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E adesso equo compenso obbligatorio per tutti

Andrea Mascherin, presidente del Cnf commenta su il Dubbio: “Assieme ai nuovi parametri e alla legge sull’equo compenso si tratta di un passaggio verso il necessario riconoscimento della attività difensiva anche dal punto di vista economico»

E adesso equo compenso obbligatorio per tutti

Varato nel Consiglio dei ministri di lunedì sera, il ddl sul Patrocinio a spese dello Stato. «finalmente si parla di giustizia per gli interventi a favore di tutti i cittadini, fuori dalla polemica politica» è il commento del Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. È un sistema di diritti reso più «accessibile per tutti i cittadini, in particolare se meno agiati», ma con la garanzia che l’avvocato possa veder retribuita la propria opera in modo più puntuale e certo. Il presidente del Consiglio nazionale forense Andrea Mascherin ha espresso soddisfazione perché le modifiche alla normativa sul patrocinio a spese dello Stato «accolgono in buona parte la proposta del Cnf». Ma aggiunge: «Assieme ai nuovi parametri e alla legge sull’equo compenso si tratta di un altro passaggio verso il necessario riconoscimento della attività difensiva anche dal punto di vista economico». Naturalmente, come dichiara ancora Mascherin, da una parte l’avvocatura dà atto «al ministro Bonafede» di «avere mantenuto l’impegno assunto con il Cnf», dall’altra ricorda che «ora bisogna continuare a lavorare con la politica perché il diritto al compenso dignitoso per gli avvocati trovi sempre migliore e maggiore applicazione». E questo dipende dal lavoro che si farà, sempre al ministero, per rafforzare l’attuazione della legge sull’equo compenso. Ma dipende anche, e in prima battuta, dal Parlamento, a cui il ddl sul patrocinio arriverà a breve e dove si potranno «apportare altri piccoli ritocchi migliorativi», come auspica il presidente del Cnf. Rispetto alla misura e alla tempestività del compenso dell’avvocato, si interviene lungo due direttrici. Una riguarda appunto l’ancoraggio della disciplina del patrocinio al decreto sui parametri, mentre l’altra mette ordine nelle ambiguità normative che in alcuni casi impongono al difensore percorsi snervanti prima di ottenere la liquidazione. È proprio in quest’ultimo ambito, forse, che va colta la novità più utile in termini concreti: si tratta della previsione che obbliga il giudice a emanare, entro 45 giorni, il decreto di pagamento del difensore in quei casi in cui non aveva depositato tale decreto contestualmente al deposito della sentenza o altro provvedimento conclusivo. Tuttora infatti in diversi casi in cui il magistrato “dimentica” l’atto con cui viene liquidato l’onorario, l’avvocato che sollecita il decreto si sente rispondere che la potestas decidendi è venuta meno. A quel punto al legale che aveva assicurato la difesa a una persona priva di mezzi non resta altro che fare causa al Tribunale, con la conseguente interminabile attesa. Non avverrà più, se il testo di Bonafede sarà approvato in Parlamento: il giudice della causa, civile o penale, non potrà più sottrarsi. Misura, inserita al primo comma dell’articolo 1, che risolve un rebus di cui aveva correttamente preso atto la stessa direzione generale della Giustizia civile, in una circolare recentemente diffusa. Anche sull’entità del pagamento viene opportunamente fatta chiarezza: dovrà essere pari al valore medio previsto dall’ultimo decreto sui parametri. Si è evitato così l’effetto paradossale di un combinato disposto tra la precedente normativa sul patrocinio — che prevedeva riduzioni (di un terzo nel penale, della metà nel civile) calcolate sulle vecchie tariffe — e le soglie minime dei parametri, pur divenute inderogabili da inizio 2018. Le percentuali dei parametri non daranno luogo, insomma, a una doppia riduzione, ma diventano un riferimento certo. Va ricordata anche un’ulteriore estensione del diritto al patrocinio a spese dello Stato: potranno accedervi anche le parti lese in particolari procedimenti — i minori vittime di maltrattamenti in famiglia o di violazione degli obblighi di assistenza. Altra modifica espressamente richiesta, come le altre, dal Cnf, e che il guardasigilli ha recepito. Si tratta ora di verificare l’iter parlamentare e gli affinamenti a cui accenna Mascherin: ma un passo importante, per la tutela della professione forense, è stato messo nero su bianco.

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