L'ombra del Ponte.
La maggioranza cerca di farlo rientrare tra le opere militari, ma rinvia l'emendamento "scudo".
In evidenza

Per ora niente “preferenziale” per gli acquisti della Difesa. Ma è solo un rinvio “tattico” dopo la brutta figura della maggioranza sulla tassa per le vacanze. Il governo stoppato in commissione a Montecitorio valuta comunque un intervento a breve. Intanto si apre un nuovo caso che riguarda lo “scivolo” per la costruzione del Ponte sullo Stretto. Dopo il vertice Nato che ha portato al 5 per cento del Pil la spesa militare e di sicurezza, l’esecutivo tenta di farlo entrare tra le opere strategiche. Tra le polemiche.
Dopo il passo falso sui pedaggi – l’aumento, poi ritirato, delle tariffe autostradali di un euro ogni mille chilometri dal primo agosto – la maggioranza marcia ancora a vuoto sul decreto Infrastrutture. Il provvedimento è in commissione alla Camera, da mercoledì approda in aula dove sarà posta la questione di fiducia e andrà al voto giovedì. Dovrà poi passare al Senato, ed essere approvato definitivamente entro il 21 luglio, quando scadrà il termine per la conversione in legge.
Il governo prevedeva di inserire nel testo in extremis una procedura accelerata per le spese militari logistiche e infrastrutturali, riconosciute urgenti per finalità di difesa e sicurezza nazionale. In sostanza per l’acquisto di armi, ma anche nel caso di opere a carattere strategico per la difesa. Il ministero di Guido Crosetto chiede di bypassare il controllo preventivo della Corte dei conti e della Ragioneria di Stato. La funzione di vigilanza sarebbe assicurata da una commissione speciale della Corte dei Conti, composta anche da un magistrato del Consiglio di Stato, da un avvocato dello Stato, da un rappresentante per ciascuna forza armata e da un rappresentante della Direzione nazionale degli armamenti, nominati dallo stesso ministro che dovrebbe essere controllato.
Ma alla ripresa dei lavori, il governo non ha depositato la modifica attesa e annunciata dalla stampa. Per la Difesa non sono venute meno le ragioni alla base della richiesta. Resta cioè l’esigenza di una procedura più snella per i controlli sugli approvvigionamenti militari. “Se non ora in questo decreto, ci sarà comunque in un altro passaggio o in un altro provvedimento. Quando si tratta di dotarsi di strumenti militari ci sono ovvie e oggettive ragioni di rapidità e di riservatezza, di semplice buon senso”, spiegano all’Huffpost dal ministero. E aggiungono che in ogni caso anche nella procedura caldeggiata dalla Difesa il controllo è assicurato, sia “in termini preventivi che a contratti conclusi” dalla Commissione speciale.
È probabile che Crosetto concordi con la presidente del consiglio Giorgia Meloni, forse già domani nel corso del Consiglio dei ministri, se tentare una modifica dell’ultimo minuto o se scegliere un altro veicolo normativo.
Fonti di maggioranza spiegano che per il momento è prevalsa una considerazione frutto delle recenti polemiche sul caso pedaggi. “Non è il caso di alzare altri polveroni”, è in sintesi il messaggio che affidano al cronista fonti di FdI. Cantano vittoria, per ora, le opposizioni che hanno definito l’emendamento come un colpo di mano e che temono possa riguardare anche la costruzione del Ponte sullo Stretto e altre opere considerate “di interesse strategico per la difesa”. “Noi restiamo vigili, sarebbe una mandrakata”, commentano i deputati del Pd Marco Simiani e Andrea Casu.
Il Ponte sullo Stretto è oggetto di altre contestate parti del decreto. La prima prevede che la società Stretto di Messina sia inserita nell’elenco delle stazioni appaltanti qualificate e che quindi possa gestire in forma diretta appalti onerosi, senza il vincolo del codice dei contratti. L’altra prevede una parziale deroga alla normativa ambientale per “progetti o parti di progetti aventi quale unico obiettivo la difesa nazionale”. In questi casi al posto delle procedure ordinarie, basterebbero due decreti ministeriali, il primo della Difesa, l’altro dell’Ambiente. La Cgil parla di “imposizione e deroghe opache” e di “procedure fuori da ogni controllo e garanzia di trasparenza”. Le risponde l’Amministratore delegato della Stretto di Messina, Pietro Ciucci, spiegando che sul fronte della valutazione di impatto ambientale “l’intero percorso approvativo si è già concluso positivamente” e, per quanto riguarda la qualificazione della società come stazione appaltante, che “questa richiederebbe comunque l’iscrizione nell’apposito elenco dell’Anac”. La Stretto di Messina – dice Ciucci – sarebbe sottoposta, come tutte le stazioni appaltanti qualificate, alle verifiche attuate dall’Autorità anticorruzione.
Altre Notizie della sezione

Damnatio memoriae.
07 Luglio 2025Dopo la litigata con Trump, l'amore di Meloni&Salvini per Musk è finito in soffitta.

La calda estate di Forza Italia.
04 Luglio 2025La famiglia Berlusconi chiede più coraggio sui diritti civili ma il Tajani teme di rianimare la sinistra.

Azione en Marche.
03 Luglio 2025Calenda guarda a destra, il partito a sinistra. Alla fine, niente simbolo, ma candidati ovunque.