AVVOCATOPOLY
In questi ultimi giorni, molti si sono espressi in maniera critica in relazione al nuovo progetto di riforma della legge professionale forense che il Cnf si appresta a presentare alla politica, per sua stessa dichiarazione.
In evidenza

I metodi usati per pervenire a questa infelice elaborazione ed ancor più la protervia con la quale questo progetto viene portato avanti, pur essendo del tutto alieno dalla considerazione delle mozioni congressuali ed ancor più alieno da qualsivoglia dibattito nell’ambito dei delegati congressuali e delle sedi locali, hanno disgustato molti.
Non c’è che dire : quando si esagera anche i più quieti riescono a trovare un minimo di sussulto ribelle. Ma qualche scoordinato sussulto, alcuni dei quali peraltro non genuini perché dettati in realtà da interessi personali e precisamente dallo sconvolgimento dei piani di carriera determinato dalla variazione del numero dei mandati e della loro durata, dall’azzeramento dei mandati precedenti e da quant’altro previsto nel testo, non può essere sufficiente a fermare chi testardamente e con decisione persegue oramai da tempo il suo personale progetto.
E allora che fare? Proviamo a fornire qualche indicazione di minima per cercare di orientare tutti coloro che pur disgustati sembrano non trovare il bandolo della matassa per coagulare consenso, raccogliere adesioni e sferrare quindi un deciso attacco, mirato a provocare il fallimento di ogni progetto calato dall’alto, che si vorrebbe imporre ad una avvocatura sempre da anni silente e in ogni caso stremata dalle difficoltà del quotidiano (delle quali peraltro nessuno dei nostri vertici sembra occuparsi).
Ci piace ricordare allora che in ogni foro esistono i delegati congressuali, in numero variabile a seconda del numero degli iscritti. Un buon inizio potrebbe essere quello di contattare i delegati per chiedere loro che posizione intendono assumere in relazione a questo progetto, al quale peraltro sono rimasti fin qui del tutto estranei, o almeno così si dice. Vi sono poi i delegati OCF del distretto, che pure avrebbero dovuto essere a conoscenza di questo progetto e avrebbero dovuto comunicarlo ai delegati congressuali del medesimo distretto e sollecitare assemblee nei singoli fori per poterlo esaminare e discutere, magari fornendo qualche chiarimento sulla sua genesi, visto che quali “rappresentanti politici dell’avvocatura“ avrebbero dovuto esserne a conoscenza e anzi essere parte fondamentale e attiva del percorso del “tavolo” che si è avviato dopo l’ultimo congresso. Anche i delegati OCF dovrebbero quindi essere consultati e dovrebbero fornire ai colleghi dei rispettivi fori tutte le spiegazioni e i chiarimenti del caso. Se poi qualcuno non ha voglia di confrontarsi, visto che è stato eletto dagli iscritti, con elezione di primo o di secondo grado, potrebbe essere opportuno segnalare la cosa al proprio consiglio dell’ordine perché convochi formalmente i reticenti e chieda i chiarimenti dovuti.
Sappiamo però che tra i delegati e tra i componenti di OCF, così come nella base, serpeggia un vivace malumore, quantomeno in parte di essi. E allora perché non si assumono iniziative concrete? Perche’ nessuno dice apertamente cosa e’ accaduto nella “assemblea fantasma” di qualche giorno fa? Qualcuno si ricorda che con un certo numero di firme di delegati congressuali è possibile richiedere una integrazione dell’ordine del giorno del prossimo congresso di Torino? Qualcuno si ricorda che la legge professionale vigente (e apparentemente anche il progetto riformatore) assegna al congresso la funzione di massima assemblea dell’avvocatura e che i deliberati del congresso devono trovare attuazione anche da parte del CNF e non possono essere bypassati a piacimento? Qualcuno ricorda, visto che pare ci sia stata quella curiosa assemblea fantasma di OCF, nella quale si sono alzate parecchie voci critiche non solo sul progetto ma anche sul metodo seguito, che lo statuto di OCF prevede che il coordinatore e i componenti dell’ufficio di coordinamento possono essere anche singolarmente sfiduciati se l’assemblea ritiene che non abbiano compiuto a dovere il loro compito?
È assolutamente necessario che si conosca la posizione del proprio foro, dei propri delegati, per capire se anche alla riunione dell’agorà del giorno 29 i rappresentanti presenti faranno da comodo tappeto per la passeggiata ordinamentale del principe, oppure se ci sarà qualcuno – possibilmente parecchi – che trovi il coraggio di intervenire per denunciare con forza tutto quanto di inaccettabile sin qui accaduto. È necessario inoltre coordinare questi interventi e cercare di sollecitare chi ha già preso posizioni pubbliche (ordine di Bergamo, ordini forensi della Toscana e altri) a farsi parte diligente nella promozione e nel coordinamento di una forte azione contestatrice.
Un vecchio politico socialista, uno di quelli che ha rivestito tanti incarichi quando erano in molti a saper fare politica diversamente da oggi, è passato alla storia per svariate sue frasi, magari un po’ inconsuete, a volte grevi, ma sicuramente efficaci.
Mi riferisco a Rino Formica, che una volta disse e scrisse che “la politica è sangue, sudore e merda“ (a.i.v.) nel senso che per conseguire risultati occorre sacrificio, impegno, ma anche la volontà di “sporcarsi le mani“ e di fare alleanze e tenere rapporti anche con chi non ci è affine o addirittura non possiamo sopportare.
Mi chiedo allora se tra coloro che hanno protestato e stanno protestando e tra coloro che pur non avendo preso posizioni pubbliche comunque protestano e non gradiscono né il metodo né il merito di questo lavoro riformatore, vi sia qualcuno che è in grado di fare ciò che l’onorevole Formica ha così brutalmente descritto.
Quando vi sono momenti gravi come quello attuale non si può pensare che ci sia sempre qualcun altro che toglie le castagne dal fuoco, non si può pensare che basti qualche frase di protesta pronunciata o scritta, non si può pensare di avere la benché minima possibilità di incidere se non si raccolgono e si coagulano numeri e non si ha la determinazione di rompere decisamente l’incomprensibile silenzio che sino a qualche settimana fa ha circondato i lavori del tavolo e il tema della legge professionale e che vede molti colpevoli, quasi tutti.
Senza dimenticare che la responsabilità di quello che sta accadendo pesa non poco su tutti coloro che a Lecce votarono un mandato sostanzialmente in bianco in favore del CNF e dell’ectoplasmaOCF, vogliamo dire ancora una volta che un avvocatura silente e prona, incapace di difendere il proprio futuro, non potrà che avviarsi sempre più velocemente verso la dissoluzione, e con essa, fortunatamente, anche quei vertici che qui l’hanno condotta.
Nel gioco della politica forense, di cui oggi sembra tutti sconoscano le regole e che sembra non interessare più nessuno, vince comunque sempre il più determinato. A volte il più scaltro, a volte chi si pone meno scrupoli. E uno anche da solo può vincere se la moltitudine si limita ad assentire e ad acclamare perché così si fa meno fatica e se coloro che potrebbero guidarla si limitano soltanto a ciò che è funzionale a farsi vedere, ma senza compromettere i propri personali obiettivi .
E’ il momento di Avvocatopoly, e’ un momento decisivo. Vedremo chi saprà tirare meglio i dadi.
Altre Notizie della sezione

L’AGORÀ A SENSO UNICO.
02 Maggio 2025Nessuno si è esposto con una qualsivoglia notazione critica.

RIFORMA DELLA PROFESSIONE FORENSE LA MOBILITAZIONE CRESCE
30 Aprile 2025La bozza di riforma professionale voluta dal Cnf perde appeal.

L’AVVOCATURA AFFILA LE ARMI IN VISTA DEL CONGRESSO
29 Aprile 2025Firenze diserta l’Agorà Cnf e Mga chiama alla mobilitazione.