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IL BLOCCO DEI LICENZIAMENTI È STATO UN ERRORE

Giuliano Cazzola. Ci voleva poco a capire che imboccando questa strada sarebbe stato difficile fare retromarcia

IL BLOCCO DEI LICENZIAMENTI È STATO UN ERRORE

“Il blocco dei licenziamenti è stato un errore. Se può essere giustificato durante i primi mesi del lockdown, le proroghe già effettuate e quelle che si annunciano rappresentano un perseverare nell’errore. Ci voleva poco a capire che ad imboccare questa strada sarebbe stato difficile fare retromarcia. Non a caso in nessun altro Paese è stata adottata una norma siffatta”. Lo dice ad Adnkronos/Labitalia Giuliano Cazzola, giuslavorista, docente universitario e profondo conoscitore del mercato del lavoro e della previdenza in Italia.

Cazzola non ha dubbi sulla misura introdotta dal governo Conte per frenare l’emorragia di posti causata dalla pandemia. “Assolutamente no -risponde se gli si chiede se sia favorevole a una proroga del blocco-. Più si va avanti (ormai siamo a contare un anno di blocco) più diventa difficile tornare indietro, perché l’emergenza non è destinata a finire in breve tempo”. “E’ sbagliato il presupposto su cui si basa il blocco -rimarca il giuslavorista- come se fosse possibile congelare l’economia in attesa di una ripartenza all’insegna del ‘come eravamo’. Nel frattempo le aziende si portano appresso sacche di personale in cig da Covid 19, senza prospettive di rientrare, che impediscono alle imprese di ristrutturarsi, di adeguare gli organici ai volumi produttivi, di investire in nuove tecnologie, un’esigenza che la crisi sanitaria ha sicuramente accelerato” conclude.

Il 31 marzo, salvo proroghe, terminerà il blocco dei licenziamenti e stime diverse concordano sull’indicare i posti di lavoro a rischio nella cifra di 1 milione. “A luglio saranno ancora di più e altri si aggiungeranno in parallelo con le proroghe del blocco. E le aziende si guarderanno bene dall’assumere”, sottolinea Cazzola. “Intanto un milione di posti di lavoro li abbiamo già persi. I dati dell’Osservatorio sul precariato dell’Inps- assunti dal XXII Rapporto del Cnel sul mercato del lavoro – confermano il forte calo delle posizioni di lavoro causato dalla pandemia”, ricorda Cazzola che dettaglia: “Tra gennaio e luglio di quest’anno sono state create circa 926 mila posizioni in meno rispetto allo stesso periodo del 2019. Il calo – sempre secondo il Cnel – è dovuto interamente alla marcata flessione delle assunzioni (soprattutto a tempo determinato) che ha interessato quasi tutti i settori”.

“Certo è altrettanto vero che le cessazioni non sono aumentate rispetto al 2019, in parte a causa della stessa contrazione delle assunzioni e soprattutto per effetto del blocco temporaneo dei licenziamenti e per l’estensione della cassa integrazione. Quanto alla riforma degli ammortizzatori sociali, le prestazioni devono essere correlate allo sviluppo di politiche attive -ricorda Cazzola-. La tendenza invece è quella di usare la cig al posto della Naspi. Molto meglio rafforzare la tutela della disoccupazione (in vista di una possibile ricollocazione) piuttosto che spendere miliardi nella cig in difesa di posti di lavoro che nella realtà non esistono più e non potranno essere resuscitati, perché cambiano le professionalità necessarie. La politica dei ristori va superata anche nel mercato del lavoro”, conclude.

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