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Torino, la fuga dei giovani avvocati: «Tanti in difficoltà per i redditi, così si lanciano sui concorsi»

A Verbania si è tenuto il Focus nazionale dell’Aiga sui «compensi»

Torino, la fuga dei giovani avvocati: «Tanti in difficoltà per i redditi, così si lanciano sui concorsi»

Dietro alle statistiche — quasi centomila avvocati, uno su due, arrivano a ventimila euro di imponibile all’anno (fonte Cassa forense-Censis) — ci sono nomi e storie: «Il reddito è un problema, soprattutto per i giovanissimi — spiega Raffaella Pratticò, 38 anni, presidente della sezione torinese dell’Aiga (Associazione dei giovani avvocati) — ne conosco tantissimi che si sono lanciati nei concorsi». Morale: «Dal Covid in poi, con il Pnrr se ne sono aperti tanti, e così tanti e nelle cancellerie, per esempio». As usual, capita soprattutto «alle donne, perché non è facile gestire la professione e i figli». Piccola consolazione: «Tanti, lo dico con orgoglio, sostengono che questo resti il lavoro più bello del mondo».

Con oltre cento colleghi, l’avvocato Pratticò, venerdì e sanato, si è trovata a Verbania per il Focus nazionale dell’associazione, dedicato ai compensi professionali. Dopodiché, si è ovviamente discusso di tante cose: «Dell’istituto dell’amministrazione di sostegno, per esempio — racconta — che hanno fatto registrare una crescita costante nella città metropolitana di Torino: i dati del 2023 ci indicano circa 1.300 aperture di amministrazioni di sostegno, a fronte di 300 procedure per interdizione». Pure qui, il giusto compenso è argomento delicato, quando non sognato: «Nonostante l’avvocato presti un’attività “ausiliaria” e complementare a quella del giudice tutelare — argomenta ancora Pratticò — non viene adeguatamente retribuito». Di più: «Essendo considerato per lo più un incarico volontario socio assistenziale, spesso si risolve nella gratuità dell’ufficio: per questo è necessario stabilire un adeguato e dignitoso compenso». Visto che, in gran parte dei casi, un legale si ritrova spesso a dover scegliere «se pagare la badante e la retta della Rsa della persona o farsi saldare la propria parcella». Si opta per le prime, perché chi lo fa «ha una spiccata sensibilità sociale».

C’è poi lo sconfinato argomento delle quote della Cassa forense: «Si sta valutando una proposta di modifica legislativa dei parametri previsti in riforma — chiude Pratticò — troppo restringenti per il giovane avvocato, e, al contempo, proposte a favore dei giovani, quali la riduzione del contributo minimo, se non addirittura l’esonero per i primi cinque anni, da un lato. Dall’altro un sistema di assistenza-welfare attivo sull’avvio dello studio». E ancora: «Il problema non è la contribuzione previdenziale, ma l’esiguità dei redditi che non ne permettono la tenuta». 

Corriere Torino

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