No all’IA per la redazione degli atti
Francesco Greco presidente del Consiglio nazionale forense Appello anche per difendere l'autonomia dell’avvocatura.
In evidenza

«L’ingresso della tecnologia in tutte le discipline del genere umano – dice Francesco Greco presidente del Consiglio nazionale forense, intervenuto all’inaugurazione dell’anno giudiziario dell’avvocatura – è inarrestabile e non possiamo che augurarci che la scienza, la tecnica e la medicina riescano, attraverso la sua applicazione, a migliorare la qualità della vita. Ma nel campo dei diritti, dobbiamo domandarci, se può essere “giusto”, nel senso costituzionalmente orientato, il processo governato dall’Intelligenza Artificiale. Non nella parte organizzativa, ovviamente, né in quella che concerne l’approfondimento dello studio degli atti. Mi riferisco, invece, alla redazione dei provvedimenti giudiziari», ha detto Greco alla presenza del ministro della Giustizia Carlo Nordio.
«Esprimo soddisfazione per avere letto nella bozza di disegno di legge governativo, già approvato in Senato, che non è previsto l’uso dell’intelligenza artificiale nella redazione degli atti giudiziari – ha proseguito Greco – Però, mi permetto di osservare, manca la previsione del destino del provvedimento giudiziario redatto con l’ausilio della macchina, in violazione della disposizione che non ne consente l’uso, ed anche delle conseguenze per chi abusivamente lo faccia. Laddove si discute della persona, della comprensione della ragione delle scelte del singolo e della valutazione dei comportamenti, la decisione non può essere algoritmica ma deve essere frutto del convincimento interiore del giudice. Solo la forza intrinseca di una adeguata e ponderata motivazione di ogni provvedimento può garantire il rispetto del “giusto processo”».
Al centro della sua relazione, i temi delle condizioni carcerarie, della dignità dei detenuti, della funzione costituzionale dell’avvocato e della necessità di una riforma dell’ordinamento forense.
27 suicidi in carcere nel 2025: «È intollerabile»
«Siamo già arrivati a 27 suicidi nei primi mesi del 2025. Parliamo di persone, non di cose o merci», ha dichiarato Greco. «Chi ha violato la legge è giusto che espii la pena, ma nel rispetto della dignità umana». Per il presidente del CNF, serve un intervento urgente per rendere meno disumane le strutture esistenti e potenziare gli istituti a custodia attenuata, senza necessariamente costruire nuove carceri.
Greco ha sollecitato anche una revisione del sistema sanzionatorio: «Occorre ridurre il ricorso alla carcerazione come unico strumento di espiazione, ampliando l’uso delle misure alternative. E va limitata al massimo la carcerazione preventiva, ricorrendo ad altre misure disponibili».
Un passaggio centrale della relazione ha riguardato la confusione crescente tra l’avvocato e l’assistito, alimentata dal populismo digitale e da certa narrazione televisiva: «La funzione difensiva viene sempre più spesso attaccata come se fosse complice dei reati imputati. È accaduto in Turchia, con lo scioglimento dell’Ordine forense di Istanbul, ed è una tendenza che si avverte anche in Italia. Ma senza avvocato non c’è processo giusto, come previsto dalla nostra Costituzione».
Sul fronte della giustizia digitale, Greco ha rilevato le difficoltà operative del processo penale telematico: «Comprendiamo la necessità di innovare, ma oggi gli uffici non sono ancora pronti». Una trasformazione avviata senza adeguati strumenti rischia di compromettere le garanzie processuali.
Una nuova legge per una nuova avvocatura
Infine, il presidente del CNF ha annunciato la prossima presentazione di una proposta di riforma dell’ordinamento forense: «Chiederemo al governo e alla politica di dotarci di una legge che sappia regolare la professione dell’avvocato del futuro. Una professione autonoma, libera e non mortificata economicamente, che possa continuare a essere presidio di democrazia e giustizia».
Greco ha concluso con un appello alla responsabilità collettiva: «Siamo in un momento di trasformazione profonda della società. Dobbiamo difendere i diritti fondamentali, rafforzare la fiducia nella giustizia e proteggere chi ne garantisce l’equilibrio: l’avvocatura».
Altre Notizie della sezione

Avvocati e IA: un terzo la usa, ma otto su dieci ne temono l’uso nei processi
15 Ottobre 2025Indagine Ipsos per il Cnf: il 36% degli avvocati intervistati usa l’IA, ma il 72% non la ritiene in grado di interpretare correttamente leggi e precedenti. Otto su dieci temono l’uso nei processi e chiedono trasparenza e tutela dei dati

Anm su riforma giustizia
10 Ottobre 2025L'interveno di Cesare Parodi Presidente Anm

Medio Oriente, Aiga: “Accordo primo passo verso una pace giusta e duratura”
10 Ottobre 2025Il presidente Carlo Foglieni, afferma: “Si tratta di un passaggio significativo che, se attuato con responsabilità da tutte le parti coinvolte, potrà rappresentare l’inizio di un percorso verso una pace giusta e duratura, nel rispetto dei diritti fondamentali dei civili e del diritto internazionale”.