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IL CSM OSTAGGIO DI DAVIGO

Piercamillo Davigo non vuole lasciare la carica di consigliere del Csm nonostante abbia raggiunto i limiti di età. Il Csm ha chiesto un parere all’Avvocatura dello Stato

IL CSM OSTAGGIO DI DAVIGO

Il parere dell’Avvocatura dello Stato sul destino di Piercamillo Davigo al Consiglio superiore della magistratura è atteso per la prossima settimana. La Commissione verifica titoli di Palazzo dei Marescialli, presieduta dalla togata di Magistratura indipendente Loredana Miccichè, lunedì scorso aveva affidato il compito all’Avvocatura dello Stato di redigere un parere se l’ex pm di Mani pulite possa continuare ad essere consigliere superiore anche dopo il prossimo 20 ottobre, data in cui compirà settanta anni, età massima per il trattenimento in servizio delle toghe dopo la modifica approvata durante il governo Renzi. Una volta ricevuto il parere, la Commissione farà le proprie valutazioni che saranno quindi sottoposte al Plenum per il voto a scrutinio segreto trattandosi di decadenza di un componente del Consiglio.

L’Ufficio studi del Csm aveva in passato redatto un parere sul tema dell’età dei magistrati al Csm, prospettando la sostenibilità giuridica sia a favore della permanenza, trattandosi di una carica elettiva, e sia a favore delle decadenza per mancanza del requisito di essere magistrato in servizio. Davigo era stato eletto con un plebiscito nell’estate del 2018. L’Avvocatura, in caso di contenzioso amministrativo, difende ex lege l’operato del Csm. Non sono da escludersi, infatti, ricorsi presentati da Davigo, in caso dovesse essere dichiarato decaduto, o da parte del primo dei non eletti, il giudice di Cassazione Carmelo Celentano. Il magistrato di piazza Cavour all’epoca si era candidato nelle liste di Unicost, la corrente di centro delle toghe a cui apparteneva l’ex presidente dell’Anm Luca Palamara. In caso Celentano non accettasse la nomina, potrebbe subentrargli la collega in Cassazione Rita Sanlorenzo del cartello progressista Area. E ieri, presieduta invece da Davigo, la Commissione verifica titoli ha analizzato la pratica di Pasquale Grasso, toga di Magistratura indipendente. Grasso, lo scorso anno per qualche mese presidente dell’Anm, è il primo dei non eletti alle elezioni suppletive per la categoria del merito tenutesi a dicembre del 2019. Il magistrato deve prendere il posto di Marco Mancinetti, giudice di Unicost dimessosi il mese scorso dopo aver saputo di essere sottoposto a procedimento disciplinare dalla Procura generale della Cassazione nell’ambito dell’affaire Palamara.

Anche per lui la Commissione ha chiesto un parere: questa volta interno, all’Ufficio studi. La Commissione era composta da tre membri: un magistrato con funzioni di legittimità, Piercamillo Davigo, un magistrato con funzioni di merito, il giudice milanese Paola Maria Braggion, e un componente eletto dal Parlamento, il professore in quota M5S Alberto Maria Benedetti.

Si punta, comunque, ad escludere delle nuove elezioni suppletive. Sarebbe la terza volta in meno di un anno. Con l’entrata di Grasso al Csm il gruppo di Mi, la corrente moderata, passa a quattro componenti, “recuperando” l’iniziale compagine di cinque membri, poi falcidiata dalle dimissioni. Il mese prossimo, poi, sono già in programma, dopo essere state rinviate già due volte, le elezioni per il rinnovo dell’Anm. Queste elezioni si svolgeranno con modalità telematica a causa dell’emergenza sanitaria Covid- 19. Circa 5000 le toghe che si sono accreditate. Poche rispetto alle oltre 8000 iscritte all’Anm.

E sempre la prossima settimana è prevista la sentenza per Palamara. La sezione disciplinare ha deciso di imprimere un’ulteriore accelerazione. Pressoché scontata la decisione: espulsione dall’ordine giudiziario.

Fonte Il Dubbio

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