Anno: XXV - Numero 57    
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Verso il 29 aprile

Approvazione del bilancio consuntivo 2020, elezione del presidente di Cassa Forense, rinnovo parziale del CdA con cinque componenti

Verso il 29 aprile

Per capire i problemi reali della avvocatura e della sua previdenza basta scaricare dal sito di CF “I numeri dell’avvocatura” e saperli leggere ovviamente.

Ne viene fuori un quadro desolante: siamo in troppi con una divaricazione reddituale che non lascia scampo ai più se è vero, come è vero, che ben 93.099 iscritti a CF, ivi compresi i fantasmi, dichiarano un reddito inferiore ad € 5.182,00 all’anno.

Da mesi abbiamo notizia che in Cassa Forense è al lavoro una super commissione di studio sulla ineludibile riforma della previdenza forense della quale però nulla è dato sapere.

La pianificazione previdenziale, invece, imporrebbe di costruire e progettare il nostro futuro, insieme.

 Nel pensiero comune si tende ad associare la parola “previdenza” alla parola “pensione” e più in generale ad associarla alla fase della vita post lavorativa.

Occorrerebbe, invece, cambiare prospettiva come ci insegna del resto la lingua latina.

A ben vedere il significato etimologico di “previdenza” è diverso nel senso che deriva dal latino “praevidere” ovvero prevedere guardando prima.

L’approccio allora dovrebbe essere diverso.

È ormai acclarato, a chi si occupa della materia, che l’attuale sistema pensionistico non è più in grado di garantire alle generazioni future il tenore di vita assicurato a quelle passate.

Lentamente, quanto inesorabilmente, stiamo assistendo ad una progressiva riduzione dei trattamenti pensionistici sia in termini di valore reale e nominale, che in termini di progressivo allontanamento temporale dell’accesso alla pensione.

A ciò si aggiunga un mercato del lavoro, quello forense, sempre più complesso e frammentato dove un’élite non superiore al 10% del totale degli iscritti governa il 50% dell’intero PIL dell’avvocatura italiana.

E questo è già un effetto “distorsivo” del sistema.

Siamo in troppi, moltissimi poveri, pochissimi ricchi e super ricchi.

 Ora io ho letto i programmi dei due candidati alla presidenza di Cassa Forense (uno me lo ha inviato, uno no) ma, al di là di affermazioni di principio, assolutamente condivisibili, non ho rinvenuto nulla in ordine alla pianificazione della riforma della previdenza forense allo studio.

Sono due delegati al terzo mandato e quindi ineleggibili, destinati tra due anni a rivestire il ruolo della “anatra zoppa”.

Una riforma impone di muovere dalla realtà attuale per raggiungere un determinato obiettivo.

Noi abbiamo i numeri ma non conosciamo l’obiettivo e soprattutto le modalità di realizzazione dell’obiettivo.

Stiamo vivendo un momento molto particolare. L’impatto del COVID sull’economia è già stato devastante e ci vorrà molto tempo per tornare alla “normalità”. Nel frattempo tutto sta cambiando e niente sarà più come prima. Mi auguro che da questa sfida l’avvocatura  italiana sappia trarre qualche insegnamento e che si determini una spinta a un cambiamento dell’attuale paradigma. Ci vuole discontinuità e chi pensa al proprio particolare, sostengo tizio perché garantisce il mio orticello, non fa certo gli interessi della categoria e con ciò ho detto tutto.

Che dirvi di più?

Io manderei i Delegati in Cappella Sistina. Auguri a tutti.

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