Anno: XXV - Numero 135    
Venerdì 26 Luglio 2024 ore 13:30
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SCUDO PENALE PER I MEDICI PER TUTTO IL 2024

Ok del Governo alle proposte di modifica.

SCUDO PENALE PER I MEDICI PER TUTTO IL 2024

È quanto stabilito, spiegano fonti parlamentari, dalla riunione della maggioranza con il governo sugli emendamenti al decreto Milleproroghe.

Diverse proposte di maggioranza ma anche di opposizione chiedono che le norme sulla responsabilità colposa per morte o lesioni personali in ambito sanitario introdotte durante il Covid vengano estese anche agli anni successivi.

L’emendamento era stato accantonato lo scorso venerdì, non in vista di una possibile bocciatura, ma in attesa di una riformulazione da parte del governo. Ci sono state interlocuzioni tra i ministeri di Salute e Giustizia sulla possibilità di estenderlo a tutto il 2024, come chiesto da FdI, o di allungare la sua durata fino al 2025 come invece chiesto da FI.

A pesare adesso saranno i tempi previsti per il varo di una riforma complessiva della responsabilità professionale degli operatori sanitari.

Ad aprile sono attese le conclusioni della commissione voluta dal ministro della Giustizia Carlo Nordio e presieduta da Adelchi d’Ippolito. Alla luce di quella relazione tecnica, si andrà poi a ritoccare la legge Gelli nel tentativo di realizzare un giusto punto di equilibrio tra la serenità del medico nel poter svolgere il proprio lavoro e la piena tutela giuridica del paziente. Non è detto che l’intero lavoro si riesca a concludere entro la fine dell’anno in corso.

Quanto all’ennesimo tentativo di mandare i medici in pensione a 72 anni, su base volontaria, a quanto si apprende questa potrebbe essere la volta buona. Al momento nella proposta depositata si spiega che, per fronteggiare la grave carenza di personale le aziende del Ssn, fino al 31 dicembre 2025, potranno trattenere in servizio, su istanza degli interessati, i dirigenti medici e sanitari dipendenti del Servizio sanitario nazionale fino al compimento del settantaduesimo anno di età e comunque entro la predetta data. Il trattenimento in servizio di cui al periodo precedente comporta la decadenza dell’incarico in essere e l’attribuzione di altro incarico di natura professionale, ferme restando le funzioni assistenziali e tecniche derivanti dalle specifiche competenze.

Questa formulazione verrà rivista dal Governo che dovrebbe modificare alcuni dettagli prima di farla approvare nei prossimi giorni dalle commissioni Affari costituzionali e Bilancio della Camera.

“Il grido di dolore dei medici è stato ascoltato: ringrazio governo, Parlamento e il ministro Orazio Schillaci per l’attenzione dimostrata. Ora la speranza è che si possano ricostruire quelle condizioni, che chiedevamo da tempo, che possano ridare serenità al lavoro dei medici, così fortemente compromesso, attualmente, dal peso di cause penali che in oltre il 90% dei casi si concludono con una assoluzione”.

    Così all’Ansa il presidente della Federazione degli Ordini dei medici (Fnomceo), Filippo Anelli. Con lo scudo penale, “che già era stato messo in atto durante l’emergenza Covid – spiega Anelli – il diritto dei cittadini non è compromesso perché le cause civili ed i conseguenti risarcimenti sono sempre possibili. La cosa che cambia è che i medici non sono più imputabili da un punto di vista penale salvo che nei casi di colpa grave, come avviene in pratica in tutti i Paesi del mondo”. Dunque, commenta il presidente della Fnomceo, “bene questa proroga dello scudo penale, tuttavia aspettiamo e chiediamo una riforma più ampia che, sulla base del lavoro che sta portando avanti la commissione presieduta da Adelchi D’Ippolito composta da professionisti di altro profilo, porti ad una legge sulla depenalizzazione dell’atto medico”.

“È un risultato storico, che attendevamo da tempo: finalmente un gesto di coraggio da parte del Governo, e su queste basi si può cominciare un dialogo sugli altri problemi urgenti della categoria – afferma Pierino Di Silverio, segretario del maggiore sindacato dei medici ospedalieri, l’AnaaoAssomed. Lo scudo penale, sottolinea, “darà finalmente maggiore sicurezza agli operatori e consentirà ai medici di poter svolgere il loro lavoro senza la spada di Damocle delle cause penali. “L’approvazione dello scudo penale per gli operatori sanitari nel decreto Milleproroghe rappresenta un significativo passo avanti che mira a garantire la massima tutela dei pazienti e a sostenere, nel contempo, il ruolo cruciale svolto dai professionisti sanitari”. In attesa della legge sulla responsabilità medica – dichiara Di Silverio – la punibilità, in sede penale, viene limitata, per tutto il 2024, ai soli casi di colpa grave, come in epoca Covid, tenendo in debito conto le condizioni di lavoro e in modo particolare la grave carenza di personale.

Si tratta – prosegue – di un importante segnale politico di cui va dato atto al Ministro della salute e ai parlamentari che ringraziamo per l’impegno profuso, che hanno formulato l’emendamento accogliendo la spinta incessante del nostro sindacato. L’Anaao auspica che questa sia la prima tappa di un percorso che garantisca ai cittadini equità di accesso alle prestazioni sanitarie e ai professionisti la serenità necessaria per tornare a considerare appetibile il mestiere più bello del mondo.

Occorre – conclude Di Silverio – prendersi cura dei medici e dei dirigenti sanitari del Ssn, razza preziosa in via di estinzione, anche per ridurre il numero di eventi avversi nelle corsie, doloroso effetto collaterale della crisi di sostenibilità della sanità pubblica. Continueremo a lavorare per un sistema sanitario efficiente, equo e affidabile per tutti i cittadini nel rispetto del dettato dell’articolo 32 della Costituzione”. Per Guido Quici, Presidente della Federazione Cimo-Fesmed – la proroga dello scudo penale è il primo segnale importante del Governo nei confronti di una professione, quella medica, che necessita di un sostegno, non solo economico, ma di sistema”. che evidenzia come la decisa interlocuzione avviata dal ministro Schillaci con il Ministero di Grazia e Giustizia possa finalmente accelerare i tempi per affrontare una riforma, quella della responsabilità professionale degli operatori sanitari, nell’attesa di conoscere le conclusioni dei lavori prodotti dalla commissione tecnica voluta dal Ministro Nordio. Una proroga indispensabile che, tuttavia, richiede, una conclusione rapida dei lavori per rivedere urgentemente la legge Gelli e dare, quindi, le necessarie certezze al lavoro dei medici e alla tutela giuridica dei pazienti. Un primo segnale che, di fatto, rientra tra le proposte di sistema che la Federazione Cimo-Fesmed, rappresentativa di Anpo-Ascoti, Cimo, Cimop e Fesmed, aveva rilanciato in occasione dello sciopero del 5 dicembre, proposta che ricomprende anche lo sbocco del tetto di spesa per il personale sanitario. Nettamente contraria invece l’AnaaoAssomed all’ennesimo tentativo di mandare i medici in pensione a 72 anni, su base volontaria. “Con una pervicacia degna di miglior causa – sbotta Di Silverio – il decreto mille proroghe sembra intenzionato a riproporre la possibilità, per medici e dirigenti sanitari, di rimanere in servizio fino a 72 anni, mantenendo il ruolo e le prerogative connesse. Addirittura permettendo a chi è già in quiescenza di rientrare in servizio (anche se già incassa la pensione? anche se il posto è occupato? anche a concorso già bandito?) – commenta il Segretario Nazionale Anaao Assomed. “In sostanza – spiega Di Silverio . riformulando un emendamento di altro tenore, si bloccano di fatto, le carriere e le assunzioni dei giovani, senza minimamente influire sulla carenza di personale. Un intervento netto, lineare, ad personam. L’incomprensibile insistenza a voler propinare, per l’ennesima volta, la quarta, un emendamento di questo genere, svela al Presidente del Consiglio una amara verità: l’amichettismo non è finito, ha solo cambiato colore. Ci chiediamo quindi quale sia la posizione di chi si batte per il ricambio generazionale e di chi promuove, a parole, un’attenzione diversa verso i professionisti della sanità pubblica, lontano da interessi particolari o lobbistici. Rendere più appetibile la professione, come peraltro più volte espresso con forza dal Ministro della Salute, appare in netta contrapposizione con questa norma salva baroni”.

 

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