Anno: XXV - Numero 73    
Lunedì 29 Aprile 2024 ore 13:00
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Presunzione di innocenza, Tavolo di confronto tra magistrati, avvocati e giornalisti

Il Presidente del Consiglio Nazionale Forense, Francesco Greco, ha partecipato ieri pomeriggio alla seconda riunione del tavolo nazionale di lavoro Giustizia-Informazione istituito presso l’Ordine dei giornalisti.

Presunzione di innocenza, Tavolo di confronto tra magistrati, avvocati e giornalisti

Il tavolo, nato a seguito del convegno del 15 giugno 2022, promosso da CNF e CNOG, dal titolo “Presunzione d’innocenza: rispetto della dignità delle persone senza bavagli ai giornalisti”, riunisce le competenze di tutti gli attori del sistema giudiziario e dell’informazione per la definizione condivisa di prassi operative e soluzioni di concreta applicazione del decreto legislativo 188 del 2021 sulla presunzione di innocenza e per l’analisi dei progetti di riforma del reato di diffamazione a mezzo stampa.

Alla riunione odierna erano presenti per la Corte di Cassazione Margherita Cassano, Prima Presidente, Luigi Salvato, Procuratore generale e Luigi Marini, Segretario generale della Suprema Corte; per il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti sono intervenuti Gianluca Amadori, coordinatore del gruppo di lavoro dell’Odg su giustizia e informazione e i componenti del gruppo Riccardo Arena, Oreste Carmelo Lo Pomo e Pierluigi Roesler Franz; in rappresentanza dell’Unione Camere penali è intervenuto Giuseppe Belcastro e Guido Scorza in rappresentanza del Garante per la privacy.

«Il decreto 188 del 2021 – ha affermato il Presidente del CNF Greco – regola l’informazione, ma potrebbe farlo meglio. Sarebbe necessario oscurare i nomi del pubblico ministero e dell’avvocato difensore per scongiurare ulteriormente il rischio di fughe di notizie su casi di indagini giudiziarie. Dal lato dell’informazione sarebbe opportuno comprendere e delimitare il confine tra il diritto a informare e ad essere informati e la spettacolarizzazione delle notizie. La stampa è un caposaldo della democrazia, ma se sconfina in una informazione-spettacolo e nella mediatizzazione del processo abdica al suo ruolo e comprime il diritto alla tutela della dignità della persona».

 

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