GIOVANI MEDICI, IL GRANDE SPRECO
In corsia impiegato uno su dieci
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Sui 25mila specializzandi disponibili contro le carenze assunti solo in 2.500 negli ospedali
A frenare il loro utilizzo gli atenei che non vogliono privarsene. Nei pronto soccorso le esigenze maggiori
Già dal terzo anno di specializzazione (i corsi durano anche 5 anni) i giovani medici possono partecipare ai concorsi pubblici per titoli ed esami e, se idonei, inseriti in graduatoria separata da cui, se ci sono esigenze, possono essere assunti a tempo determinato e poi automaticamente a tempo indeterminato dopo il completamento della formazione. Il percorso è possibile in tutti gli ospedali della rete formativa della scuola di specializzazione che deve dare l’ok, ma anche negli altri ospedali a patto che l’università rediga un progetto formativo individuale da allegare al contratto di lavoro (servono almeno 6 ore di formazione a settimana). E qui nascono i problemi come ha fotografato l’Anaao giovani, il sindacato degli ospedalieri, che ha avuto conferma dal ministero dei soli 250o specializzandi assunti finora e ha raccolto diverse delibere di università (tra queste Bologna, Siena,Perugia, Roma “La Sapienza”, Torino, Catanzaro e Sassari) contrarie a dare il via libera ai giovani medici che vogliono lavorare in un ospedale di un’altra Regione. «Oltre il 90% dei medici specializzandi avverte Giammaria Liuzzi responsabile Anaao giovani vogliono essere assunti come dirigenti medici in formazione in migliaia di ospedali del territorio e contribuire a risolvere la carenza di personale medico ed aumentare la qualità delle cure erogate. Purtroppo stiamo assistendo a dinieghi da parte delle università per l’assunzione extra regionale, nonostante la normativa sia chiara e non conceda loro alcuna discrezionalità decisionale, perché temono di perdere manodopera a basso costo in ospedali universitari in cui vi sono 8/10 specializzandi per posto letto. Occorre una azione legislativa volta ad automatizzare queste assunzioni».
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