Anno: XXVI - Numero 206    
Lunedì 27 Ottobre 2025 ore 13:15
Resta aggiornato:

Home » Piazza stanca. La Cgil partito di Landini non funziona

Piazza stanca. La Cgil partito di Landini non funziona

A Roma per il lavoro e contro la manovra solo bandiere del sindacato. Conte e Schlein non ci sono, Bonelli e Fratoianni sì.

Piazza stanca. La Cgil partito di Landini non funziona

Il popolo in corteo sembra tirare il fiato dopo l’ottobre rosso. Con la politica che si interfaccia poco. Ma il segretario generale non esclude un altro sciopero generale: “Se non ci daranno risposte…”       

Il popolo della Cgil c’è, ma che fatica. Le opposizioni, invece, ancora no. Tra scioperi e manifestazioni è la quarta volta che la ‘cinghia di trasmissione’ scende in piazza. Un ottobre rosso in tutti i sensi: lo sciopero del 3 ottobre, la manifestazione del 4, quindi la Perugia Assisi del 12 ottobre, infine il 25 ottobre. E non è finita, visto che Maurizio Landini non esclude un altro sciopero generale. “Se non ci daranno risposte, useremo tutti gli strumenti a nostra disposizione”, ha chiuso l’intervento di piazza San Giovanni.

Siete stanchi? Gli iscritti non lo nascondono. Non è solo la stanchezza fisica e il peso economico. È il senso di frustrazione che pesa. Nel sindacato la Cgil è rimasta sola. E poi non c’è raccordo coi partiti di area. Michele viene da Verona. Metalmeccanico, regge un cartello: “La cucina del nord est brucia carne umana. Produci, consuma, crepa”. È uno slogan anni 80, ritornello di una canzone dei Cccp. “Io le ho fatte tutte le manifestazioni. Eh sì, siamo stanchi. Ma se non lo facciamo noi, chi lo fa? Quando vieni al dunque i lavoratori se la devono cavare da soli. I partiti sono lontani”. Anche Antonio è operaio. “Io sono arrivato a tanto così dal votare Lega. D’ora in poi voterò quelli che rompono i coglioni più di tutti”.

 Nella piazza rossa non c’è Giuseppe Conte, che pure in passato aveva flirtato con Landini ma ora scarta di qua e di là, un po’ al centro, un po’ a sinistra del Pd. Imprendibile. Il Movimento, spiegano da Campo Marzio, è rappresentato dal nucleo romano del partito. Sarà, ma di bandiere pentastellate in giro non se ne vedono.

Chiediamo al diretto interessato. “Conte? Non lo so se c’è”, glissa Maurizio Landini. “Ma c’è così tanta gente, e questo è importante”. Piazza San Giovanni è piena. “Siamo oltre 200mila”, gridano dal palco. Stima forse ottimistica, ma la partecipazione è comunque oltre le aspettative. “Dico la verità, non pensavamo di essere così tanti”, dice una delegata dell’organizzazione. Anche l’operaio che prende la parola dal palco, lavora alla Giuliani di Forlì, ammette di aver “deciso di venire a manifestare a Roma anche se alla fine della settimana siamo stanchi. Ma era importante esserci”.

Manca all’appello anche Elly Schlein, in sua vece c’è una delegazione dem che vede schierati i parlamentari Arturo Scotto, Annalisa Corrado, Marta Bonafoni, Gianni Cuperlo, tra gli altri. “Io ci sto”, dice Nicola Fratoianni, di Sinistra Italiana, che insieme ad Angelo Bonelli rappresenta l’ala sinistra della coalizione. “Il governo è nervoso, sta cominciando ad accorgersi che in questo paese c’è un’opposizione”, commenta il leader dei Verdi. Il colpo d’occhio, da piazza san Giovanni testimonia una partecipazione commovente: bandiere rosse di ogni categoria del sindacato, oggi orfano anche della Uil, dopo che Pier Paolo Bombardieri ha deciso di prendersi “una pausa” dal tandem con Landini.

Porta i camici in piazza Andrea Filippi, medico all’Umberto I, segretario nazionale della Funzione pubblica sanità. Il governo, spiega, ha stanziato risorse che basteranno ad assumere a malapena 6mila medici. Ma servirebbero 80 mila professionisti. Sui rinnovi dei contratti, aggiunge, i soldi non bastano neppure a coprire l’inflazione. E i partiti vicini al sindacato che fanno? “Non li sentiamo vicini. L’alternativa la costruiamo noi. Come sindacato riusciremo a fare massa critica collettiva per intercettare i bisogni dei cittadini. Dei partiti non ci interessa”.

Dalia viene da Parma, iscritta alla Fp, funzione pubblica. Fosse per lei ne farebbe altri 100 di scioperi e manifestazioni. “È l’unica cosa che ci è rimasta, non a caso il governo ce la vorrebbe togliere”. Romano – della stessa categoria – la interrompe. “Noi ci siamo, la base c’è, sono i vertici che non ci sono. Smettessero di litigare e di fare come gli chiede il padrone”.

La testa del corteo arriva a San Giovanni che la coda è ancora a piazza della Repubblica. A metà tragitto, gli studenti dell’Udu srotolano lo striscione che annuncia lo sciopero della scuola per il 14 novembre. Dal palco sono loro per primi a prendere la parola. La studentessa definisce Israele “entità sionista”, chiede la Palestina libera “dal fiume al mare”. Cioè senza Israele.

 Ma oggi non è Gaza il centro della mobilitazione. In piazza le bandiere della Palestina ci sono ma la partecipazione non è quella del 3 e 4 ottobre. Allora c’era lo sdegno per i massacri a Gaza. Ora c’è la tregua, anche se Maria Elena Delia, portavoce della Global Sumud Flotilla, ricorda dal palco che da quando c’è la tregua – e lo mette tra virgolette- “sono stati uccisi 90 palestinesi”.

Landini traccia un filo rosso tra le “piazze piene dei giorni scorsi e quella di oggi. Queste sono le cose nuove che avvengono nel paese”, dice. “Piazze piene che hanno la capacità di colmare l’incapacità della politica, degli stati e delle organizzazioni”. La novità aggiunge è la partecipazione dei giovani e delle donne, come si è visto anche ai referendum, perchè sì il quorum non è stato raggiunto, ma “dei 15 milioni che sono andati a votare, più di 5 erano giovani”.

Anche se sotto il palco i leader di metà coalizione non ci sono, Landini li coinvolgerà nella richiesta di cambiare la manovra. “Ci rivolgeremo al Parlamento e al governo- dice – e anche a tutte le altre organizzazioni sindacali”. E se non ci saranno risposte, non esclude un nuovo sciopero generale.

Nel caso va trovata la data. Per il 28 novembre si è prenotata l’Usb, l’unione sindacale di base che considera la Cgil un avversario. Ha giocato d’anticipo, come fece il 22 settembre, costringendo la Cgil a inseguire. “Noi non ci possiamo fermare. E questa bellissima giornata conferma che la maggioranza del Paese si è rotta le scatole”, dice ancora Landini in un crescendo con cui chiede la modifica dell’età pensionabile (‘aridatece la Fornero’), invoca la restituzione del drenaggio fiscale ai lavoratori dipendenti (‘non c’abbiamo scritto Gioconda’), annuncia una campagna pubblica per la sanità come diritto universale. Sul palco, quando ha iniziato a parlare gli hanno posizionato un timer da 40 minuti a fianco. Il segretario della Cgil non li usa tutti. Finisce prima, consapevole che il popolo della Cgil deve tornare a casa.

 La piazza ci mette poco a svuotarsi. Tra gli ultimi ad andare via Salvatore, della Fillea. Cerca i compagni, deve tornare a Gela. “La stanchezza c’è, come no… Io  a ottobre me le sono fatte tutte e tre. E mi faccio anche il prossimo sciopero generale. Che possiamo fare? Noi solo questo potere c’abbiamo”.

di  Alfonso Raimo

 

© Riproduzione riservata

Iscriviti alla newsletter!Ricevi gli aggiornamenti settimanali delle notizie più importanti tra cui: articoli, video, eventi, corsi di formazione e libri inerenti la tua professione.

ISCRIVITI

Altre Notizie della sezione

Un uomo solo al comando!

Un uomo solo al comando!

23 Ottobre 2025

Neanche in Cina: per la guida del m5s, c’è un solo candidato, Giuseppe Conte.

Archivio sezione

Commenti


×

Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all’uso dei cookie.