imprese che hanno più di 50 dipendenti, cioè lo 0,62 per cento delle imprese italiane. Oppure dalle aziende con ricavi annui maggiori di 10 milioni di euro, cioè l’1,6 per cento del totale.

Un altro aspetto controverso è la sanzione disciplinare applicabile dall’Ordine al professionista che accetti un compenso sotto la soglia dei parametri ministeriali. La misura viene considerata lesiva della autonomia regolamentare degli Ordini e del principio di equità fra i professionisti, “perché vengono sanzionati i soli iscritti agli Ordini”- fa notare Marassut. La sanzione disciplinare sarebbe un deterrente messo a carico del contraente debole, il professionista, anzichè del contraente forte, il suo committente. “Quale professionista denuncerà il committente che non paghi l’equo compenso, se, a quel punto, sa che incorrerà nella sanzione?”

Di diverso avviso, sullo stesso punto l’On Carla Giuliano (M5S): “In condizioni particolari e provate, gli organi disciplinari degli ordini professionali potranno certamente lasciar andare esente da sanzione l’eventuale professionista che abbia agito in stato di necessità”- osserva.

Infine, tra gli aspetti più insoddisfacenti del testo, l’opposizione segnala la non retroattività della legge, di modo che i contratti già stipulati restino in vigore anche se iniqui.Secondo Marta Schifone, responsabile per Fratelli d’Italia delle professioni, la legge sull’equo compenso offre tutele a un segmento del mercato del lavoro che conta, per gli Ordinisti, 1.430.000 iscritti, e le cosiddette professioni non regolamentate, un comparto che conta circa 440.000 professionisti.  Schifone offre le dimensioni della platea di riferimento:  l’aggregato dei liberi professionisti costituisce il 6,3 per cento degli occupati, il 27 per cento del lavoro autonomo. Ogni 1.000 lavoratori ci sono 52 liberi professionisti. “E ricordo che i professionisti italiani sono il maggior numero di professionisti in Europa”- afferma Schifone. “ProfessionItaliane”, l’Associazione che rappresenta 23 Consigli Nazionali delle professioni ordinistiche ed oltre 2 milioni di professionisti, esprime grande soddisfazione per l’approvazione della nuova legge sull’equo compenso ai professionisti, che integra e migliora quella approvata nel 2017, rendendone più incisiva ed operativa l’applicazione. Non c’è dubbio che occorrerà apportare alcune modifiche, già condivise con le rappresentanze delle forze politiche, al testo di legge per giungere, in un secondo momento, al completamento del principio dell’equo compenso, in modo che questo possa sviluppare appieno la sua efficacia, a tutela della qualità delle prestazioni professionali e, di conseguenza, della collettività. “La normativa introdotta in tema di equo compenso per le prestazioni professionali –  fa notare Confcommercio Professioni – costituisce sicuramente un primo passo la cui efficacia dovrà valutarsi in fase di attuazione. Restano le perplessità sulla limitazione ai soli rapporti di natura convenzionale e ci auguriamo che a breve si possa ampliare l’ambito di applicazione”. “L’ok definitivo della Camera alla legge sull’equo compenso – afferma il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Elbano de Nuccio – rappresenta un passaggio molto significativo, non solo perché si ampliano finalmente le tutele per i professionisti, ma anche perché questa legge è il frutto concreto di un positivo cambio di atteggiamento della politica nei confronti dell’universo delle libere professioni. Esprimiamo il nostro pieno consenso – prosegue – su una disciplina che si pone l’obiettivo di tutelare finalmente il diritto del professionista a ricevere un compenso equo nei rapporti contrattuali che lo riguardano, specie nei casi in cui la controparte è in una posizione dominante. Il principio secondo il quale ad ogni prestazione professionale debba corrispondere un compenso commisurato alla prestazione svolta è alla base di un processo di pieno riconoscimento della dignità dei lavoratori autonomi.  Però – conclude De Nuccio – come tutti i testi anche questo è perfettibile, e il nostro auspicio resta quello che le tutele in esso contenute possano essere in futuro ulteriormente estese. Ma questa legge rappresenta comunque un punto di partenza estremamente importante”, termina la nota dei commercialisti. “Grandissima soddisfazione della giovane Avvocatura per l’approvazione all’unanimità da parte del Parlamento della legge Meloni sull’equo compenso – il presidente dell’Associazione Italiana Giovani Avvocati Francesco Paolo Perchinunno. È una legge che ridà dignità al lavoro dei professionisti che da Bersani e Monti in poi erano stati costretti a indecorose gare al ribasso e a svilire la loro attività professionale. L’orgoglio per una legge nata che – sottolinea  Perchinunno – anche da un’idea dell’Aiga,  protagonista di molte battaglie al fianco dell’Avvocatura.  L’equo compenso è solo un punto di partenza – conclude Perchinunno – da domani saremo al lavoro per rilanciare nuove idee a sostegno della dignità e del lavoro dei professionisti”.

L’approvazione in via definitiva della legge sull’equo compenso “è sicuramente una buona notizia, trattandosi di un provvedimento atteso da molto tempo dai professionisti e sollecitato in più occasioni dall’Associazione nazionale commercialisti (Anc). Lo si legge in una nota dell’Anc, il sindacato professionale guidato da Marco Cuchel, secondo cui ” crediamo sia necessario intervenire con urgenza su almeno tre punti della legge: estendere la nuova normativa ai committenti di dimensioni minori, considerato che la precarietà non risparmia certo il comparto delle professioni, il quale pertanto esige tutela. Altri punti che dovrebbero essere oggetto di modifica sono l’impianto sanzionatorio che la norma prevede e il ruolo che impropriamente viene assegnato agli Ordini professionali. Sul fronte della Pubblica amministrazione – si legge nella nota – ci aspettiamo dunque che cali definitivamente il sipario sui bandi gratuiti con prestazioni professionali senza compenso. Per il presidente del Cnf, Francesco Greco, “l’approvazione definitiva della legge sull’equo compenso è un passo significativo verso una maggiore tutela della dignità professionale degli avvocati e una maggiore trasparenza nella relazione tra avvocati e clienti, ma seppure sia una norma molto importante, pone delle criticità da risolvere. Si tratta – spiega –  dell’articolo 11 che prevede l’applicazione della corretta remunerazione solo alle nuove convenzioni da stipulare e non anche a quelle già in essere. Ciò significa che i clienti forti non registreranno nuove convenzioni con i professionisti, e di fatto la legge sull’equo compenso potrebbe restare una norma vuota priva di applicazione. La soluzione sta nel prevedere che la legge appena approvata dal Parlamento si applichi ai nuovi incarichi anche se all’interno delle vecchie convenzioni. Solo così sì ci sarà una vera svolta: si salverebbero i bilanci degli enti pubblici e, regolando con la nuova disciplina tutti i nuovi incarichi, si tutelerebbe la professionalità e le competenze degli avvocati.  È pertanto necessario che vengano apportati alcuni correttivi, come promesso dai parlamentari che sono intervenuti sulla questione. Il Cnf si impegnerà a vigilare sull’applicazione della nuova legge e sulla tutela dei diritti dei professionisti, affinché possano prestare la loro competenza intellettuale con la giusta remunerazione e la dovuta dignità professionale”. Per Francesco Miceli (Architetti) “è importante riconoscimento per i professionisti e un passo significativo per la loro tutela e per quella dei cittadini. Il principio dell’equo compenso- spiega – finalmente diventato Legge, rappresenta un importante riconoscimento per i liberi professionisti. È un passo significativo per la loro tutela e per quella dei cittadini che hanno diritto a prestazioni di qualità. Il nostro impegno sarà quello di lavorare affinchè sia ampliata la platea di riferimento oltre a quella già prevista. L’approvazione della legge sull’equo compenso –  continua –  rappresenta un passo avanti verso il riconoscimento del ruolo che i liberi professionisti assicurano alla società e che passa anche attraverso la definizione di compensi commisurati alla quantità e qualità del lavoro”.

Il Presidente del Consiglio Nazionale Ingegneri, Domenico Perrini, ha espresso soddisfazione per l’approvazione della legge sull’Equo compenso. “Negli ultimi anni, a nome della categoria degli ingegneri e più in generale delle professioni tecniche –ricorda – ci siamo battuti a fondo per ottenere questo provvedimento. Come Cni – aggiunge Perrini – ora ci aspettiamo che l’equo compenso venga esteso a tutti i committenti e che venga chiarita la modalità di applicazione alle Pa,  nel rispetto del Codice dei Contratti”.

“Provvedimento atteso da decenni – lo ha definito Rosario De Luca, presidente del Consiglio nazionale dell’ordine dei consulenti del lavoro – e  , quanto mai opportuno, specialmente in un’epoca in cui si parla tanto di salario minimo, ma solo per i lavoratori dipendenti. Si potranno trovare -ha continuato De Luca, che è anche presidente del Cup e vice presidente di ProfessionItaliane- miglioramenti al testo, certamente necessari, ma che nulla tolgono al principio sancito con la norma approvata. I professionisti ritenevano prioritaria e urgente in questa fase l’approvazione del ddl senza ulteriori modifiche per dare attuazione a un principio di diritto, sebbene le migliorie da apportare non manchino, come quella di estendere all’intera platea di soggetti privati il rispetto dell’equo compenso e di rimettere al centro il tema delle tariffe, quasi tutte da aggiornare ed integrare, nonché da creare ex novo per le professioni non ordinistiche”, ha concluso

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